di Sandro Vitiello
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Domenica scorsa se ne è andato Vittorio De Scalzi, fondatore e figura di riferimento di un gruppo musicale che è stato tra i più importanti sulla scena musicale italiana, dalla fine degli anni sessanta in poi.
Stiamo parlando dei New Trolls; alcune loro canzoni ancora oggi sono sulla bocca di tanti.
Chi non ha cantato almeno una volta – in compagnia o sotto la doccia – Quella carezza della sera?
Non so più il sapore che ha
Quella speranza che sentivo nascere in me
Non so più se mi manca di più
Quella carezza della sera o quella voglia di avventura
Voglia di andare via di là
E’ stata una canzone di grande successo ma non era una canzonetta.
Raccontava la tenerezza del rapporto di un bambino con il padre, le paure della notte e il distacco; separazione dei genitori o morte del papà?
E però con il passare degli anni rimane la malinconia di quella stagione della vita che tutti noi, più o meno, abbiamo vissuto: manca di più quella carezza della sera, quella voglia di avventura, la voglia di andare?
Si dice che la canzone fosse stata ispirata da una ragazza che frequentava il gruppo i cui genitori si erano separati (in Italia da poco si poteva divorziare).
Sicuramente non è una canzone facile, sia negli accordi, nella voce in falsetto di Nico di Palo, sia nel testo che comunque tocca dentro.
Musicalmente si ispira a “If You Leave Me Now” dei Chicago.
E’ stata la canzone di maggiore successo dei New Trolls ma non è stata la più importante.
Dieci anni prima era uscito l’album Senza orario senza bandiera dove c’era la bellissima Signore io sono Irish.
Signore io sono Irish
Quello che non ha la bicicletta
Tu lo sai che lavoro e alla sera
Le mie reni non cantano
Tu mi hai dato il profumo dei fiori
Le farfalle i colori
E le labbra di Ester create da te
Quei suoi occhi incredibili solo per me
e poi nel 69 era uscito il singolo “Una miniera”
Le case le pietre ed il carbone dipingeva di nero il mondo
Il sole nasceva ma io non lo vedevo mai laggiù era buio
Nessuno parlava solo il rumore di una pala che scava che scava
Le mani la fronte hanno il sudore di chi muore
Negli occhi nel cuore c’è un vuoto grande più del mare
Ritorna alla mente il viso caro di chi spera
Questa sera come tante in un ritorno.
Tu quando tornavo eri felice
Di rivedere le mie mani
Nere di fumo bianche d’amore.
che ritorna sulla condizione del lavoro disumano. Qui si parlava dei minatori e forse l’ispirazione arrivava dalla tragedia di Marcinelle (sul sito leggi qui).
Ma i New Trolls non sono stati solo canzoni; sono stati anche e soprattutto ricerca musicale.
Appartenevano da protagonisti a quella che è stata la stagione del Progressive Rock italiano.
Quella ricerca che li ha portati a costruire il capolavoro chiamato Concerto Grosso, la prima opera musicale in cui la musica rock si mescolava con quella classica.
Fondamentale per l’elaborazione di quel progetto fu la collaborazione con il maestro Luis Bacalov.
Era genovese Vittorio De Scalzi come lo era Fabrizio de Andrè con il quale ha collaborato.
Era un grande poli-strumentista e la sua storia è stata anche storia di grandi collaborazioni con altri artisti della scena musicale italiana.
Era anche un grande “cagacazzi” Vittorio; ha passato la vita a litigare con tutti quelli con cui poteva. Quella parola l’ha tirata fuori, durante l’orazione funebre, Nico Di Palo con cui ha condiviso quasi tutta la trentennale storia del gruppo e dal quale si è separato almeno quattro volte. Però Vittorio non ha mai smesso di pensare alla musica come come ad una grande forma di comunicazione, per lui e per chi lo ascoltava.
E’ morto per i postumi del Covid – si parla di fibrosi polmonare – eppure fino a qualche mese fa era su un palco a raccontarci la storia di una stagione felice.
Forse adesso è arrivato per davvero dalle parti di Aldebaran.
Buon viaggio Vittorio.
No
La pace intorno a me
Non bastava più
Là
Sentivo marinai che cantavano
Aldebaran
Andare andare andare lontano sempre
Aldebaran
Dal niente si partì verso il niente
Quanti? Non lo so.
Anch’io
Avrò il diritto anch’io di decidere