segnalato da Tano Pirrone
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Il 30 agosto scorso (2020) presentai il film “Nour” di Maurizio Zaccaro, autore anche de “Il sindaco pescatore”, storia di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, ucciso dalla mafia locale. L’articolo – leggi qui – era necessariamente lungo e ad esso fu poi aggiunto dell’altro materiale sempre concernente Vassallo, proprio sul film a lui dedicato e a regista e interprete (Castellitto).
Leggi anche qui: https://www.ponzaracconta.it/2020/12/11/inneschiamo-la-bomba-della-legalita/
Diversi altri articoli sono presenti sul sito, al riguardo: Digitare – Angelo Vassallo e Il sindaco pescatore nel riquadro CERCA NEL SITO, colonna di sin., in Frontespizio.
Per le questioni rimaste in sospeso, di quella brutta storia, segnalo due articoli a firma Dario Del Porto su la Repubblica di ieri 29 luglio 2022
T. P.
L’effigie del sindaco ucciso nel porto di Pollica (Salerno)
“Vassallo ucciso per la lotta alla droga”.
Indagato anche un colonnello dell’Arma
di Dario Del Porto
La svolta nell’inchiesta a 12 anni dall’omicidio di Pollica: “Colpito perché voleva fermare i narcotrafficanti”
NAPOLI — Un sindaco tradito da chi doveva difenderlo. Ucciso con 9 colpi di pistola calibro 9.21 perché voleva denunciare un traffico di stupefacenti nel quale non erano coinvolti solo camorristi, ma anche imprenditori e uomini delle forze dell’ordine. Sembra la trama di una puntata di Narcos. Ma qui non siamo in Messico né in Colombia. Siamo in Cilento, ad Acciaroli, davanti al mare bandiera blu famoso in tutto il mondo, e questa è la ricostruzione che ha spinto la Procura di Salerno diretta da Giuseppe Borrelli a far ripartire con nove perquisizioni l’inchiesta sull’assassinio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, ammazzato la sera del 5 settembre 2010.
Con l’accusa di concorso in omicidio sono indagati tre carabinieri: il colonnello Fabio Cagnazzo, già investigatore di punta a Castello di Cisterna, in provincia di Napoli, ed ex comandante provinciale di Frosinone, il suo ex attendente Luigi Molaro e Lazzaro Cioffi, che ha lasciato l’Arma ed è stato condannato a 15 anni per collusioni con i narcotrafficanti del Parco Verde di Caivano. Poche ore dopo che il sindaco era stato ammazzato, Cagnazzo e Molaro, in quel momento ad Acciaroli come semplici turisti, avrebbero messo in piedi un depistaggio allo scopo di «indirizzare le attività investigative» su persone innocenti, a cominciare dallo spacciatore italo-brasiliano Bruno Humberto Damiani, acquisendo senza alcuna delega le telecamere della video-sorveglianza. Per il delitto sono indagati anche l’ex boss della camorra, oggi collaboratore di giustizia, Romolo Ridosso, il figlio Salvatore e l’ex titolare di cinema in Cilento, Giuseppe Cipriano: avrebbero effettuato un sopralluogo due giorni prima del delitto.
Secondo la Procura, il colonnello Cagnazzo e Cioffi erano «attivamente coinvolti» con una famiglia di imprenditori cilentani, Domenico, Giovanni e Federico Palladino, rispettivamente 53, 51 e 44 anni, nel traffico di droga che Vassallo aveva scoperto e che era deciso a denunciare: gommoni carichi di droga che il cartello camorrista degli Scissionisti di Secondigliano inviava da Castellammare al porto di Acciaroli, dove lo stupefacente veniva scaricato e smistato verso la Calabria.
Quell’affare aveva sconvolto il sindaco, che ne era stato colpito sia come amministratore, in prima linea per la difesa del suo territorio, sia sul piano personale, quando aveva capito che l’allora fidanzato della figlia era finito nel giro dello spaccio. Ma Vassallo si era trovato davanti a un muro di gomma, tanto da chiedere a un paio di vigili urbani, «evidentemente non fidandosi del locale presidio dei carabinieri», di accompagnarlo sul posto per mandare via gli spacciatori.
Quattro anni dopo il delitto, l’ex boss Ridosso renderà alcune confidenze a due investigatori per allontanare da sé i sospetti di aver recitato un ruolo nell’omicidio. Timori determinati dalle voci sul coinvolgimento nel caso di Cioffi, indagato formalmente solo anni dopo. Ridosso racconterà della droga che partiva da Secondigliano. Aggiungerà che il sindaco voleva denunciare tutto ed era stato avvicinato da Raffaele Maurelli, esponente dei clan di Secondigliano indicato come il regista del narcotraffico, poi deceduto. Vassallo non aveva «ceduto a un tentativo di corruzione per tacere sulla vicenda » e per questo sarebbe stato ammazzato.
Sulle confidenze di Ridosso i pm sono cauti, soprattutto perché prova a tirarsi fuori. Ma hanno «fondate ragioni di ritenere» che Vassallo sia stato ucciso «per impedirgli di rivelare » ciò che sapeva sul traffico di droga. Cagnazzo, che conosceva personalmente il sindaco ed era amico della figlia, era già stato indagato per il delitto con Molaro, ma il fascicolo era stato poi archiviato su richiesta della Procura. «Chiariremo l’assoluta estraneità del mio assistito », dice la sua avvocata Ilaria Criscuolo.
Agli atti c’è anche un’intercettazione del 2018 in cui la moglie di Cioffi, poco dopo il coinvolgimento del marito nell’inchiesta, minaccia di «tirare dentro tutta la squadra». E si lamenta: «È venuto fuori solo il nome suo… Cagnazzo teneva la casa là. Glieli vado a fare io i nomi. Se è così, io parlo. Non me ne fotto proprio. Solo mio marito?».
L’intervista al fratello Dario
“Venduto da chi gli stava vicino”
“Chi l’ha fatto ha tradito lo Stato”
NAPOLI — «Angelo è stato venduto da persone che gli stavano vicino.
Chi ha tradito e ucciso lui, ha tradito e ucciso anche lo Stato», dice Dario Vassallo, il fratello del sindaco pescatore che da quel drammatico 5 settembre 2010, insieme all’altro fratello Massimo, si batte per conoscere la verità sull’omicidio ancora senza colpevoli. Un impegno quotidiano che lo vede girare l’Italia in lungo in largo per chiedere giustizia.
Perché lo hanno ucciso?
«Parliamo di interessi enormi, cifre a sei zeri. Ma tradire un sindaco significa vendere il proprio futuro.
Basta farsi un giro, ancora oggi, al porto di Acciaroli. Bisognerebbe dare un’occhiata ad alcune imbarcazioni, osservare con attenzione alcuni investimenti degli ultimi anni, per rendersi conto di che cosa è diventata Acciaroli dopo che hanno ucciso Angelo».
È stato un delitto perfetto?
«Poteva esserlo, ma hanno trovato due pazzi come me e mio fratello Massimo, un paio di giornalisti e tante persone in Italia che non si sono arrese. E una Procura, quella di Salerno, che con il procuratore Borrelli ha deciso di andare avanti. La verità non si può cercare da soli, si cerca tutti insieme».
Cosa pensa di quanto sta emergendo dalle indagini?
«Molte cose le ho scritte nel mio libro. Il coinvolgimento di carabinieri ed ex carabinieri è una pagina nera. Ma riguarda singole persone, non l’istituzione. Abbiamo sempre avuto e continuiamo ad avere profonda fiducia e rispetto nell’Arma dei carabinieri».
E nella politica?
«Anche qui dobbiamo distinguere. Il Pd in Campania andrebbe azzerato per come si è comportato in questa vicenda, anche ostacolando sempre la nostra fondazione. Ma il Pd, che era il partito di Angelo, non è solo questo. C’è anche quello che in tante città d’Italia ha voluto ricordare il sindaco Vassallo».
Il suo ricordo qual è?
«Ci penso tutti i giorni, in ogni momento. Da dodici anni vivo per trovare la verità. Ma non solo perché mio fratello mi ha permesso di realizzare i miei sogni. Tanti cittadini cilentani sono in debito nei confronti di Angelo. Con Massimo ci battiamo per dimostrare che esiste un Sud che si batte per la legalità e per difendere i valori della Costituzione. Come faceva Angelo».
[D. D. P. – da la Repubblica del 29 luglio 2022, pag. 21]
Immagini tratte dall’articolo di Repubblica (ndr)
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Aggiornamento del 31 luglio 2022, attraverso un altro articolo da la Repubblica, sempre di Dario Del Porto
La rivelazione a 12 anni dal delitto
“Quando Vassallo mi disse: la camorra non vincerà ma temo per la mia vita”
di Dario Del Porto
Un amico racconta l’ultima conversazione col sindaco pescatore di Pollica “Mi confidò: ho paura che mi facciano fuori, cambio strada tutte le sere”
NAPOLI — Acciaroli, una mattina di fine di agosto. Seduti in un bar affacciato sul porto del Cilento, due amici impegnati in politica discutono di questioni amministrative. La giornata è piacevole, la conversazione distesa. A un tratto però il tono cambia. «Angelo mi disse: “Vogliono portare qui la mafia e la camorra. Ma io, anche a costo della vita, glielo impedirò ».
Domenico Vaccaro, ex vicesindaco di Lustra, nel Salernitano, una lunga carriera tra Dc, Margherita e Pd, racconta a Repubblica la confidenza ricevuta dal sindaco pescatore di Pollica, Angelo Vassallo, pochi giorni prima di essere ucciso con nove colpi di pistola, la sera del 5 settembre 2010, da un killer ancora senza nome.
Vassallo temeva per la sua vita e lo rivelò a Vaccaro durante quel colloquio davanti al mare bandiera blu che tanto amava. «Ripeté la stessa frase per tre volte: ”Ho paura che mi facciano fuori”. E poi: “Torno a casa sempre prima di mezzanotte, non faccio mai la stessa strada e non dico a nessuno da che parte vado”. Rimasi scioccato. Ma non avrei mai pensato che potesse succedere quello che è accaduto davvero». Vaccaro è stato sentito dalla Procura di Salerno, che indaga sul delitto, la prima volta il 28 dicembre 2021 e poi il 4 aprile scorso. Fino ad allora, non si era mai rivolto alla magistratura. «Quando Angelo è stato ucciso, mi è tornata in mente questa conversazione — spiega — ne ho parlato giro e, anni dopo, anche in una chat con suo figlio. Ma, onestamente, la paura era tanta. Oggi ho parlato perché, dopo aver raccontato questo fatto discutendo con alcune persone, mi ha chiamato la Procura. Anche gli inquirenti, quando mi hanno sentito, mi hanno chiesto perché non lo avessi fatto prima. Ma credo che non sarebbe servito a niente perché, per me, questo è stato un omicidio politico-istituzionale, una cosa troppo grande».
Le dichiarazioni di Vaccaro sono agli atti dell’inchiesta coordinata dal procuratore Giuseppe Borrelli che ha portato, giovedì scorso, a nove perquisizioni e vede sei indagati per l’omicidio, fra i quali tre carabinieri: il colonnello Fabio Cagnazzo, il suo ex attendente Luigi Molaro e l’ex sottufficiale Lazzaro Cioffi, quest’ultimo di recente condannato a 15 anni per collusioni con i narcotrafficanti del Parco Verde di Caivano. Attraverso la sua legale, l’avvocata Ilaria Criscuolo, Cagnazzo definisce le accuse «infondate, frutto di mere illazioni e suggestioni», afferma di essere «serenissimo e a disposizione della magistratura» e si dice vittima di una «devastante gogna mediatica».
Nella ricostruzione dei pm, il sindaco pescatore fu ucciso per impedirgli di denunciare il traffico di droga che aveva come crocevia il porto di Acciaroli. «Angelo — ricorda Vaccaro — mi parlò di mafia, di camorra. Non mi fece nomi. Solo qualche allusione, un discorso riferito a certi personaggi. Ma nessun nome. Mi spiegò che ne avrebbe parlato con il procuratore che era suo amico (presumibilmente Alfredo Greco, ex capo dei pm di Vallo della Lucania, ndr ) e avrebbe raccontato questi sospetti.
C’era lo spavento, il terrore negli occhi di un uomo che era stato sempre tosto e sembrava davvero non avere paura di nulla. Invece doveva aver visto e sentito qualcosa di grave, molto grave. Angelo era burbero, ma corretto, onesto. Lottava per la tutela dell’ambiente e del territorio, si batteva affinché non ci fossero mazzette, né corruzioni. Ha dato fastidio a più di qualcuno. E lo hanno ammazzato».
Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” ucciso nel 2010. Da Repubblica on line del 31 luglio 2022
La Redazione
31 Luglio 2022 at 16:11
Aggiornamento del 31 luglio 2022, attraverso un altro articolo da la Repubblica, sempre di Dario Del Porto
La rivelazione a 12 anni dal delitto
“Quando Vassallo mi disse: la camorra non vincerà ma temo per la mia vita”
di Dario Del Porto
Un amico racconta l’ultima conversazione col sindaco pescatore di Pollica “Mi confidò: ho paura che mi facciano fuori, cambio strada tutte le sere”