di Giuseppe Mazzella di Rurillo
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Non mi illudo che il giornalismo politico possa cambiare le cose. Questi sono tempi bui come quelli descritti da Adso da Melk ne “Il nome della Rosa” di Umberto Eco (1980) e non c’è libro più attuale da rileggere perché stiamo vivendo un tempo molto simile a quello del 1327 e il conflitto tra il Papato e l’Impero o tra civiltà e barbarie si ripresenta oggi sotto nuove forme con la guerra in atto in Ucraina e le discussioni sull’imminenza dell’ Apocalisse tra Guglielmo da Baskerville ed Ubertino da Casale sembrano aver luogo oggi nel mezzo dell’anno del Signore 2022 – 695 anni dopo il viaggio di Adso e Guglielmo – e l’intero mondo civile pare l’Abbazia “di cui è bene e pio si taccia ormai anche il nome”.
Credo che il mondo civile abbia fatto passi indietro alla velocità di Internet ma la decadenza della Politica è iniziata almeno cinquant’anni fa ed è stata lenta ma in costante crescita esponenziale e così è diminuita fino a scomparire la forza di interlocuzione con gli uomini e le donne delle Istituzioni.
Sono anche cinquant’anni dallo scandalo del Watergate scoppiato il 17 giugno 1972 quando cinque scassinatori furono scoperti e arrestati dopo essere entrati nella sede del Comitato nazionale del Partito Democratico a Washington.
Fu la scintilla che innescò lo scandalo da cui sarebbe stato travolto il presidente repubblicano Richard Nixon.
È noto che lo scandalo fu denunciato da due giornalisti del “Washington Post” – Carl Bernstein e Bob Woodward – resi celebri soprattutto dagli attori Dustin Hoffman e Robert Redford nel film “Tutti gli uomini del presidente”(1).
L’ottimo supplemento “La Lettura” del “Corriere della Sera” nel suo ultimo numero dedica sei pagine ad un approfondimento della ricorrenza.
Mi ha colpito una osservazione del giovane giornalista e storico Garrett Graff secondo il quale “oggi gran parte dell’opinione pubblica non crede più che ci siano giornalisti di cui potersi fidare” e quindi oggi quel giornalismo politico o d’inchiesta di Bernstein e Woodward non avrebbe portato alla dimissioni di Nixon.
Credo che l’osservazione di Graff possa essere estesa a tutto il giornalismo politico – nazionale e locale – ma soprattutto alle classi dirigenti. Ma non sono sicuro che questa responsabilità per il “non incisivo o non ascoltato” sia determinato dai giornalisti; piuttosto credo che vada ricercato nel decadimento della “democrazia politica” dove l’uomo o la donna al potere dimostra arroganza con un leaderismo che diventa “autocrazia” con un sol uomo al comando che disprezza tutto e tutti nella certezza dell’impunità.
Probabile che oltre trent’anni di liberismo hanno prodotto questo fino ad arrivare al Medio Evo di Putin ma credo anche che bisogna dare nuovo vigore al giornalismo politico ed alla democrazia politica insistendo sulle proprie ragioni e convinzioni perché anche la notte più buia deve avere una fine.
Non mi illudo quindi che il giornalismo politico possa cambiare le cose. Non mi illudo nemmeno di essere letto perché non sono letto.
Ho proposto un dibattito “contenutistico” sulla ricostruzione di Casamicciola e Lacco Ameno dopo il terremoto del 21 agosto 2017 ed ho inviato un documento di 10 pagine al sindaco di Casamicciola ed al presidente del Consiglio Comunale, come pure al nuovo Commissario alla Ricostruzione il 18 febbraio per esprimere formalmente idee e programmi.
Ho proposto fin dal 25 maggio di avviare un “Contratto istituzionale di sviluppo per l’isola d’Ischia” – scritto per giornali e siti web – con puntuali riferimenti di legge e d’azione che sono stati richiamati dalla brava Ministra per il Sud e la Coesione Territoriale, Mara Carfagna.
Non credo di essere stato letto né dal sindaco G.B. Castagna né dalla presidente del Consiglio Comunale N. Piro né dal Commissario G. Legnini che oggi sabato 11 giugno presenta a Lacco Ameno ai sindaci la sua nuova ordinanza sulla quale – in uno con il prof. Giuseppe Luongo e l’ing. Giuseppe Conte – ho espresso un giudizio totalmente negativo dettagliatamente documentato.
Il Commissario Legnini non ha proprio letto il prezioso libretto che gli ho regalato il 24 febbraio 2022 al Caffè Unico di Casamicciola: “Il terremoto di Casamicciola del 1883: una ricostruzione mancata”, di Giuseppe Luongo, Stefano Carlino, Elena Cubellis, Ilia Delizia, Raffaello Iannuzzi e Francesco Obrizzo, edito nel 2006 dall’Università Federico II di Napoli – Dipartimento di Scienza della Terra.
È un libretto di 64 pagine ricco di fotografie e schede che è una preziosissima sintesi della storia sismica dell’isola d’Ischia ed è quindi indispensabile per qualsiasi persona di qualsiasi professione che voglia conoscere e capire.
È da questo “libretto” – chiedo venia per il diminutivo agli Autori ai quali esprimo enorme riconoscenza – che bisogna partire per una “Ricostruzione” o meglio “Riqualificazione o Rigenerazione Urbana”.
Questo libretto contiene e descrive una “Mappa catastale del Comune di Casamicciola precedente il terremoto del 1883”.
Questa Mappa è la più antica dell’isola d’Ischia ed è descritta minuziosamente dall’arch. prof. Ilia Delizia, Professore Associato di Storia dell’Architettura presso l’Università Federico II di Napoli , che la scovò nei polverosi scantinati dell’ex-Ufficio Tecnico Erariale oggi Agenzia del Territorio dell’Ufficio Provinciale di Napoli, ex-UTE.
La Mappa è descritta dalla pagina 21 alla pagina 31 ed occupa l’intero capitolo secondo dei cinque capitoli del libro.
Ilia Delizia sottolinea che quella Mappa – in scala 1:500 costituita da 13 fogli di circa 100×70 cm, disegnati a penna e colorati in parte a pastello in cui si distinguono perfettamente i percorsi viari, le aree libere urbane e le singole unità immobiliari – fu realizzata prima di quella del Comune di Ischia perché Casamicciola era la più importante località turistica dell’isola d’Ischia “frequentata dalla borghesia di mezza Europa come luogo dell’ospitalità e del benessere” (pag. 27). Non è stata trovata una carta simile per Lacco Ameno, Forio, Barano e Serrara-Fontana.
L’importanza fondamentale che ha questa Mappa di Casamicciola è che è stata redatta prima del terremoto del 1881 e quindi è la descrizione minuziosa e precisa di come era Casamicciola prima dei due terremoti del 1881 e 1883.
Una “Terza Ricostruzione” dopo i terremoti del 1881, 1883 ed ora 2017 avrebbe dovuto partire da quella Mappa e verificare non solo i disastri naturali ma il disastro urbanistico determinato dal doppio o triplo del “costruito” e addirittura dalla cancellazione di sentieri e stradine che comunque rappresentavano “vie di fuga” da un possibile terremoto o alluvione (sono avvenuti entrambi; l’alluvione ci fu nel 1910).
Il libro trae il suo titolo – Ricostruzione mancata – perché non fu mai redatto un “Piano di Recupero del Borgo del Majo” che fu abbandonato a se stesso dallo Stato Unitario. Il piano di Ricostruzione dell’ ing. Lo Gatto del 1884 riguardò solo i nuovi insediamenti alla Marina, a Perrone ed alla Sentinella con Rioni Baraccati che poi sono diventati definitivi mentre fu avviata la Ricostruzione “in più ferma sede” del maestoso complesso del Pio Monte della Misericordia nel 1885, terminato nel 1895 nella zona della Marina in quanto doveva rappresentare l’infrastruttura determinante – come lo è stata per oltre 70 anni – per la “Rinascita” economica e sociale di Casamicciola.
Ergo: l’ordinanza di Legnini senza tener conto della “Ricostruzione Storica” e senza un rigoroso piano di assetto territoriale è non solo inutile ma dannosa perché perpetua l’irrazionalità edilizia ed il pericolo sismico e come già scritto – per chi vuole leggere – favorisce chi ha una casa in aree a rischio sismico “mitigato” e storicamente accertato mentre non c’è all’orizzonte nessun progetto di ricostruzione o dislocazione dell’edilizia pubblica degli edifici scolastici e civili.
Come è altrettanto chiaro – non essendoci sull’isola d’Ischia un unico Ufficio Comprensoriale di Pianificazione Territoriale e di Programmazione Economica (Legnini aveva promesso qualcosa del genere per la fine di maggio ma siamo già a giugno) – che sarà persa l’occasione di un Contratto di Sviluppo per accedere ai fondi del PNRR.
Proseguiremo quindi per un’altra strada. Sarà in salita ma non è un vicolo cieco. Dovremmo come Adso “lasciare questa scrittura, non so per chi, non so più intorno a che cosa: stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus”? Cioè “abbandonare ogni cosa terrena consumata dall’azione erosiva del tempo e della quale non resta che il nome, un nome vuoto”?
Giuseppe Mazzella – direttore de Il Continente
Casamicciola, 11 giugno 2022
Note
(1) – Tutti gli uomini del presidente (All the President’s Men) è un film del 1976 diretto da Alan J. Pakula.
Il titolo del libro e del film, oltre ad alludere all’estesa rete di collaboratori di Nixon coinvolta nello scandalo, fa riferimento alla filastrocca inglese di fine ottocento che ha per protagonista Humpty Dumpty – metafora del potere di ogni tempo – di solito rappresentato come un grosso uovo antropomorfo:
«Humpty Dumpty sat on a wall / Humpty Dumpty had a great fall
(«Humpty Dumpty sedeva su un muro / Humpty Dumpty fece una bella caduta)
all the king’s horses and all the king’s men / couldn’t put Humpty together again»
(tutti i cavalli e tutti gli uomini del Re / non poterono mettere Humpty di nuovo insieme»)
– Da Alice in Wonderland, di Lewis Carrol (1865)