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Nel Mediterraneo si sta assistendo a una vera e propria invasione di specie aliene, cioè di organismi che prima non c’erano e che abbiamo introdotto più o meno involontariamente.
Per esempio, con la costruzione del canale di Suez che ha messo in comunicazione il nostro mare con il Mar Rosso.
Per molto tempo, questo canale, aperto nel 1869, non comportò alcun spostamento di organismi per la presenza sul suo percorso dei “laghi amari”, cioè laghi ipersalini che rappresentavano un ostacolo insormontabile per le specie del Mar Rosso.
Un’altra barriera era costituita dalla grande quantità d’acqua dolce che il Nilo riversava nel Mediterraneo, proprio in corrispondenza dello sbocco del canale di Suez. La costruzione dell’enorme diga di Assuan nel 1970 con conseguente riduzione della portata del fiume, ha di fatto annullato tale gradiente salino, mentre i laghi amari sono andati col tempo diluendosi. Così, insieme alle navi, hanno cominciato a transitare anche pesci e altri organismi. In questo caso, si parla di “migrazione lessepsiana”, dal nome dell’ingegnere Ferdinand de Lesseps che progettò il canale. Il raddoppio del canale nel 2015, con la costruzione di un tratto parallelo lungo 35 km che consente il transito contemporaneo di due navi in direzione opposta, e l’ampliamento di quello preesistente hanno ulteriormente facilitato tale migrazione.
Un’altra grossa modalità d’ingresso di specie aliene (o alloctone) è rappresentata dall’acqua di zavorra che viene caricata sulle navi per stabilizzarle quando viaggiano vuote e che poi viene riversata, con tutto il suo contenuto, nei porti d’arrivo: uova, larve, alghe e microrganismi invadono così il nostro mare. Altri organismi, invece, viaggiano attaccati agli scafi: è il cosiddetto “fouling”.
Può anche capitare che pesci e invertebrati tropicali vengano rilasciati in mare da chi possiede un acquario e vuole dismetterlo o rinnovarlo, inconsapevole del rischio che ciò comporta per l’ambiente. Questi organismi, infatti, una volta introdotti in un ambiente nuovo possono comportarsi in maniera invasiva e togliere spazio e risorse alle specie autoctone, minacciando la biodiversità del nostro mare. Inoltre, alcune specie possono risultare pericolose anche per l’uomo, come nel caso del pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus) che se mangiato può causare addirittura la morte per la presenza di una potente tossina (tetrodotossina) resistente alla cottura, o del pesce scorpione (Pterois miles), parente dei nostri scorfani la cui puntura è però molto più grave e dolorosa.
Le specie aliene possono creare problemi anche all’economia del paese invaso: nel 1976 la medusa nomade (Rhopilema nomadica) ha attraversato il canale di Suez ed è entrata nel Mediterraneo, proliferando lungo le coste israeliane. Ciò ha comportato gravi danni al turismo, impedendo la balneazione, e alla pesca, intasando le reti dei pescatori (nel 2015 è stata avvistata anche in acque italiane).
Oltre all’ingresso di nuove specie soprattutto tropicali (tropicalizzazione), nel Mediterraneo è in atto anche la diffusione verso nord di specie prima presenti solo nei settori più meridionali (meridionalizzazione). Questi eventi, favoriti dal riscaldamento delle acque del nostro mare, hanno aperto un nuovo e importante campo di ricerca alla quale ogni cittadino può dare un contributo. In che modo? Semplicemente, inviando fotografie di organismi “strani” a istituti scientifici come, ad esempio, l’ISPRA.
Questa è la cosiddetta “citizen science”, cioè scienza dei cittadini, che spesso fornisce un contributo fondamentale alla scoperta di nuove specie e al loro monitoraggio.
La medusa nomade (Rhopilema nomadica) è arrivata nel Mediterraneo dal Mar Rosso negli anni ’70. Nelle acque italiane è stata segnalata nel 2015 a Cagliari e Pantelleria, l’anno seguente a Levanzo e nel 2017 a Favignana (esemplare in foto).
Il granchio blu (Callinectes sapidus) vive lungo le coste orientali americane. Nel Mediterraneo è entrato presumibilmente con l’acqua di zavorra e, in assenza di predatori, è in rapida crescita. Esemplare fotografato a Sibari (CS).
La lepre di mare dagli anelli (Aplysia dactylomela) è un grosso mollusco originario dell’Atlantico tropicale e sub-tropicale, nel Mediterraneo è entrata con l’acqua di zavorra o per dispersione naturale attraverso Gibilterra (in tal caso, non sarebbe da considerare specie aliena). Foto scattata in Sicilia, ma è segnalata in tutta l’Italia meridionale.
La vongola filippina o falsa vongola verace (Venerupis philippinarum) proviene dall’Indopacifico ed è stata introdotta in Adriatico negli anni ’80 per scopi alimentari. Da lì, si è diffusa ovunque soppiantando la nostra vongola verace (Venerupis decussata), ormai quasi introvabile. Le due vongole si distinguono soprattutto dai sifoni, uniti nella filippina e ben separati nella verace. La foto, rubata a un piatto di spaghetti in quel di Pozzuoli, ritrae la vera vongola verace.
L’alga assassina (Caulerpa taxifolia) è un’alga tropicale comparsa nel 1984 davanti il Principato di Monaco, probabilmente rilasciata accidentalmente con l’acqua di ricambio delle vasche dell’acquario. In pochi anni si è diffusa in maniera allarmante, ma poi è regredita e la sua presenza è diventata sporadica.
L’alga a grappoli (Caulerpa cylindracea) proviene dall’Australia ed è entrata negli anni ’90, probabilmente con l’acqua di zavorra o degli acquari. A Santa Severa (Roma) ricopriva come un tappeto il fondale, ora sembra regredita.
La noce di mare (Mnemiopsis leidyi) è un ctenoforo dell’Atlantico occidentale, introdotto in Mar Nero con l’acqua di zavorra delle navi cisterna. Considerata tra le specie più invasive, è capace di formare grandi assembramenti che danneggiano la pesca, nutrendosi di uova e larve di pesci.
Il pesce pappagallo mediterraneo o scaro (Sparisoma cretense) non è una specie aliena ma “nostrana” che ha ampliato il suo areale verso nord. Un tempo era limitato alla Sicilia, ora lo troviamo anche in Puglia e, sul Tirreno, fino alla Toscana.
Il fenomeno della meridionalizzazione riguarda anche: il barracuda mediterraneo, il pesce donzella, la cernia dorata, il sarago faraone, la bavosa africana, il pesce balestra, la madrepora arancione e tante altre specie.
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