di Lorenza Del Tosto
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L’arrivo a Roma.2
Quella sera al Detour non si riusciva ad entrare. C’era la folla. Merito anche dei ragazzi della musica elettronica. Erano molto bravi. I ragazzi del Detour rimasero senza parole. Mi feci conoscere. Ora anche loro rientravano tra le mie conoscenze romane, ma non ci fu altro seguito.
L’occasione si presentò in modo inatteso: a Berlino, nel novembre del 2005, in una trasferta di lavoro con colleghi di altre aziende. Furono due giornate bellissime. Con alcuni eravamo stati così bene che abbiamo detto: Dobbiamo rivederci. Ed io proposi: Vediamoci un film insieme.
“Un po’ insolita come proposta”
“Eppure mi venne spontanea, non sapevo neanche se amassero il cinema e in che misura. Con l’anno nuovo mando una mail rilanciando la proposta, gli amici incontrati a Berlino la girano ad altri amici appassionati di cinema. Il cinema divenne quindi l’elemento centrale. Presi gli accordi eravamo in 20, la situazione c’era sfuggita di mano, a casa di chi saremmo entrati tutti? Quando sembrava che non se ne dovesse fare più niente, mi ricordai dei ragazzi del Detour.
Loro mi dissero va bene, sarà una serata con biglietto come sempre. Ma voi chi siete? Pensavano che avessimo un nome, fossimo un’associazione. Così, su due piedi, trovai il nome Visioni con la luna di Méliès al posto della “o” come simbolo. E’ stato un rimettere insieme, in un istante, tutte le cose che mi ero lasciato dietro.
E poi con Gianni (che non era a Berlino ma subito si era appassionato) ci siamo messi ad organizzare. Che film presentiamo? Si era creata una certa aspettativa. Pensavo a Funny Games di Michael Haneke: film violento, ma originale. Ma per qualche ragione non si potè fare.
Così la scelta cadde su Dolls di Takeshi Kitano. Rientrava in un mio schema mentale. Creava una visione particolare. Comunicai il titolo del film, molti non lo avevano visto. La cosa interessante fu che all’incontro vennero degli sconosciuti che in seguito sarebbero diventati le colonne di Visioni: Piero, Sergio…
E ci furono qua e là dei suggerimenti che servirono a costruire il tipo di serata che ancora oggi si ripete: Janusz propose una pizza dopo il film, Sergio che conobbi in quella occasione, proprio in quei giorni aveva creato un blog: Forum cinema. In cui poneva la domanda: quali sono i film che preferite? Subito lo abbiamo inaugurato. Tutto nacque in quei giorni…
Preparai la scheda con enorme cura, mettendoci dentro il mio mondo: trama, critica, presentazione del regista, rubrica con i film che parlavano dello stesso tema. Foto a colori.
Arriva la serata. Appena parte il film mi raggelo. In sala si sentono colpi di tosse. Mi convinco di aver sbagliato. Avrei potuto esser più clemente. Mi dico: Per amore di provocazione ho esagerato. Le prime sequenze del film mettono a dura prova chiunque. Arriva la fine ed io in piedi alla cassa li vedo uscire con certe facce…
Se dopo non fossimo andati in pizzeria, come proposto da Janusz, Visioni non sarebbe mai continuata. Gente che non si conosceva ha cominciato a dire la sua. A discutere. Ad infervorarsi. Mi guardavo attorno e mi piaceva quello che vedevo. Alla fine della serata tutti si sentivano parte di questa nuova cosa. Il contatto con il Detour, che doveva essere una toccata-e-fuga, si consolidò. Iniziò per me una delle esperienze più belle della mia vita. Ogni volta alla serata di Visioni arrivavano persone mandate da altri. Mi mettevo sulla porta e riconoscevo i nuovi, se ne stavano sul marciapiede impettiti ad aspettare che li invitassi ad entare. Una sera mi affaccio e vedo una ragazza in piedi. Non sapevo ancora all’epoca che ci fossero anche le donne di vita in Via Urbana. Le chiedo “Hai mandato l’e-mail?” e lei mi risponde “No, non serve l’e-mail!”
Ognuno arrivava con alle spalle tutto un suo percorso. Sono stati apporti enormi. Piero era il tipo di persona che avrei sempre voluto conoscere. Ogni volta sembrava impossibile che 20-25 persone si vedessero solo per condividere un film e per parlarne. Il secondo film fu City of God di Fernando Meirelles, poi Respiro di Crialese mi era stato subito chiaro che la scelta del film, che doveva essere catalizzatore e non banale, non poteva essere fatta insieme. Alla fine tutti aspettavano di andare in pizzeria per parlarne. Si era creata un’identità in modo spontaneo. Allora Piero coniò lo slogan “Film Pizza Birra e Blog“. Alcuni avevano paura che con l’estate la cosa sarebbe finita lì, non ci sarebbe stata una ripresa.
Invece a settembre riprese; avevo da sempre l’idea di far vedere Farehneit 451 di Truffaut in libreria. Organizzammo nella libreria Mondadori di Ilaria e la libreria si riempì.
Ilaria dopo la serata mi disse: la persone hanno voglia di tornare sui banchi di scuola. Di fare cose che li rimettano in discussione.
Ed è questo che ho imparato da Visioni. E che mi ha sorpeso. Vedere quanto le persone abbiano voglia stare insieme. Sapevo anche che doveva essere una passione ad unirle. Un interesse comune. Che per me era l’amore per il cinema. Un altro ingrediente importante è stata la commistione di virtuale e fisico. La virtualità, il blog, permettono una prima conoscenza. E poi le persone vogliono incontrare gli autori delle note. Ci si conosce prima per le cose scritte, per i pensieri, e poi di persona. Succede ormai in tanti corsi.
Cambia il fattore dell’aggregazione.
Per me è importante che chi viene ami il cinema, essere amanti, non necessariamente esperti. Appassionarsi ai registi, al loro lavoro. Sentire lo stupore per quello che fanno. Fu il consiglio di Mario all’inizio: Fa’ in modo che tutti diano ciò che vogliono e ciò che sentono di poter dare senza coercizione.
E un’altra regola d’oro è che nessuno deve permettersi di criticare gli altri: per anni sono entrato nei Forum di cinema e mi respingeva l’aggressività che vi trovavo. Ci sono persone che si affacciano in punta di piedi, chiedendo consigli, e vengono aggredite solo perché non sono ancora molto esperte. Nei newsgroup di cinema ho visto la gente massacrare gli altri. E questo da noi, a Visioni, non deve succedere. Il nostro è uno scambio, una condiVisione.”
Lorenza Del Tosto
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