di Silveria Aroma
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Sembra assurdo eppure capita. Capita che un’università italiana proibisca un corso su un autore come Dostoevskij, salvo poi ripensarci a seguito delle polemiche scoppiate in rete.
A tale proposito replica Paolo Nori (*): “Non solo essere un russo vivente è una colpa oggi in Italia, ma anche essere un russo morto. Un russo che quando era vivo, nel 1849, è stato condannato a morte perché aveva letto una cosa proibita. Quello che sta succedendo in Ucraina è una cosa orribile e mi viene da piangere solo a pensarci. Ma quello che sta succedendo in Italia oggi, queste cose sono ridicole: un’università italiana che proibisce un corso è incredibile. Anzi, in questi giorni bisognerebbe parlare di più di Dostoevskij”.
Mi chiedo: non basta la follia della guerra?! Ne vogliamo aggiungere altra che vada a colpire, oltre i popoli di una sola umanità, anche l’arte e la letteratura che sono lì immobili e senza tempo?!
Sono contro la guerra, contro ogni guerra, contro qualsiasi atto impedisca all’uomo di non avere fame, non avere freddo, non avere paura.
La mia scelta, come inutile e personale contributo alla letteratura russa, è uno scritto di Marina Cvetaeva (**), lei resta tra i poeti che preferisco.
Presero
(I cecoslovacchi si accostavano ai tedeschi, e sputavano. Vedi i giornali del marzo ’39)
Presero – presto, e presero – abbondante:
presero i monti, presero sottoterra,
presero carbone, presero acciaio,
e piombo ci presero, e cristallo.
Presero zucchero, presero trifoglio,
presero l’ovest, presero il nord,
presero l’alveare, presero il covone,
e il sud ci presero, e l’oriente.
Presero Vary, presero i Tatra,
presero vicino, presero lontano.
Ma, più amaro d’un paradiso perduto,
ci tolsero la battaglia per la patria.
Presero i proiettili, presero i fucili,
presero le miniere, presero le amicizie…
Ma finché c’è saliva nella bocca,
è in armi il Paese, è in armi…
9 maggio 1939
(Marina I. Cvetaeva – Poesia – Feltrinelli)
(*) – Paolo Nori (Parma, 20 maggio 1963) è uno scrittore, traduttore e blogger italiano. Ha conseguito la Laurea in Lingua e Letteratura russa presso l’Università degli Studi di Parma, con una tesi sulle teorie linguistiche di Velimir Chlebnikov (Wikipedia).
(**) – Marina Ivanovna Cvetaeva (Mosca, 8 ottobre 1892 – Elabuga, 31 agosto 1941) è stata una poetessa e scrittrice russa. Il suo lavoro non fu ben visto dal regime staliniano. Il 31 agosto 1941 s’impiccò nell’ingresso dell’izba che aveva affittato da due pensionati nel villaggio di Elabuga, sulle rive del fiume Kama. La riabilitazione della sua opera letteraria e la pubblicazione di molte sue opere avvennero solo a partire dagli anni sessanta, vent’anni dopo la sua morte (Wikipedia).
ndr: izba ‹ii∫bà› s. f., russo. – Tipo di abitazione rustica, il cui nome è adattato in italiano in isba.
Maria Conte da Padova
6 Marzo 2022 at 22:38
Dico con orgoglio che, nella mia Università, una cosa simile sarebbe impensabile. Quest’anno, ricorrono 800 anni dalla sua fondazione. Avvenimento che sarà festeggiato degnamente in maggio. Ed io spero di parteciparvi…
Il motto del mio ateneo padovano è: “Universis universa, patavina libertas”. Ha offerto, da giorni, ospitalità a professori, studenti, ricercatori, scienziati, tecnici, a quanti, in fuga da paesi martoriati, vogliono contribuire, con le loro forze, allo sviluppo e al progresso delle lettere e delle scienze. Credo nell’amore, nella poesia, nei grandi autori della letteratura di tutti i secoli.