di Francesco De Luca
–
A noi che assistiamo agli eventi tragici in Ucraina mollemente sdraiati sul divano in salotto la domanda può apparire fuorviante, fuori luogo. In Italia, così lontani sia dall’Ucraina sia dalla Russia il sentimento di vedersi implicati in un conflitto armato, con morti e distruzioni, appare eccessivo. A mio parere bisogna abbandonare la condizione ‘da divano’ e prendere consapevolezza viva della situazione.
Noi siamo in guerra. L’Europa è in guerra. Contro l’aggressore russo.
Lo siamo per l’interconnessione e l’interdipendenza che tutti i fenomeni fisici, chimici e biologici hanno sul pianeta terra. Un incidente in una centrale nucleare in Ucraina provocherebbe disastri in tutta l’Europa.
Lo siamo per l’interconnessione e l’interdipendenza dei sentimenti fra tutti gli uomini. Le nefandezze nella società civile in Ucraina genererà ripercussioni mentali in coloro che vedono e non possono reagire. In tutti coloro che in qualche modo partecipano. Genererà depressioni, moti d’animo violenti o provocherà apatia verso chi soffre e si dispera. Ne usciranno ‘toccati’ i bambini, i giovani, le donne, gli anziani.
Lo siamo per l’interconnessione e l’interdipendenza del sistema produttivo mondiale e del sistema commerciale.
Lo siamo perché non abbiamo operato (noi Occidentali) in modo adeguato per eliminare i pregressi motivi di dissidio che hanno generato questo conflitto. La Storia non la fanno gli Altri, la facciamo Noi (insieme agli Altri), e questa guerra è figlia dell’arroganza di noi occidentali insieme all’arroganza dei russi. Per l’interconnessione e l’interdipendenza delle politiche degli Stati (sia quelli uniti in convenzione sia quelli no).
È la cattiva politica che genera le guerre, così come la pace è figlia di una avveduta politica.
Putin è l’aggressore e va disprezzato e combattuto. Ma la guerra non si vince fomentando motivi di dissidio. Si vince costruendo la pace con compromessi, con accordi a medio termine e a lungo. Con alleanze di tipo commerciale, culturale, scientifico. Si vince riconoscendo a tutti i popoli la stessa dignità. Accettando talora, proponendo talaltra.
Sono contro la guerra.
Quale significato pratico, in termini di comportamento individuale, comporta questa posizione?
Comporta sentirsi responsabile moralmente della situazione e parteciparvi. Con un contributo che è di ‘coscienza critica’. Non di schieramento né di estraneità. Comunicando e palesando la propria opinione. Accettando di ognuno la libertà di esternarla nelle maniere scelte.
Immagini: manifestazione per la pace del 4 marzo a Spoleto (foto Silveria Aroma)