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Gli anni più belli

di Francesco De Luca

Ieri sera ho visto sul primo canale RAI il film di Muccino: Gli anni più belli.
Stamane ho incontrato un amico della mia stessa età. Vive a Latina e ci siamo intrattenuti a conversare. Abbiamo l’età dei protagonisti del film, ne abbiamo vissuto le vicende storiche, seppure con esperienze personali diverse. Ci ritroviamo oggi a trarre labili conclusioni.
Nel film le esistenze dei quattro protagonisti sono intrecciate di sentimenti, di condizioni sociali, economiche, di eventi di portata nazionale e mondiale, seguendo evoluzioni che mirano a privilegiare le cose che ‘danno piacere alla vita’. Si complicano e si attorcigliano in attesa che le ‘cose piacevoli della vita’  prendano il sopravvento.

Tutto questo l’ho accostato al procedere delle nostre esistenze. Analogie ce ne sono. Le condizioni iniziali, come quelle  dei protagonisti del film, hanno segnato il nostro processo  di crescita. Noi siamo stati il  ‘riscatto’  dei nostri padri. Abbiamo conquistato conoscenza, competenza, professionalità e abbiamo perduto il sentirci parte di un gruppo sociale. Più dotti e meno solidali. Più problematici e meno generosi.
Nel film, ‘gli anni più belli’  sono giudicati quelli in cui l’entusiasmo superava il conto in banca, l’autenticità condannava l’abbondanza. Il tessuto della vita italiana era lacerato da contrasti sociali, evidenti nella violenza per le strade, e i dissidi politici a livello mondiale producevano aberrazioni come l’assalto alle torri gemelle a New York. Eppure le passioni amorose erano schiette, i legami familiari preminenti, l’aspirazione alla giustizia sociale faceva disprezzare i compromessi.

Nelle parole con l’amico si sono evidenziate le perdite delle amicizie e i naufragi eclatanti delle idealità. Ci siamo ritrovati senza speranza. Abbiamo concluso che il tempo rimasto non vedrà  l’impegno raffermarsi in una conquista soddisfacente.
L’amico, più di me, vede il suo legame con l’isola così sfilacciato da apparire inconsistente. E questa cultura, quella isolana, che è stato il vanto della nostra esistenza, la nostra poca cultura succhiata col latte materno, non riesce più a farci sentire ponzesi, e orgogliosi di esserlo.

No, i nostri anni più belli, non sono stati quelli passati. Qui divergono i nostri pareri. Non voglio rassegnarmi a considerare il passato migliore del presente. Il piccolo tesoro di esperienze accumulato in vita proietta la mia dimensione nel futuro. Non so se sarà migliore ma certamente mi vedrà obbligato a renderlo tale.

Nota (a cura della Redazione)

Gli anni più belli è un film del 2020 diretto da Gabriele Muccino [soggetto di Age & Scarpelli e Ettore Scola (C’eravamo tanto amati); sceneggiatura di Gabriele Muccino e Paolo Costella]
Il film racconta la storia di quattro amici, interpretati da Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti, Kim Rossi Stuart e Claudio Santamaria, nell’arco di circa quarant’anni, dal 1982 al periodo di realizzazione del film (2019-2020) con tutti i vari cambiamenti sociali avvenuti in Italia.
Il film riprende anche la trasmissione di alcuni avvenimenti della storia contemporanea quali la caduta del muro di Berlino e gli attentati dell’11 settembre 2001.

 

 

1 Comment

1 Comments

  1. Tano Pirrone

    4 Marzo 2022 at 06:12

    Nei giorni bui, quando incerto è il cammino, dubbiosa la nostra mente, incerto il passo, gravido di timore il nostro cuore, sempre sempre c’è un poeta che ci rincuora, ci rianima, da forza…

    Il più bello dei mari
    è quello che non navigammo.
    Il più bello dei nostri figli
    non è ancora cresciuto.
    I più belli dei nostri giorni
    non li abbiamo ancora vissuti.
    E quello che vorremmo dire di più bello
    non lo abbiamo ancora detto.

    [Nazim Hikmet (Salonicco 1902 – Mosca 1963)]

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