Libri

Liberazione, di Emilio Iodice (2)

di Tano Pirrone

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Per caso, sistemando alcune pile di libri, mi è tornato fra le mani il corposo libro di Emilio Iodice Liberazione uscito lo scorso anno e ampiamente e degnamente recensito su ponzaracconta.it: dall’appassionata nota del traduttore, Silverio Lamonica, del 28 marzo 2021 (leggi qui); dall’approfondita intervista di Rita Bosso all’autore del 7 aprile 2021 (leggi qui); dalla recensione di Giuseppe Mazzella del 18 aprile 2021 (leggi qui); dall’intervento redazionale in cui è presentata l’intervista a Emilio Iodice fatta il 4 giugno 2021 da Quante storie , l’ottimo programma giornaliero di Rai Tre (qui); dalla recensione, infine, di Francesco De Luca dell’11 ottobre 2021 (leggi qui).

Ho voluto rileggerle e rivedere la breve intervista rilasciata a Quante storie.
Alla recensione di Francesco De Luca avevo “postato” a suo tempo un commento, che voglio, almeno in parte, ricordare: «[…] L’intervento di Emilio Iodice lo avevo seguito, ma era rimasto infruttuoso di reazioni, non so più per l’emersione di quali altre urgenze.

Approfitto ora dell’estemporanea presentazione per esternare le mie sensazioni di quel giorno, confermate dalla lettura – confesso un po’ troppo veloce – del libro in questione “Liberazione”, un’opera di grande impegno documentario, certamente, ma anche di ottimamente riuscita definizione di quei legami fra gli italiani all’estero e l’Italia – in guerra su un fronte opposto e contrario ai principi irrinunciabili di libertà e democrazia.
Una raccolta, bulimica quasi, di eventi, storie apparentemente marginali, piccoli protagonisti, che rappresentarono però gli addendi per giungere alla somma finale della vittoria sul fascismo e sul nazismo.
E c’è nel libro quel senso di appropriazione delle mille piccole memorie storiche individuali che alla fine costituiscono l’unicum, che il libro di Emilio celebra. Oscuri partigiani e anonime spie americane lavorarono, lottarono per consegnarci un’Italia nuova, democratica, responsabile.
Questi risultati non sono mai per sempre, come mette in risalto Emilio Iodice: oggi più che in passato dobbiamo conoscere e fare nostri questi “antichi” valori per contrastare ogni possibile deriva antidemocratica, sempre in agguato e sempre oscuramente minacciosa. È compito degli uomini e delle donne di buona volontà impegnarsi quotidianamente, in qualunque forma. L’appello dell’autore non resterà inascoltato. Grazie Emilio».

Ho poi rivisto il video con la breve intervista rilasciata a Quante storie, di cui riporto la frase conclusiva: «[…] storie che sono state nascoste per anni e storie che adesso dobbiamo raccontare, in questo momento in cui la libertà, la democrazia stanno in una situazione molto molto difficile in tutto il mondo». Mai dichiarazione fu così puntuale con la storia: incrocia oggi la assai preoccupante situazione in Europa, in cui incoscienti presunzioni mettono l’un contro l’altro armati gli schieramenti protagonisti della guerra fredda: l’Orso russo contro la presunta storica convinzione di essere sempre nel giusto, che accompagna erroneamente nel suo percorso storico gli Stati Uniti, trascinandosi dietro l’obsoleta organizzazione della Nato, ridotto a mero strumento di consenso.

A questo punto ho ripreso in mano il libro, facile da leggere e da seguire, nei viaggi che ci fa compiere dagli Usa all’Europa. Le storie raccontate nel libro, il cui titolo inequivocabilmente ci indirizza al periodo storico della seconda guerra mondiale, soprattutto della parte finale, quella degli sbarchi delle Truppe alleate in Europa e la conseguenziale liberazione del Vecchio Continente dalla macchia oscura e sanguinosa delle dittature nazi-fasciste. La familiarità dei fatti e la consonante scrittura sono frutto dell’ispirazione autoriale, che non ha radici nell’invenzione fantastica, ma s’ispira concretamente a fatti realmente accaduti e a persone realmente esistite, anche se celate opportunamente dalla cosmesi letteraria di Emilio Iodice.

Le storie di giovani, di immigrati, del periodo della guerra, raccontate in famiglia dai “grandi” attorno al tavolo di casa, il giovane Emilio le ha inserrate, conservandole per anni, rilasciandole infine, debitamente acconciate in una narrazione facile, d’immediata comprensione e di forte suggestione. Emilio dice pane al pane e vino al vino; segue in Liberazione lo stesso percorso delle altre opere, rimanendo sempre fedele a se stesso e ai suoi granitici princìpi: onestà intellettuale profondamente radicata nei confronti degli uomini e delle loro storie; rispetto profondo per le loro esistenze; pietà cristiana per i loro errori e i loro dolori; lucida determinazione a seguire il loro cammino, che non può non essere che di afflato e di redenzione.

La sua opera è un ringraziamento virile per tutti coloro che per la guerra e nella guerra hanno sofferto e nella guerra e per la guerra sono stati messi nell’opportunità di fare ad ogni costo il loro dovere di uomini.

Un’infinità di brevi capitoli, come grani di un interminabile rosario, in cui ogni posta ha un suo riferimento e un significato profondo. Particolarmente significative quelle in cui parla della sua terra di origine, da cui mossero i suoi genitori per raggiungere l’America, la metropoli di New York, il South Bronx; da cui fa iniziare un cammino di ritorno ai suoi protagonisti per raccontare l’Isola di Ponza in cui tutto aveva avuto inizio.

Ho ricominciato a rileggerlo… come si fa con i libri buoni, che hanno ogni volta da insegnarci qualcosa di più.

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