di Mario Balzano
Per me che sono nato nel ’49 a la Montagnella di Le Forna a Ponza, uno degli aspetti meno gradevoli della Ponza di oggi è l’arredo urbano.
Ho vissuto i primi sei anni della mia vita in un mondo senza elettricità, alla luce della lampada a petrolio.
Quando con questa, di sera si cercavano le lumache, alle prime piogge di ottobre, le colline di cala Feola sembravano un presepe vivente e le voci si sentivano da una parte all’altra della baia.
Il terreno era segnato non da strade ma da sentieri, che finivano contro le facciate calcinate delle case; ma prima della casa c’era l’orto ordinato con la cannucciata a delimitarlo e il cortile in mezzo al quale c’era la cesta di vimini capovolta con sotto i pulcini e la padrona di casa con le mani sui fianchi, che ti aveva sentito arrivare.
Nella controra il mare splendeva di stelle e sul crinale delle colline la brezza portava via la pula alle massaie che sceglievano i legumi e da ogni collina fumava una nuvoletta direzionata come una bandiera nel vento.
Questo d’estate, mentre d’inverno durante e dopo la pioggia, i canali precisi e ben tenuti tra i terreni zappati, si gonfiavano d’acqua gialla che veniva scaricata impetuosa ma irreggimentata tra le onde tempestose.
Quando sotto la pioggia un muretto a secco ‘sbracava’, veniva quasi prontamente rimesso in opera.
Le fogne terminavano nei pozzi neri nei terreni di casa, essendo nate poco più sopra.
Ho il ricordo certamente errato di cani e gatti confinati nei pressi delle case, e non randagi per le strade.
Altro ricordo certamente errato è che non ci fossero cattivi odori in giro, ma appena di umido nelle case.
In altri altri termini il piacevole arredo urbano che caratterizzava l’isola sortiva dalla vita austera e ordinata che caratterizzava gli uomini.
Questa foto de Le Forna, come le tre precedenti, sono di Sandro Vitiello
Ma che cos’è l’arredo urbano?
Tra le tante definizioni ho scelto questa:
“Esso costituisce il complesso degli elementi che compongono la scena urbana (ciò che si vede). All’interno di questa, tolto ‘il costruito’ inteso come volume edilizio, le grandi infrastrutture e la definizione funzionale degli invasi spaziali, tutto il resto è arredo urbano. Esso è l’elemento di dettaglio ed allo stesso tempo l’espressione più immediata e più appariscente dell’organizzazione dello spazio pubblico” (A. Zampetti)
Mario Balzano
[L’arredo urbano. (1) – Continua]