proposto dalla Redazione
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Riprendiamo integralmente – da Latina Oggi, edizione odierna – l’articolo-intervista di Graziella Di Mambro ad Anna Foa nella sua casa di Formia (in file .pdf a fondo pagina)
Anna Foa, che si è ritirata a vivere a Formia, nella casa che fu di suo padre, sopra Castellone, ricordando una sua recente pubblicazione, evidenzia come le isole destinate al confino, e tra esse Ponza, sono conosciute, oggi, come mete di villeggiatura e chi vi si reca non sa o ha dimenticato che furono luogo di confino, dove erano costretti a vivere antifascisti di qualsiasi appartenenza politica. Diciamo che dipende un po’ da quanto in quelle isole è stato fatto per ricordarlo a chi arriva.
Noi, a Ponza, non abbiamo fatto granché e ci perdiamo anche una fetta di turismo culturale che, invece verrebbe volentieri a vedere i luoghi e gli spazi in cui per 11 anni si sono susseguiti poco meno di duemila persone provenienti da tutta Italia.
L’intervista, nella sua prima parte, riguarda però lo sciagurato confronto fra la Shoah e i divieti legati al green pass richiesto dagli alunni di una scuola dove stava spiegando cosa è stata la Shoah.
Ora, basta leggere qualsiasi libro su quanto succedeva nei diversi campi di sterminio per rendersi conto dell’improponibilità di tale confronto. Ce ne sono tanti, ma potrebbe bastare L’inferno di Treblinka, scritto dal russo Vasilij Grossman, corrispondente di guerra al seguito dell’Armata Rossa, che è molto agevole, piccolo ma molto esplicativo.
Azioni raccapriccianti, orribili, che a persone innocenti davano la morte aggiungendo la sadica esasperazione della sofferenza, e che arrivavano alla degradazione dell’essere umano, non possono essere paragonate minimamente ai momentanei divieti del green pass: è una vera a propria offesa all’umanità.
Anna Foa, davanti alla domanda dei ragazzi, sostenuta dall’intervento di un docente che avallava la richiesta, si è sentita insultata, provocata e se n’è andata.
Anna Foa e il mare. Art. su LT Oggi del 14 febbr 2022 pp. 8-9
