Ricorrenze

Le foibe: tra ricordo storico e propaganda

di Rosanna Conte

.

La giornata del ricordo, il 10 febbraio, è stata posta in un giorno del calendario che non c’entra con quello che si vuole ricordare: le uccisioni avvenute sul fronte giuliano-dalmata fra settembre e ottobre 1943 e successivamente  nel maggio del 1945.

La data si richiama al trattato di pace di Parigi del 1947 che assegnava alla Jugoslavia l’Istria e parte della Venezia Giulia. Nasce, quindi, con poca chiarezza. La legge che l’ha istituita dichiara che lo scopo è: “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
Quindi, la vicenda del confine orientale è più complessa della tragedia delle foibe e dell’esodo forzato degli istriani, fiumani e dalmati.

Peccato che la complessità, nemica di chi ama le cose semplici perché sono chiare, non venga mai messa in evidenza da chi si è impadronito di quei fatti e li strumentalizza per affermare idee nazionaliste, quelle che ci hanno portato alla guerra, e recuperare il mondo fascista a un’affettività patria che non può esserci nel contesto democratico e antifascista previsto dalla nostra Costituzione.

E’ un vero peccato perché quelle vittime possono rientrare nella pietà umana e nel ricordo storico così come è giusto che sia, aiutandoci a capire come ogni atrocità ne richiami altre in una catena che, come dimostrano i tentativi attuali di porre in antitesi “armata”  il giorno del ricordo a quello della memoria, potrebbe continuare a perpetrarsi per molto tempo. In contesti bellici ci troviamo davanti non più esseri umani, ma brutali animali i quali non solo uccidono per non essere uccisi, ma giungono ad efferatezze inimmaginabili, specie se hanno ricordi dolorosi da vendicare.

Pensare di assimilare il fenomeno delle stragi delle foibe a quello della Shoah è sbagliato e non solo dal punto di vista storico. Lo sterminio degli ebrei, dei rom ed altre etnie considerate inferiori, pianificato dal nazismo e supportato anche dai fascisti italiani, non ha nulla a che vedere con lo scontro fra gruppi etnici che vivevano da secoli sulle stesse frontiere  e sono stati armati l’uno contro l’altro prima dalla propaganda e violenza e apportate dal fascismo con l’esaltazione del nazionalismo italiano contro le etnie slave, e poi dalla lotta partigiana comunista di Tito Se non si parte da questa premesse non si comprende il resto.

La Shoah e le foibe sono fenomeni molto diversi per gravità e contesto e non possono essere posti sullo stesso piano. Se pensiamo  alla loro ricaduta sulla nostra vita di oggi ci ritroviamo che l’antisemitismo, il male che ha prodotto la Shoah, è ancora vivo in Italia come in Europa. L’ultimo rapporto dell’Agenzia europea dei diritti fondamentali ci informa che nel 2020 sono stati registrati in Europa 3520 casi di antisemitismo di cui 101 avvenuti in Italia.

Le foibe sono un forte monito ad evitare le guerre, l’odio, l’esaltazione sconsiderata del nazionalismo che si ammanta spesso di un amor di patria ammalato. La loro lezione ci dice che l’amore per il proprio paese non deve mai debordare nell’odio per i paesi altrui giungendo a considerarsi in diritto di disprezzare o di opprimere gli altri.

Volendo ripercorrere in breve i passaggi che hanno condotto alle foibe, rileggere sul sito l’articolo Oggi, 10 febbraio, ricordiamo le foibe, pubblicato il 10 febbraio 2015

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top