di Vincenzo Ambrosino
Questo colloquio prende le mosse dalla lettera-appello che Mariano De Luca ha rivolto a tanti compaesani nel mese di settembre e che, proposta da Vincenzo Ambrosino, è stata pubblicata su questo sito il 26 gennaio scorso (leggi qui)
lR
°°°
Vincenzo: Mariano perché a settembre hai scritto quella lettera in cui invitavi i residenti a dare il loro contributo d’idee?
Mariano: Vincenzo, io e te ci conosciamo da molto tempo e da tanto parliamo del vivere su questa isola. Negli anni abbiamo visto che la qualità della vita – e non parlo solo di economia ma soprattutto di vita vera – sta ogni anno sempre più peggiorando. Ci stiamo costringendo a scegliere tra andare via o restare. Ma nella scelta di restare ci sono altre due opzioni che la realtà impone all’individuo: restare e rassegnarsi a vedere che le cose e gli uomini ogni anno si degradano sempre più oppure lottare per tenere in vita le cose, gli ambienti e gli stessi uomini?
V – E’ vero e lo vediamo oggi, in questa sera di fine gennaio: tutto chiuso, fa freddo. Poche anime ad aspettare la nave, un mortorio, i giovani sembra non esistano.
M – Ma ci sono anime che vivono in questa isola. Bambini che vanno a scuola. Mille problemi con la discontinuità didattica, con la mensa, con le aule. A proposito: questi bambini non finiscono mai di fare i compiti. Usciti da scuola devono continuare a studiare in casa. Quando giocano questi bambini e dove giocano? Ci sono almeno 300/400 famiglie che vivono rintanate, rifugiate: casa e lavoro (per chi ce l’ha). Quali sono i loro problemi? Come renderli partecipi per una vita sociale, produttiva, per dare delle prospettive al loro futuro e all’isola? C’è qualche amministratore che si chiede questo? Poi ci sono i vecchi con i loro problemi di salute e di assistenza. E ci sono anche i giovani. Sbandati, incazzati: se provi a dirgli qualcosa, se li provochi dicendo “ma quando vi svegliate? Il futuro è vostro non certo mio?” quelli ti rispondono: “E tu che fai la morale che cosa sei stato capace di realizzare per la società in questa isola?” Hanno ragione! Tutti hanno le loro ragioni e questa è un’altra constatazione che va tenuta presente nelle nostre considerazioni.
V – Tutti hanno le loro ragioni. Ma se questi sono gli inverni che si passano su questa isola le conseguenze le mettiamo in vetrina d’estate.
M – Infatti d’estate c’è l’apparente resurrezione dell’isola. Decine di navi, aliscafi che arrivano, sbarcano automobili, camion. Automobili private e pubbliche che si muovono provocando ingorghi. Barche private, imbarcazioni, natanti che intasano il porto e devono fare benzina. Commercianti che devono rifornirsi delle loro merci. File di auto e persone che devono partire, file ai negozi, file per Frontone, file per prendere l’autobus. Non ci sono parcheggi ma facciamo le multe. Da quanti anni parliamo di parcheggi? Mi ricordo che tu e Salvatore (Perrotta ndr) negli anni ’80, circa 40 anni fa, avete cercato di fare un parcheggio lì dove oggi c’è l’eliporto. Quella proposta non ebbe successo e ancora adesso non riusciamo a dare soluzioni. Soluzioni che diano ordine, che diano una nuova immagine all’isola.
V – Mi fa piacere che ti ricordi di quel parcheggio. Noi eravamo ragazzi. In Amministrazione c’era già Ferraiuolo sindaco ma anche Gazzotti, allora segretario della DC. Luciano era un uomo che pensava, programmava, organizzava: molti lo hanno dimenticato. Ebbene noi pensammo di fare un grande parcheggio fuori il centro abitato, pensammo a Tre Venti. Non fu facile realizzarlo. L’idea ispiratrice era questa: i turisti che arrivavano con le auto, una volta scaricate le loro automobili dei bagagli nei rispettivi appartamenti, portavano le auto al nostro parcheggio e noi con un’altra auto li accompagnavamo a destinazione. In quei tempi c’erano diverse persone che volevano realizzare parcheggi. Mi ricordo che c’era anche Giorgio Marcone che aveva grossi spazi sull’albergo di Chiaia di Luna. Se negli anni ’80 fossimo partiti con queste idee avremmo creato nuove attività imprenditoriali e risolto il problema del parcheggio selvaggio. Non funzionò il nostro parcheggio perché continuarono a permettere la circolazione ai non residenti e si continuò con il parcheggio selvaggio lungo le strade, con le multe e addirittura con le rimozioni.
M – Non si vogliono prendere iniziative cosiddette “impopolari” ma poi i vigili continuano a multare perché tutte le automobili sono in sosta vietata. Con le conseguenti discussioni e insoddisfazioni del turista. Ma questa è la nostra isola. Già d’inverno, con soli 1000 residenti, non abbiamo posti per parcheggiare, come possiamo permetterci di ospitare altre automobili d’estate quando arriviamo a 20 mila abitanti? Quella vostra idea è una delle tante: le buone idee vengono scartate. Ma come si fa ad analizzare i problemi, a fare nuove riflessioni, a dare soluzioni ai tanti problemi se non c’è nessuno che vuole pensare? Quando e con chi si devono fare queste riflessioni per capire il da farsi?
V – Tutti i servizi saltano d’estate. Tu hai parlato nella tua lettera aperta dello scandalo delle esalazioni del depuratore e degli accumuli dell’immondizia davanti ai cassonetti nell’estate passata.
M – Una vergogna continua che è durata 40 giorni. Eravamo pieni di turisti e ci sentivamo umiliati. Come si fa a fare turismo senza un minimo di servizi che funzionano. Ma il problema è capire se i nostri servizi: approvvigionamento idrico, depurazione fognaria, raccolta rifiuti solidi urbani, ma anche collegamenti marittimi, sono adeguati al turismo che abbiamo la pretesa di fare. Abbiamo soluzioni da proporre?
V – Tu l’hai detto nella tua lettera: “Le Amministrazione passate si sono incolpate reciprocamente sia della cattiva depurazione, sia della raccolta della nettezza urbana”. Non riusciamo mai a trovare un colpevole e finisce che i colpevoli sono i cittadini che pagano le tasse, che tra l’altro aumentano.
M – Io ho già detto che non voglio giudicare. Ma i cittadini pagano le tasse, gli operatori turistici pagano le tasse. Se Acqualatina viene salvata, se l’appaltatore della Rsu viene giustificato, ma la colpa di chi è se le cose non funzionano: dei cittadini? Ma chi sicuramente ha ragione di protestare, di lamentarsi, sono i turisti che vengono a Ponza a portarci il denaro che ci permette di campare. Noi abbiamo votato le nostre Amministrazioni: non le hanno votate i turisti. I turisti hanno scelto questa isola per la propaganda che noi abbiamo fatto. Tranquillità, bellezza, pulizia, mare, sole, benessere. Siamo noi che dobbiamo essere in grado di garantire ai nostri ospiti quello che promettiamo. Per cui dobbiamo una volta per tutte decidere di fare seriamente turismo. Per farlo bisogna organizzarlo.
V – Hai detto: “Dobbiamo essere in grado di garantire ai nostri ospiti quello che promettiamo”, forte come frase.
M – Vincenzo, ripeto: o restiamo e combattiamo o facciamo come fanno tanti. Lavoriamo tre mesi d’estate, non importa come e in quali condizioni, e poi ce ne andiamo d’inverno da un’altra parte. Così non dobbiamo assumerci le responsabilità. I residenti, vuoi o non vuoi, sono responsabili. Responsabili perché sono loro che abitano questo scoglio. Sono loro che lo vedono crollare sotto i loro piedi. Sono loro che votano gli amministratori che sono altri ponzesi. D’estate c’è il bel tempo, c’è il sole, c’è movimento, c’è la vacanza, c’è il rapporto con i professionisti continentali, i vip. Ma non si vive solo d’estate e soprattutto in quelle condizioni di tensione a lavorare 16 ore al giorno e temere di non fare l’incasso. La vita è un’altra cosa. Ora io con quella mia lettera ho tentato di stimolare una riflessione, senza pretese e senza velleità personali.
V – In tutto quello che dici, anche dalla tua lettera, si percepisce una grande maturità. Grande consapevolezza di essere ad un bivio: o dentro o fuori. Ma hai capito che qualsiasi cosa si possa pensare non è l’individuo che può realizzarla ma ci vuole altrettanta consapevolezza di altri uomini e donne residenti su questa isola? Io per questo ti ho dato il mio sostegno ed è per questo che stiamo qui a propagandare le nostre convinzioni
(continua…)