di Silverio Guarino
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Esistono il “fast food” e lo “slow food”, la “fast medicine” e la “slow medicine”… e quindi anche la “fast lecture” e la “slow lecture”.
Ogni giorno vengo a visitare il nostro sito di Ponzaracconta, dico ogni giorno, qualche volta negli intervalli di tempo concessi dal mio lavoro quotidiano, qualche altra volta di sera e ancor di più nel fine settimana…
I contributi sono sempre interessanti e incuriosiscono il visitatore. Ma… C’è un ma che frena l’entusiasmo del lettore (condiviso da molti): la eccessiva lunghezza dei “pezzi”.
Bisogna leggere con calma per capire ed apprezzare i contenuti: la “slow lecture”, insomma.
Non si può leggere in fretta (la “fast lecture”), né pensare di farlo poi, perché i contributi sono spesso correlati alla realtà del momento e perderebbero di efficacia e di interesse se letti poi.
Non potrebbe la redazione consigliare delle linee-guida sulla lunghezza dei testi da pubblicare?
Per non parlare poi dei verbosi e compiaciuti commenti di alcuni lettori che fanno passare la voglia di leggerli al solo scorgere la loro lunghezza.
E le foto? Quante bellissime foto compaiono in un articolo e quante di esse vengono rapidamente fatte scorrere davanti ad una vista sempre più affannata a rincorrere i testi e i contenuti.
Troppe cose potrebbe fare la redazione, già oberata da mille impegni ma basterebbe esortare alla sintesi i collaboratori di Ponzaracconta.
Oggi gli studenti delle scuole superiori svolgono i temi d’esame con precise limitazioni di spazi e tempi; il tema che si fa in classe non è più fatto da “una testa”, “un corpo” e da “gambe”, ma da un conciso linguaggio ricco di contenuti.
Così come fanno i giornalisti quando c’è da riempire uno spazio ben preciso senza eccedere in lungaggini.
Nel mio piccolo ho sempre contribuito con testi stringati e non più lunghi di una pagina o poco più (potete controllare), ma probabilmente sono stato preso in considerazione come esempio da non imitare.
Non venga considerato da qualcuno questo mio pensiero come un oscuramento alla libertà di espressione; che ognuno continui a scrivere quanto, cosa e come vuole.
Si ricordi però che se lo scrivano si allunga troppo lo fa nella speranza che qualcuno, generoso possessore di tempo libero, possa leggere solo nelle “notti buie e tempestose” di Snoopyana memoria.
Ecco però, per terminare, un’idea e forse la giusta soluzione: perché non indicare, di settimana in settimana i testi “slow” e quelli “fast”, da riunire in due elenchi separati, così da informare il visitatore della lunghezza dei contributi?
In questo modo si potrebbe dedicare il tempo giusto alla lettura e voi sapete bene che a me piace leggere e che non sempre ho a disposizione il tempo di un viaggio con le lumache della Laziomar (Non tutti i mari vengono per nuocere…).
Luisa Guarino
9 Gennaio 2022 at 17:40
In duplice veste di sorella e di direttore, scegliete voi l’ordine, rispondo a Silverio. Non possiamo imporre una lunghezza per gli scritti dei nostri collaboratori: dobbiamo confidare nella loro volontà di voler comunicare, senza narcisismo e troppi fronzoli. Né possiamo introdurre due nuove categorie in cui suddividere scritti slow e fast: sarebbe un lavoro in più per i ‘tecnici’ della redazione, e secondo me inutile. Si può comunque sempre dare una scorsa preventiva prima di immergersi nella lettura, considerando che l’interesse o la bellezza di un testo non si può giudicare dal numero di battute. Però mettendo insieme autore + argomento + lunghezza, si possono fare delle valutazioni preventive. C’è una rivista blasonata, Vanity Fair, che in calce a servizi, articoli, interviste etc scrive “tempo di lettura… “: non so se lo faccia ancora perché è un po’ che non la leggo. Ma non so quanto ciò possa essere indicativo.
Al di là di ogni considerazione, trovo in ogni caso intollerabile un commento più lungo dello scritto cui si riferisce. Invece credo che Franco possa stare sereno in merito alla sua epicrisi: mi sembra puntuale e sintetica, quindi assolutamente non “indigesta”. Neanche per mio fratello.
silverio lamonica1
26 Gennaio 2022 at 18:53
Io di solito preferisco scrivere brevi componimenti. Però talvolta, mi accorgo di aver omesso particolari importanti che avrebbero reso “più esplicito” il senso di ciò che volevo dire. Anzi altre volte mi mordo le dita, per non essermi dilungato ad illustrare dei particolari essenziali alla narrazione.
Insomma quando si scrive è bene essere chiari al massimo e talvolta, l’eccessiva concisione può creare brutti scherzi.
La redazione qualche accorgimento certamente lo adotterà: pubblicare a puntate gli articoli lunghi o molto “corposi”. Di solito gli articoli fino a due cartelle dattiloscritte si leggono senza problemi, a meno non siano stesi con un linguaggio troppo ricercato, da iniziati. Quando lo scritto supera le tre cartelle, allora sarebbe opportuno pubblicare l’articolo in due o più puntate (ma a me sembra che ciò già avvenga).
Comunque bando agli articoli verbosi e noiosi (su questo sito ancora non ne ho riscontrati), come gli interventi di certi oratori che io descrissi a suo tempo in un sonetto e che mi permetto di riesumare (essendo passati ormai diversi anni)
https://www.ponzaracconta.it/2012/11/08/tribune-tolk-show/