di Rosanna Conte
Continua il dialogo con Marco Di Folco, il giovane neolaureato in Economia, soffermandoci sugli aspetti propositivi della sua tesi dal titolo “Ponza: laboratorio per un turismo sostenibile”.
per la prima e seconda parte leggere qui (1) e qui (2)
Domanda: Fra le risorse che ha Ponza cosa si potrebbe mettere a frutto inserendola nel circuito turistico?
Risposta: Gli itinerari culturali… abbiamo le cisterne romane, le necropoli, il centro storico settecentesco, i cameroni dei confinati, i resti della miniera… ma anche itinerari enogastronomici. La terra potrebbe essere ripresa come sta avvenendo in alcuni punti dell’isola con una produzione locale che darebbe forza al turismo non solamente balneare
D: Potresti sintetizzare le criticità del turismo ponzese?
R: Oltre a quelle già esposte, bisogna aggiungere l’assenza di organizzazione commerciale, di itinerari storico-archeologici e ambientali, di un centro visite, di una zona verde attrezzata… in più incidono negativamente le carenze nei servizi (traffico, parcheggi, trasporti, fogne, depuratori, dissesto idrogeologico…)
D: Non mi sembra poco.
R: In realtà sarebbe necessario un progetto organico di riqualificazione urbanistica con la tutela dell’ambiente marino, la conservazione e fruizione dei beni naturalistici a terra, conservazione e valorizzazione dei beni culturali, riqualificazione della portualità, potenziamento delle attrezzature sportive e ricreative.
Tra le varie fonti di informazione che ho analizzato nella mia tesi, c’è anche un vecchio progetto per un turismo sostenibile, che mi è stato fornito, e che tratta temi molto interessanti e attuali.
D: A quanto tempo fa risale questo progetto?
R: Al 2004
D: Vogliamo evidenziarne qualche aspetto interessante?
R: Certo, ad esempio in questo progetto si parla di organizzazioni di categoria, concetto che attiene all’argomento dell’associazionismo che è uno dei primi punti da me trattati. Il comune ha bisogno anche di organizzazioni di categoria, che sappiano proporre ed esporre idee che migliorino le loro attività, senza intaccare il bene comune. Perché con le categorie organizzate si può discutere di politica dei prezzi, di comportamenti scorretti, di interessi di parte, di interventi su una particolare zona per migliorare l’immagine dell’isola. Importanti allo stesso modo sono i comitati di zona dei cittadini.
D: In questo progetto, che mi pare tu condivida, almeno nell’impostazione della metodologia, c’erano anche indicazione su come intervenire su problematiche concrete?
R: Sì, si parla del centro storico, e di tutte le problematiche che lo caratterizzano, come il caos che si viene a creare all’arrivo delle navi, la circolazione dei mezzi, e la conseguente necessità di risolverli, vietando, stroncando le cattive abitudini, impedendo gli abusi. Si propone ad esempio la possibilità di non far sbarcare più auto a Ponza.
D: E’ una proposta molto forte
R: Certo in quel progetto c’era scritto: “E’ chiaro che si deve stabilire nel medio periodo di non far sbarcare più auto a Ponza, nel frattempo fare scelte indirizzate verso questo obiettivo. Il Turista proviene dalle città ed è abituato a convivere con i problemi legati al traffico, allo smog e quindi alle regolamentazioni restrittive rispetto alla circolazione. Basta solo parlare di limitazione dello sbarco delle automobili e di “pulmini elettrici” perché la stampa nazionale si interessi all’isola in modo positivo. Quindi ci si deve mettere a lavoro per programmare il futuro facendo scelte progressivamente coerenti per un’isola ecologica. Gli obiettivi da raggiungere nel breve tempo (coerenti con l’obbiettivo finale di vietare lo sbarco delle automobili sull’isola), sono:
1) Regolamentare la circolazione dei veicoli residenti;
2) Vietare la circolazione ai veicoli non residenti;
3) Potenziare il servizio autolinee pubbliche;
4) Sensibilizzare l’associazione dei tassisti ad una maggiore collaborazione;
5) Trovare aree di parcheggio pubbliche e private”.
D: Mi sembrano sagge decisioni da applicare ancora oggi
R: Sì, a evidenziare l’immobilismo delle scelte riguardanti le attività turistiche, posso aggiungere che da quel progetto viene fuori un’ottima analisi sulla situazione attuale di Ponza:
“Ponza, malgrado le sue inefficienze sfruttando al meglio la sua posizione geografica (la vicinanza con Roma), e le sue bellezze naturali, riesce ancora a concorrere e a creare buoni guadagni. Ma se cambiano le mode? Possiamo continuare ad investire in campi già saturi inseguendo le mode e i gusti cittadini che comunque possono cambiare o possono rivolgersi a mete turistiche più convenienti? Possiamo continuare a sfruttare una stagione che diventa sempre più corta? Alla lunga l’eccessiva stagionalità diventa un elemento che certamente incide negativamente sulla struttura economica e sociale dell’isola. Possiamo basare un’offerta turistica sullo sfruttamento delle risorse naturali senza pensare ad una operazione di valorizzazione e di politica del territorio? Possiamo continuare a fare turismo con un’etica professionale e culturale basata sull’individualismo? E’ chiaro che un tentativo di razionalizzare i flussi, allungando la stagione turistica, è più immediatamente perseguibile in quelle realtà locali che già presentano una cultura “turistica” matura e un’immagine consolidata, ma ciò non toglie l’opportunità di favorire il radicamento di tale cultura anche in un’isola come Ponza che ancora asseconda le esigenze della domanda indipendentemente dalle contraddizioni che ciò può comportare. In questo quadro risulta evidente che una logica di pianificazione si rende necessaria, partendo dalle esigenze di miglioramento delle condizioni di vita, e di quelle produttive. Se da una parte è fondamentale coinvolgere la Regione per il finanziamento delle opere strutturali, è altresì strategico creare le condizioni per un cambiamento anche culturale da parte degli operatori economici nel mercato interno ed esterno. Favorire la cooperazione, l’associazionismo, migliorare i rapporti collaborativi con la Pro Loco in testa, ma organizzare altre forme che migliorino la comunicazione, l’immagine, la promozione turistica e ambientale dell’isola”.
D: Secondo questo progetto non ci sarebbe spazio in futuro per continuare a fare turismo a Ponza come si è fatto finora. E tu cosa ne pensi? Hai detto che è un’analisi attuale.
R: Dalla mia ricerca è venuto fuori che da una parte il mercato turistico è saturo e dall’altra gli spazi economici stanno diminuendo. Questo aggrava la prospettiva per i giovani ponzesi.
D: E allora cosa bisognerebbe fare?
R: Ci sono diverse azioni che si possono fare, a breve e a lungo termine. Si può incrementare l’offerta turistica con quanto c’è già di pronto sull’isola. Ad esempio si può favorire il turismo scolastico che occupa una buona fetta del mercato nazionale recuperando i beni legati ai momenti storici dell’isola e istituendo percorsi culturali che oltre ai beni storici tengano conto anche di quelli geologici.
D: Certo per fare questo non c’è bisogno di molto. E in prospettiva, a lungo termine?
R: A lungo termine bisogna muoversi su piani più difficoltosi. Partendo sempre da quanto è presente sull’isola e si può recuperare. Pensiamo all’agricoltura, che ha dato sostentamento a tutti i ponzesi dal 700 ai primi del 900, ed oggi è solo residuale. La terra è fatica ed è poco redditizia. Ci sono alcune aziende agricole che producono vino, ma sono gestite da imprenditori esterni e i ponzesi, pochi impiegati nel settore, fanno solo i contadini a loro servizio. L’agricoltura a Ponza non ha solo una importanza economica ma anche di controllo del territorio dal punto di vista idrogeologico, per cui qualcosa bisognerà inventarsi per invogliare i giovani ad occuparsi dei loro terreni. Bisogna portare i giovani ad amare la terra che dà lavoro tutto l’anno, naturalmente costituendo cooperative, aggregando terreni. Vendere i prodotti isolani è un obbiettivo in linea con lo sviluppo turistico. Anche la pesca, che ha integrato da sempre a Ponza l’agricoltura, non dà più sicurezza di un futuro roseo. Le leggi europee hanno limitato notevolmente lo sfruttamento del mare ai nostri pescatori e nel prossimo futuro si dovranno perimetrare i Siti di Interesse Comunitario (SIC) già individuati sia a Ponza, che a Zannone e Palmarola, dove sarà vietata la pesca. Ma anche in questo campo qualcosa bisogna fare. Per esempio la maricoltura potrebbe essere un’attività da sviluppare nel prossimo futuro.
D: Beh, hai messo molte idee in campo, e mi pare di capire che c’è molto da fare sia per le amministrazioni che si susseguiranno sia per i cittadini che spesso addebitano tutto solo a chi li amministra. Pensi che sia sufficiente tutto ciò?
R: Ho parlato con tanti ponzesi in questi mesi e alla fine mi sembra di aver capito qualcosa in più sulla fragilità strutturale, sociale e quindi economica di un sistema isola come quello di Ponza. L’isola è un pezzo di terra circondato dal mare. Oggi dipende dai collegamenti marittimi per tutto il necessario per vivere per cui, per lunghi periodi dell’anno rimane isolata. Questo aspetto bisogna sempre tenerlo presente per comprendere l’evoluzione sociale, economica e, se vogliamo, anche ambientale di Ponza. I collegamenti marittimi devono servire con continuità la comunità isolana per tutto l’anno. Le navi, gli aliscafi, devono essere a misura di isola.
D: Insomma dobbiamo sperare che i ponzesi superino i loro individualismo, si associno e collaborino per rendere il futuro turistico di Ponza più sicuro, avendo coscienza della necessità di tutelare il mare che è il loro bene primario, ma cominciando a guardare oltre, a tutti quei beni che possiede e non utilizza.
R: Si, oggi le attività turistiche non possono essere più ridotte al solo mare e la fruizione di tutti i beni che abbiamo può dare lavoro ai tanti ragazzi che altrimenti sono costretti ad andare via da Ponza.
Chiudiamo qui l’intervista a Marco che vuole riprendere la parte conclusiva della sua tesi
<<Prima di chiudere questa tesi sul turismo ponzese voglio ricordare ancora una volta tutti i miei amici, quelli in particolare che non hanno patrimoni famigliari da sfruttare per diventare adulti indipendenti e magari padri consapevoli del loro ruolo.
Questi giovani amici amano la loro isola e vorrebbero poterci vivere, non certo per tutto l’anno, ma vorrebbero non dover emigrare all’estero per trovare un posto di lavoro. Per dare futuro a questi giovani è necessario che le nuove classi dirigenti dirigano la loro programmazione in direzioni di politiche sostenibili.
Io me lo auguro perché desidero tornare ancora per tanti anni in questa isola e vederla sempre bella, e trovare i miei amici inseriti e felici nella loro isola con una loro attività a sorridermi, a darmi la loro immutata amicizia e a offrirmi magari una cena al loro ristorante o un gommone del loro noleggio.
Un particolare ringraziamento va al professore Vincenzo Ambrosino, che fin da subito ha creduto in questo lavoro, mettendo a disposizione tutto il suo sapere e la sua esperienza, ma soprattutto lo ringrazio per avermi dato modo di conoscere la storia e gli aspetti più nascosti di Ponza>>.