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Ho letto nei giorni scorsi la critica ad una riduzione teatrale di un libro di David Grossman – “Caduto fuori dal tempo”, vedi avanti -, con un intervista all’autore e alla regista dell’opera teatrale.
David Grossman (Gerusalemme, 1954) è un importante scrittore israeliano noto anche per il suo impegno politico e civile [“Grossman è un attivista e sostenitore della sinistra israeliana, in particolare del Partito Laburista Israeliano, dai tempi di Yitzhak Rabin, ed è un critico della politica governativa nei confronti dei palestinesi di Gaza e Cisgiordania” (da Wikipedia)].
La sua vicenda umana (e anche letteraria) è stata segnata dalla morte del figlio Uri, di 20 anni (nell’agosto 2006) durante un’operazione militare in cui era impegnato come soldato di leva. Un’esperienza sconvolgente, ai limiti della capacità di sopportazione di un essere umano. Ma Grossman è anche uno scrittore…
Il romanzo “A un cerbiatto somiglia il mio amore” (2008) “narra di una madre che con un gesto vitalissimo e disperato fugge dai militari venuti ad annunciarle la morte del figlio”; attraverso la storia della madre, alla ricerca del figlio, viene ripercorsa la storia di un’intera nazione, con le sue contraddizioni e fragilità.
Lo spettacolo teatrale di cui parla l’intervista (di Wlodek Goldkorn, su la Repubblica del 16.11) è la messa in scena di un suo libro del 2011, Caduto fuori dal tempo, nella drammaturgia di Elena Bucci (al Teatro Parenti di Milano dal 17 novembre), con Mario Sgrosso e il musicista Simone Zanchini alla fisarmonica – nella foto in alto).
L’intervista a due voci, condotta dal giornalista interpellando lo scrittore e la regista-attrice, contiene diversi spunti interessanti, strettamente connessi ad articoli usciti di recente sul sito intorno per l’occasione della ricorrenza del 2 novembre.
Mi riferisco in particolare a: Ho tralasciato di piangere i morti, di Franco De Luca; a I morti pazienti e cortesi si facevano da parte per farci giocare e Dei commenti e delle pene. Lettera a Gabriella, entrambi di Tano Pirrone.
Dice Grossman:
– Ho scritto il libro quattro anni dopo la catastrofe che ha subito la mia famiglia. Nello spazio temporale del lutto, quattro anni sono un battito di ciglia».
E più avanti: «Volevo trovare il luogo, dove perfino nell’abisso della perdita, la vita dà segni di esistenza. I credenti trovano conforto nella fede che ci sia vita dopo la morte. Ma io non sono credente. E ho capito che per una persona laica come me, il luogo più significativo dove la vita, con tutta la sua ricchezza, coesiste con la perdita e l’orrore del nulla, è l’arte. L’unico luogo dove la vita e il nulla agiscono e nutrono l’uno l’altro è letteratura, poesia, musica, teatro».
E ancora: «È (il teatro) un luogo che ci mette in contatto con riti religiosi arcaici, ma lo fa in un modo laico. E che racconta la storia del genere umano nel più profondo senso laico. Perché la laicità non significa solo non essere religioso ma è una autentica e dolorosa consapevolezza di come noi non credenti siamo soli in questo mondo, come è difficile l’esercizio di empatia e come siamo intrappolati nelle nostre angosce. Però, più invecchio e più mi piace il cinema. Trovo il teatro oggi non abbastanza folle e mordente. E troppo poche volte ne rimango scosso. Il tuo teatro, Elena, è diverso.
Sono rimasto scosso e commosso da quel soffio di vento buono, della boccata di aria fresca».
La prima frase che ho espunto e riportato è bella, tanto che ho girato ai miei amici l’intera l’intervista (per chi interessa, è in file .pdf in fondo a questo articolo). E mi ha dato da pensare a lungo, anche alla luce di quanto abbiamo scritto sul sito, dei modi che hanno le persone di continuare a vivere dopo un grave lutto…
Sono arrivato alla conclusione che le parole di Grossman – molto sentite e sicuramente vere per lui – non sono applicabili in generale.
Ognuno trova sollievo a modo suo, secondo sue proprie modalità di reazione. Quindi… il credente trova conforto nella fede, Grossman nell’arte e nella scrittura, Elzéard Bouffier, il pastore di racconto di Jean Giono (vedi qui) – nel piantare alberi, Forrest Gump nell’attraversare di corsa tutta l’America…
Ognuno si difende a modo suo e trova dentro se stesso le risorse per superare l’ineluttabile.
Poco consolatorio e senza la sicurezza di riuscire. Ma così è la vita.
David Grossman
Articolo di Wlodek Goldkorn da la Repubblica del 16 novembre 2021:
David Grossman a teatro. Caduto fuori dal tempo. Da la Repubblica
Immagine di Copertina: Caduto fuori dal tempo Teatro David Grossman (foto ©Marco_Caselli_Nirmal)