di Gianni Sarro, Tano Pirrone e Sandro Russo
Con il Corso di Gianni Sarro stiamo affrontando quest’anno il cinema di critica sociale e politica (cosiddetto “cinema civile”) attraverso le opere di due Autori in particolare: i registi Elio Petri e Franco Rosi.
La classe operaia va in paradiso è un film del 1971 diretto da Elio Petri, scritto con Ugo Pirro, vincitore del Grand Prix per il miglior film al Festival di Cannes 1972.
Come d’abitudine nel Corso, quando si incontrano temi di cui qualcuno dei partecipati è particolarmente esperto, o ha esperienza diretta, Gianni gli “ritaglia” – come si potrebbe dire in gergo cinematografico – un “cameo” autogestito nel corso della lezione. Stavolta l’ospite d’onore era Tano, per i suoi trascorsi di lavoro in fabbrica, proprio negli stessi anni del film.
Per inquadrare più complessivamente il tema del film, riporto la voce che gli dedica “Il Mereghetti” :
Da “Il Mereghetti” – Dizionario dei film (1) (cliccare per ingrandire). Cita la colonna sonora di Ennio Morricone (3)
D’altra parte già il regista si ebbe a dolere degli attacchi che da più parte il suo film ricevette, con queste parole:
«Con il mio film sono stati polemici tutti, sindacalisti, studenti di sinistra, intellettuali, dirigenti comunisti, maoisti. Ciascuno avrebbe voluto un’opera che sostenesse le proprie ragioni: invece questo è un film sulla classe operaia»
(Elio Petri, 1972)
Il film è sulle lotte operaie in fabbrica nei cruciali anni ’70. Fondamentalmente degli operai, ma altri soggetti non meno importanti sono i sindacati e gli studenti. Durante la lezione sono stati considerati tutti in “presa diretta”.
Patrizia che al tempo era nel “movimento studentesco” ha deplorato in modo in cui Petri tratta gli studenti (come parolai e mestatori) e Sandro ha ricordato la posizione di Pasolini quando nei disordini di Roma, a Valle Giulia (1º marzo 1968), prese posizione a favore dei poliziotti (meridionali e figli di diseredati) contro gli studenti (figli delle classi privilegiate, “figli di papà).
Tano ha fatto l’intervento centrale che sarà riportato a parte (domani – Ndr)
Gianni ha ricollegato il tutto, parlando della costruzione del film nel contesto socio-politico di quegli anni e dei vari personaggi.
Il giorno dopo ci ha inviato la memoria scritta di Tano, con l’introduzione che segue.
S. R.
Carissimi tutti,
Tano mi ha inviato qualche pagina sul tema del rapporto fabbrica/sindacato, che io gli avevo chiesto di approfondire per l’incontro di venerdì scorso. Per chi non segue il corso, il film in oggetto era La classe operaia va in paradiso, di Elio Petri (1970). Tano ripercorre spigliato , a tappe veloci, alcuni degli snodi più importanti degli anni settanta. Potremmo sottotitolare questo scritto: Passioni di un decennio, citando per intero il titolo dell’ultimo opera dello storico Paolo Spriano (2) (mio prof. all’università, a cui l’unica cosa che non perdono è di essere scomparso prima che la mia tesi di laurea, con lui concordata, vedesse piena luce).
Buona lettura
G. S.
Un’altra locandina del film, con “Militina”, il compagno internato in manicomio (grande interpretazione di Salvo Randone), Lulù, (Gianmaria Volonté) e l’Adalgisa (Mietta Albertini) che ha con il protagonista un frettoloso rapporto sessuale in una 850 Fiat, ricordato come tra i più tristi della storia del cinema
Mariangela Melato (nell’ottima interpretazione di Lidia, la nuova compagna di Lulù dopo la separazione dalla moglie, con cui il protagonista non riesce più ad avere rapporti sessuali a causa dell’alienazione procuratagli dal lavoro in fabbrica
Note
(1) – Il Mereghetti. Dizionario dei film, il dizionario enciclopedico di cinema curato dal critico Paolo Mereghetti e pubblicato da Baldini&Castoldi. (*) Questa è la mia edizione del 2008, ma ne esce una nuova edizione aggiornata ogni due anni (ogni 4-6 anni compro la nuova e regalo la vecchia). Quella del 2021 l’ho appena regalata ad un’amica per il suo compleanno (ha in copertina Dart Fener di Guerre stellari)
(2) – Paolo Spriano (1925 – 1988) è stato uno storico, saggista e docente universitario. Autore di una monumentale opera in cinque volumi: Storia del Partito Comunista Italiano (1967-1975), certamente la sua opera più celebre. Da non confondere con Enzo Striano, autore del romanzo storico Il resto di niente (pubblicato nel 1986). Già trattato su queste pagine (digitare – Il resto di niente – in Cerca nel Sito).
(3) – “Il Mereghetti” (vedi sopra) cita Ennio Morricone come autore di “una delle più riuscite, difficili e geniali colonne sonore”. Utilizza i “rumori” della fabbrica, che insensibilmente, sommessamente si trasformano in musica. Ma questo film è particolare (unico) anche perché il musicista vi compare di persona, come un operaio addetto ai carrelli, sui titoli di coda.
[“La classe operaia va in paradiso”, per Ponzaracconta (1) – Continua]