Segnalato dalla Redazione
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Lo sappiamo: le isole nei periodi estivi per via della confusione e degli affollamenti che le travolgono non riescono mai a dare l’esatta immagine di quelle che sono. Le bellezze naturali ne vengono offuscate e perdono l’identità, valori di cui si riappropriano con l’autunno.
Succede per tutte le isole. Perciò proviamo piacere quando ci imbattiamo in articoli che consigliano di visitare le isole in autunno e, ovviamente, ci fa ancora più piacere quando ad essere interessata è la nostra isola.
Segnalato da più parti riprendiamo e riproduciamo, a beneficio dei nostri lettori, un bel reportage su Ponza pubblicato dal magazine Donna Moderna, nella rubrica Viaggi in Italia di questa settimana
da Donna Moderna del 18 ottobre 2021
VISITARE PONZA IN AUTUNNO
di Alessia Cogliati
Quando i turisti se ne vanno, l’isola del Tirreno torna alla vita tranquilla di sempre. Chi sbarca qui in autunno può fare trekking con viste spettacolari, giri in mare e tuffi indimenticabili. Perché il bagno da queste parti si fa fino a novembre
- Nell’entroterra di Ponza la natura è selvaggia
Il bagno nelle acque di Palmarola - A tavola legumi e ricette di pesce
Come organizzare un viaggio a Ponza
Prima il buio profondo del mare di notte, poi una striscia orizzontale di luci che annunciano la sorpresa, infine le case multicolore del porto che sembrano volersi tuffare in acqua. È questo il primo colpo d’occhio che ho arrivando a Ponza con l’ultimo traghetto della giornata. Uno spettacolo che non è meno emozionante di giorno quando l’arancione, il turchese e il rosso dei muri vengono accesi dai raggi del sole e le strade del centro sono un via vai di marinai e gente del posto. Sono appena sbarcata sull’isola dell’arcipelago al largo di Gaeta e capisco che è l’autunno il momento migliore per visitarla. Quando i turisti se ne vanno e si torna alla vita tranquilla di un luogo dove abitano poco più di tremila persone.
Nell’entroterra di Ponza la natura è selvaggia
Con una temperatura piacevolmente mite e un sole che non scotta, ottobre è il mese ideale per esplorare l’isola da terra. Cerco on-line consigli sui sentieri e, tra il trekking più frequentato verso Punta Incenso e il percorso meno battuto verso Punta Fieno, scelgo il secondo. Non sarò certo io a fare quello che fanno tutti, mi dico. L’entusiasmo viene subito messo alla prova quando chiedo all’autista dell’autobus, al barista e a due passanti e nessuno di loro sa da che parte io debba andare. Mi salva la proprietaria di un albergo che mi indica la direzione da prendere.
Se volete farlo anche voi, seguite me: dalla strada principale dei negozi di Santa Maria parte via Scotti che tra mura bianche, passaggi in piccoli cortili e scale levigate porta fuori dal centro e verso la natura. Che qui è selvaggia, tanto che a un certo punto mi taglia la strada un biacco, un serpente non velenoso che ho visto anche in Toscana. Il sentiero sale ma senza tratti ripidi e mi porta in cima dove mi attende la vista che cercavo. A destra le case colorate del porto, a sinistra la scogliera di tufo bianco della spiaggia Chiaia di Luna che finisce nelle acque verdi del Tirreno. Passo dopo passo, su un percorso segnato da cespugli di mirto e fichi d’India, incontro un contadino con una fascina di fieno e alcuni asini. Per terra scorgo piccole targhe che riportano poesie di Pessoa e Quasimodo e che mi accompagnano verso terrazze ricoperte da filari di vigna.
La storia del vino qui è presto spiegata: nel Settecento Carlo di Borbone colonizzò l’isola e assegnò questa zona alla famiglia Migliaccio che, originaria di Ischia, piantò le varietà che conosceva: Biancolella, Guarnaccia, Forastera e Aglianico. Proseguo scendendo verso il mare e incontro proprio la persona che ha creato le targhe, un poeta, Antonio De Luca, che mi offre un bicchiere di vino sperimentale della sua cantina e un libro di poesie di suo pugno. Con gli occhi pieni di bellezza (da qui si vede il faro della Guardia che si staglia bianco contro il cielo) e il cuore pieno di gratitudine per un’ospitalità inaspettata, ritorno in paese.
Se preferite l’escursione più semplice ma non meno spettacolare, scegliete Punta Incenso: c’è un sentiero che dal capolinea del bus, davanti al ristorante Zia Anna, vi porta verso una vista incredibile su Zannone e Gavi.
La vista dal mare sulle abitazioni multicolore di Ponza è uno spettacolo.
Molte case hanno tetti a cupola pensati, un tempo, per convogliare l’acqua piovana nelle cisterne
Il bagno nelle acque di Palmarola
Venire a Ponza e non vedere le sue spiagge è un sacrilegio, soprattutto perché il bagno si fa fino a novembre. Proprio sotto Punta Incenso, con una discesa che a prima vista sembra difficile ma non lo è se si indossano scarpe da ginnastica, c’è Cala Gaetano. È un susseguirsi di scogli aguzzi dove ammirare un mare dalle mille sfumature attraversato da pesci. Facendo snorkeling vedo un polpo ma so che qui nuotano anche piccoli merluzzi, occhiate e murene.
Se cercate la sabbia, Cala Feola è tranquilla e accessibile da terra grazie a una scalinata, Cala Frontone si raggiunge dal mare, è lunga e attrezzata (il consiglio è nuotare fino ai grandi scogli piatti e bianchi alla sua sinistra). Infine, le piscine naturali, due “vasche” scavate nel tufo dal vento e dal mare.
Se di mare non ne avete mai abbastanza, fate come me e prenotate un giro in barca verso Palmarola. Io scelgo un tour con un piccolo gruppo e un marinaio ponzese che solca il Tirreno da tempo e che mi porta nei punti più belli di quest’isola disabitata dove, se vedi cadere dei sassolini dall’alto delle scogliere, è perché le capre stanno correndo tra i cespugli e le palme nane. Cala Vardella, la Cattedrale, Forcina segnano tappe spettacolari tra faraglioni e grotte da esplorare con maschera e boccaglio.
A tavola legumi e ricette di pesc
Un capitolo a parte lo merita la cucina che a Ponza è speciale perché mette insieme ricette romane e napoletane. In alcune zone aride e sassose dell’isola si coltivano le cicerchie che poi finiscono in zuppe con le patate, vengono trasformate in creme per il polpo arrostito, insaporiscono i piatti di pasta. Il pesce che si compra nei negozi affacciati sul porto (i marinai garantiscono che sono tutti ottimi) viene esaltato in ricette povere, come le alici con limone e rosmarino, o molto elaborate, vedi la calamarata con totani ripieni che sarebbe un piatto natalizio ma viene servito tutto l’anno. Difficile mangiare male sull’isola e poiché i ristoranti non hanno molti tavoli, può capitare di fare amicizia con gli altri clienti. Attaccando bottone ho scoperto molti dei luoghi di cui vi ho parlato qui.
Il pesce fresco è alla base di molte ricette della cucina di Ponza: tra queste non può mancare la zuppa
Come organizzare un viaggio a Ponza
Organizzati così
→ Sul sito della compagnia laziomar.it vedi orari e costi dei collegamenti da Formia a Ponza.
→ Sui siti airbnb.it, booking.com e vrbo.com trovi alberghi e appartamenti vista mare da 30 euro a notte. La zona del porto è la più frequentata, per guardare il tramonto su Palmarola da casa meglio le piscine e Cala Feola.
Le gite in barca
→ Una barca va prenotata con qualche giorno di anticipo. Zio Jack, alle piscine naturali, ne noleggia una senza skipper a 70 euro al giorno, una più grande con conducente a 200 euro per 4 persone (ziojackponza.it). Il servizio fa parte di un consorzio con altre 4 realtà (Nautica Cala Feola, Il Falco, Achille e Lucia, Attilio e Rita) che ha 80 imbarcazioni a disposizione.
→ La compagnia dei barcaioli offre gite a Palmarola fino al 20 ottobre (30 euro con il pranzo), poi riprende i tour a Ponza e alle isole vicine con la bella stagione (barcaioliponza.it).
I ristoranti
→ Così com’era, in località Calacaparra, prepara alici marinate, zuppa di pesce e calamarata (tel. 0771808683).
→ Dal Maestrale si gusta ottima pizza e piatti di pesce curati (tel. 3495003636).