di Patrizia Maccotta
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Se si potessero vivere più vite – ma non si può – mi sentirei di affermare che sono vissuta ripetutamente, in periodi diversi, a Sepino che si trova nella dolcissima valle del Tammaro, in Molise, non lontano da Boiano.
Questa città, della quale restano composte rovine, percorre un lungo tratto della linea del tempo.
Nasce nel II secolo a.C. e vive – circondata dalle sue mura, con il tuo teatro, la sua basilica, le sue terme – prospera e ricca fino al IX secolo d.C.
Viene abbandonata, per poi rinascere come la Fenice, dopo la venuta dei Saraceni e dei Normanni. In realtà si trasferisce solo in collina.
Riprenderanno a vivere i suoi resti, creando un incantato connubio tra passato remoto e passato prossimo, nel XVIII secolo, quando, riutilizzando in parte le pietre trascurate, saranno costruiti da contadini meravigliosi casali a due piani.
Questi casali, oggi restaurati, si fondono con le rovine. Tre di loro sono ancora abitati.
Si entra senza barriere: la città è aperta. Circondata dal verde. Immersa nel silenzio.
Pure noi siamo con lei sospesi tra la storia e il presente.
Tutto il resto scompare.
Nota della Redazione: Una foto può essere un contenitore di ricordi, emozioni, momenti di vita.
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