Segnalato dalla Redazione
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Da Latina Oggi dell’11 ottobre 2021, pag. 41 (anche in file .pdf in fondo all’articolo)
Storie. Presentato all’Archivio di Stato di Latina il progetto di digitalizzazione delle carte della prigione di Ventotene
di L. Alessia Ricciardi
Se le carte dell’ergastolo di Santo Stefano, il carcere borbonico costruito nel 1795 secondo i principi del Panopticon, il modello di carcere ideale ideato dal giurista Jeremy Bentham che permetteva di “osservare tutto”, sono custodite nell’Archivio di Stato di Latina, lo dobbiamo alla tenacia della sua direttrice, la dottoressa Elisabetta Vittoria Ruscone e tutte le sue collaboratrici che, fra moltissime difficoltà, stanno compiendo un lavoro enorme ed importantissimo: digitalizzare tutti i documenti relativi ai detenuti del carcere dei registri e, si spera più avanti, anche delle guardie penitenziarie.
Un lavoro che non è solo storico, ma che ha anche un grandissimo valore umano: ridare dignità a chi è passato in questo posto dove il regime ha incarcerato oppositori e liberi pensatori, in un posto dove non si poteva leggere null’altro che testi religiosi o di ideologia fascista, le relazioni con il mondo esterno erano impossibili e seppur circondati dal mare, impossibile vederlo dalle bocche di lupo.
Ieri è stato possibile leggere e soprattutto vedere, i documenti del carcere, le lettere che mogli, madri, figlie scrivevano ai detenuti e fare un confronto fra il sistema carcerario dell’epoca e quello di oggi, grazie alla Direttrice del Carcere di Latina, la dottoressa Nadia Fontana. Il carcere, dal 2016 è interessato da un piano di recupero, e nel 2017 viene siglato un patto per il recupero e la ri-funzionalizzazione dell’ex carcere borbonico che diventerà un centro dì documentazione e formazione per chi opera dentro e fuori le carceri.
Come sottolinea Silvia Costa, Commissario straordinario per il progetto, che, nominata a gennaio 2020 sta lavorando ininterrottamente per mettere in sicurezza la struttura e creare connessioni con l’isola di Ventotene e il territorio. A sottolineare il lavoro che si sta facendo per il recupero del carcere, c’è anche il dottor Alessandro Capriccioli consigliere della Regione e presidente della II Commissione Affari europei e internazionali, cooperazione tra i popoli.
Tutta la documentazione arriva dopo un lungo girovagare, andata persa in parte durante una rivolta, poi spostata a Frosinone poi qui e ora restaurata, digitalizzata e presto fruibile. È emozionante vedere la scheda di Alessandro Pertini, che passa a Santo Stefano gli anni dal ’29 al ’31, che viene schedato come celibe, capelli castani, alto 1,66. Alla voce religione un “nessuna”, scritto in grande. Perché la religione ha un ruolo chiave nel carcere, dove la colpa viene fatta pagare duramente, senza possibilità di recupero. Pensate a vivere con altre 900 persone intorno, perché tante ne ha contenute, e non potere leggere, scrivere, fare.
Ci vorranno anni prima dell’arrivo di Eugenio Perucatti, direttore del carcere dal 1952 al 1960, che arriva sull’isola con i suoi 10 figli, per cambiare qualcosa.
La stessa Ministra Cartabia recentemente lo ha ricordato per la sua visione dell’ergastolo ostativo. Perucatti credeva che il processo di recupero del detenuto passasse per tre fasi: dolore, espiazione. redenzione, e che occorresse ”difendere il diritto delle vostre anime a purificarsi con equa espiazione, a ottenere mezzi idonei per rinnovarvi, a essere rimessi nel consorzio civile riconciliandosi con l’umanità. Fu lui a promuovere l’affettività dei detenuti, creando il refettorio, un posto dove ricevere visite, anche coniugali. Un precursore. Come Altiero Spinelli, promotore del Movimento Federalista Europeo, che nel 1941 durante la sua reclusione sull’isola scrisse, con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, il Manifesto di Ventotene.
Un posto che è memoria storica per noi, ci porta in Europa e ci fa riflettere sul sistema carcerario attuale. Troppo importante per restare in un deposito. Oltre ai registri e alle lettere. ci sono anche i documenti relative alle guardie carcerarie che fino al 1950 riguardano anche le vite private. Figli, trasferimenti, vicende personali. Per poi cambiare e diventare semplici atti burocratici. Insomma, un tesoro che presto sarà condivisibile con tutti, un punto di partenza per tanti studi.
In file .pdf: Lettere dal carcere di Santo Stefano. LT Oggi 11.10.2021