di Rosanna Conte
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L’agile passo dell’autunno settembrino, fra una vendemmia e l’altra, ci ha trasportati in ottobre con le ultime giornate di residua attrattiva estiva. Ieri la pioggia ci ha fatto precipitare nella norma stagionale.
Può rimanere un po’ di nostalgia per l’estate appena conclusa, con le stradine affollate allo stremo, e il languore di cui parla Franco De Luca, Languore d’autunno, dilaga naturalmente. La presenza degli altri è sempre stata essenziale per l’umanità. Una volta l’incontro con la diversità – perché qualsiasi altro è diverso – era considerata occasione positiva poiché lo scambio accresceva conoscenze, abilità, apriva la mente. Oggi, nella società massificata che ha livellato il modo di vivere delle persone nella vita concreta o nelle aspirazioni, pensiamo di essere autosufficienti e modello per gli altri, quelli che il nostro modo di vivere non possono permetterselo. E siamo diventati schizzinosi, vogliamo scegliere tra gli altri quelli che pensiamo siano più simili a noi e scartare quelli troppo diversi, ritenuti assalitori del nostro “benessere”.
Al di fuori di questa logica ha agito Mimmo Lucano appena condannato a 13 anni con capi di accusa che riguardano la gestione della macchina amministrativa nell’accoglienza degli immigrati arrivati clandestinamente.
Per chi voglia conoscere quanto ancora non sa su questo Sindaco, Il grido di rabbia di Martina, la figlia di Mimmo Lucano dà la possibilità di ripercorrerne le vicende.
Deve aver fatto qualcosa di terribile per avere una condanna assimilabile a quella di un omicida: gli immigrati provengono da un mondo-altro quello che per noi non esiste, non vogliamo vedere, quello che vuole assalire il nostro benessere reale o a cui aspiriamo..
Forse non è sufficiente dire che si è fatto guidare dalla cura per la dignità umana che è il sale della democrazia. Altri hanno usato la macchina amministrativa per arricchirsi, per sistemare se stessi e i familiari e riescono a cavarsela tranquillamente, non lasciando meravigliato nessuno.
E’ lo spirito dei tempi? L’involuzione che stiamo vivendo accentua sempre più il suo movimento a spirale, come un buco nero in cui vengono attirati per scomparire ciò che una volta costituivano i valori riconosciuti della nostra società. Probabilmente la condivisione era fasulla: si evitava di sembrare anti-democratici, anti-solidali, anti-onesti, perché… ci si percepiva minoranza? Ci si poteva comportare tranquillamente da anti- usando molta discrezione? Ci deve essere una motivazione se siamo giunti a uno stravolgimento dei valori ormai dichiarato che non possiamo attribuire alla propaganda politica tout court, perché la propaganda parte dallo studio delle esigenze della gente.
Probabilmente un allentamento della vigilanza sulla vitalità della nostra democrazia in contemporanea con le trasformazioni economiche che hanno dato via libera agli impulsi più retrivi, quelli che non tengono conto degli altri, hanno permesso di far emergere disvalori che non ci si vergogna più ad affermare oggi.
Basti pensare alle evidenti e dichiarate simpatie fasciste e naziste di politici appartenenti a Fratelli d’Italia che dovrebbero far rabbrividire.
Il soffocamento della libertà, la negazione dei diritti umani, il ricorso alla guerra per dominare sugli altri popoli che hanno imperversato in Italia e in Europa nel secolo scorso, non sembrano elementi degni di riflessione, non preoccupano più.
La cacofonia dell’informazione minata alla radice dalla propaganda favorisce la condizione di sentire affermare tutto e il contrario di tutto, passando con facilità da un estremo all’altro. Complice la scarsa memoria in cui ci ha gettati proprio il dilagare dell’informazione nel web. Non esercitiamo più la nostra memoria e ciò che ci rimane delle nostre esperienze sono le percezioni che col passare del tempo si ricordano in maniera distorta.
Il fallimento della programmazione di cui parla Giuseppe Mazzella in “Le grandi scelte” è un problema ascrivibile a un contesto similare.
Gli esiti politici sono sempre la mediazione fra forze contrastanti, anche quando sembra che ci sia una chiara strada da percorrere sulla quale tutti concordano. Certo la mediazione avviene prima della scelta della strada comune, ma molto probabilmente qualcuno accetta con riserva e lungo il percorso non tiene fede alla decisione presa. Sono diverse le sfaccettature dell’animo umano, mai pienamente leggibili e lasciare solo chi ha la delega non aiuta.
Qualcuno può rilevare che non abbiamo più il senso della democrazia, la quale non è solo una struttura articolata che segue delle regole inclusive e prevede azioni metodiche sequenziali, ma si compie quando, attraverso il loro rispetto si conseguono risultati coerenti ai valori ad essa collegati e utili per l’intera comunità
Il fatto che siano scemati il senso di solidarietà, il rispetto dei diritti umani, la partecipazione alla cosa pubblica sono campanelli di allarme che ci dicono che è aperta la strada alla decadenza della democrazia.
Nel nostro piccolo territorio, dove la cesura è poco avvertita e il rapporto con l’altro è reso più facile dalla contiguità, può sembrare, questo, un discorso lontano, che non ci riguarda strettamente. Eppure anche sulla nostra piccola isola i segnali sono forti.
Da noi prevalgono i disvalori che riconoscono al più furbo il diritto di aggirare le norme che regolano la comunità, anche a danno degli altri. Solo per citare un esempio, pensiamo all’abusivismo che non è solo quello visibile e individuabile, ma principalmente quello che fa apparire legalmente come esistenti cose che non sono mai esistite.
Da noi se il pesce grande mangia quello piccolo, non ci si scandalizza più di tanto e non si pensa che bisognerebbe trovare un rimedio alla prepotenza del più forte. Ci si adegua.
Beh, ad essere pignoli, sono tanti i nostri disvalori e li viviamo in piena sintonia – e questo non riuscirò mai a capire come succeda – con l’ostentazione di una fede religiosa che, se fosse vera, dovrebbe far rimordere almeno la coscienza.
E’ la stessa contraddizione riscontrabile nel campo dell’ambiente. A parole siamo tutti ecologisti, poi in pratica buttiamo la plastica dappertutto, lasciamo il materiale ingombrante per strada e così via. Qui sull’isola siamo a livelli antidiluviani per la raccolta differenziata, e questo potrebbe essere considerata come causa principale del nostro comportamento scorretto, ma sono i piccoli gesti quelli che indicano la presenza di una coscienza ecologista, come dove si buttano le cicche di sigarette o se raccogliamo gli oli esausti prendendoci la briga di arrivare dietro la Caletta per conferirlo o se buttiamo le pile esaurite negli appositi contenitori.
Anche la tutela dell’ambiente è un valore democratico perché contempla il rispetto per gli altri, per i luoghi in cui viviamo e crea un vantaggio per la comunità.
Ben venga, quindi, la Comunità Energetica Rinnovabile Ventotene! La nostra sorella arriva sempre prima.
Nell’articolo Ventotene ospiterà la prima Comunità Energetica del Lazio , l’assessora regionale Roberta Lombardi parla di un piano regionale in cui non sappiamo come è collocata Ponza, ma se segue il modello di Ventotene, prevede investimenti, presumo volontari e non obbligatori, da parte degli operatori turistici locali. Potrebbe essere un banco di prova per verificare se siamo disposti a fare qualcosa per il pianeta e per noi. Potremmo godere di quelle api, infaticabili operaie, utilissime all’uomo (Fermiamo la morìa delle api e di altri insetti impollinatori) e di quei cavallucci marini, Quei piccoli draghi del mare, che ci incantano, senza creare gli appelli emergenziali in rete che spesso costituiscono un lavaggio di coscienza che non meritiamo.