di Rosanna Conte
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E’ il comandante Marzo il protagonista del docufilm (1) che vedremo alla Caletta martedì sera.
Per chi non lo conosce diciamo subito che “Marzo” è il nome di battaglia di Gian Battista Cànepa, un indomito spirito ligure che ha combattuto da volontario nella Grande Guerra, ha avversato il fascismo, ha affrontato il confino politico, è andato volontario in Spagna ed è stato comandante partigiano della resistenza ligure.
Il suo legame con la nostra isola è andato oltre il periodo in cui vi è stato confinato- arrivò nel 1928- perché il 30 marzo del 1931 vi sposò Maria Vitiello, la figlia del farmacista, un amore intenso che non è mai sbiadito in tutta la loro lunga vita.
Scrive Maria: Marzo è morto il tredici febbraio 1994, a novantotto anni: sessantatré li abbiamo passati insieme… e se dovessi rincontrarlo, in un’altra vita, lo risposerei, anche se mi portasse a vivere in una roulotte.
Maria è stata sempre al suo fianco occupando uno spazio di primo piano. La loro intesa era tale che prevenne il marito nella decisione di andare in montagna dopo la firma dell’armistizio, l’8 settembre del 1943, quando era prevedibile che ci sarebbero stati una feroce reazione tedesca e un forte rigurgito fascista che bisognava prepararsi ad affrontare. Intanto Cànepa, scappato dalla prigione in cui era rinchiuso a Torino, grazie allo sbandamento generale e delle stesse forze dell’ordine che c’era stato subito dopo la diffusione della notizia, non andò a cercare la moglie a Chiavari, dove avrebbe dovuto aspettarlo. Sapeva che si era avviata verso i monti e andò direttamente lassù.
Furono veramente venti mesi pieni quelli della loro resistenza sull’Appennino ligure e in quel periodo Maria fece di tutto, era instancabile. Accoglieva i nuovi arrivati, spesso ricoperti di pidocchi e scabbia, o i compagni di lotta che tornavano affamati, feriti. Nella dedica che premette al suo libro “La Repubblica di Torriglia” (2), Gian Battista Cànepa scrive di lei: fin dai primi giorni operò tra i partigiani: a volte cuoca, oppure staffetta, o anche infermiera. Soprattutto mamma.
E il partigiano Gregory scrive di lei:
Non abbiamo dimenticato, né dimenticheremo,
come tu hai saputo, così minuta e sottile
tanto fragile in apparenza,
essere tento generosa e forte
così materna e dolce, e nello stesso tempo
coraggiosa e fiera.
Il docufilm, attraverso interviste a testimoni e studiosi, allo stesso Cànepa e alla figlia Enrica, ricostruisce il senso di una vita vissuta nella lotta per aver un’Italia diversa da quella fascista, fondata sui valori della libertà, della fratellanza, della solidarietà, della democrazia. Ma l’Italia onesta e pulita per cui tanti sono morti in montagna, non c’è, non si è realizzata: Quell’Italia è, in gran parte, ancora da fare.
Le idee di Marzo e Maria sono in sintonia con lo spirito e i principi del Centro Studi e Documentazione Isole Ponziane (CeSDIP).
La nostra democrazia non solo è incompiuta, ma oggi sta dirottando dalla strada tracciata dalla Costituzione italiana: i diritti al lavoro, alla salute, all’istruzione, alla giustizia si vanno restringendo, la solidarietà va scomparendo, la partecipazione alla cosa pubblica si va riducendo sempre più, il fossato fra ricchi e poveri si va allargando paurosamente, mentre le libertà sono minacciate di continuo.
La presentazione del docufilm in cui possiamo renderci conto di quanto abbiano dovuto lottare e soffrire quelle donne e quegli uomini per realizzare le loro idee, è quindi un’occasione di riflessione da non perdere.
Vi aspettiamo martedì 13 luglio, la sera alle 21,30, alla Caletta.
Note
(1) – Il documentario “Marzo. Cronache di una vita” è opera del giovane regista genovese Diego Venezia, prodotto da AICVAS (Associazione italiana combattenti volontari antifascisti in Spagna) e da ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti), con il patrocinio dell’ILSREC, Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea