di Rosanna Conte
.
Un’epicrisi all’insegna del passaggio da un mondo tramontato e del tutto estraneo alle attuali generazioni fino a quello che vede il trionfo del digitale.
Possiamo sentirci anche empaticamente vicini a un essere umano (Una canzone per la domenica (148). Vecchio frac) che decide di lasciare questo mondo perché non è più il suo, ma se veste con frac, cilindro e gemelli di diamanti, porta un bastone di cristallo e una gardenia all’occhiello, lo avvertiamo molto lontano da noi e le sue ragioni ci sembrano bazzecole in confronto alle nostre.
Noi viviamo nell’era digitale, dove anche il suicidio può passare attraverso un mondo non palpabile e dove il tramonto del mondo di provenienza ha accelerato la sua corsa travolgendo generazioni vicinissime tra loro: oggi ci si sente superati in brevissimo tempo e, se vogliamo vivere dobbiamo arrancare dietro le innovazioni tecnologiche senza nemmeno riflettere sulla opportunità di usarle in relazione ai benefici che promettono.
Ci sentiamo inermi davanti ai cambiamenti, sapientemente guidati da chi produce nuove tecnologie guadagnando miliardi. Se vogliamo aderire al mondo in cui viviamo ci dobbiamo adeguare, altrimenti ci sentiamo espulsi.
Non tutti sono come Simone Perotti (Indomito Perotti…) che ha fatto una scelta in antitesi con lo tsunami postmoderno in cui si vive e si ritiene che valga la pena di vivere se si è visti, conosciuti, non importa per cosa.
Oggi, condannati all’effimero, si pensa di essere diventati eterni con l’apparire, che ossimoro! Massificati e deprivati culturalmente si pensa di affermare se stessi ad un livello di esistenza degno di essere vissuto se si fanno proseliti sui social: non importa su quali valori siano essi aggregati, basta che siano in molti a cliccare l’icona Mi piace.
L’articolo Quando diciamo “barbarie digitale”… spiega chiaramente la pericolosità dell’utilizzo dei social se manca la consapevolezza che socialità è altro, che sapere non è affidarsi ad una memoria artificiale.
Anch’io temo, come Bernard-Henri Lévy, che stiamo entrando, e forse ci siamo già dentro, in un medio evo ben più pericoloso di quello storico, quando c’erano armi molto meno devastanti di adesso e un’ignoranza diffusa ma riconosciuta come tale. Oggi, ognuno si sente sapiente col proprio cellulare che memorizza quanto dovremmo memorizzare noi con esercizi utili a tenere viva la nostra mente, che velocizza i contatti senza lasciare il tempo alla riflessione, che ci sottrae al contatto umano contrabbandato da quello illusorio virtuale.
E’ questo il mondo in cui viviamo, ma è il nostro? Ricordiamo ancora che siamo esseri umani o ci avviamo allegramente a diventare robot?
Le imprese per oceani, mari e fiumi del capitano Cialdi ci restituiscono immagini di persone che hanno ancora alcune di quelle caratteristiche del genere umano che gli hanno consentito di sopravvivere-finora- e di conquistare il mondo: intelligenza, coraggio, tenacia, conoscenza del mestiere per affrontare la sfida della natura. Ma fondamentali sono anche la collaborazione – pensiamo a quella che ha consentito il rinascimento napoletano negli anni ’90. (Bassolino e il ritorno del Metodo) – e la solidarietà che consente di utilizzare intelligenze e animi altrimenti perduti.
Le narrazioni possono essere una scialuppa di salvataggio nell’agitato mare che questa umanità sta attraversando. I racconti sono stati fondamentali nel forgiare e consolidare le primitive comunità che, articolate e rese più complesse, hanno dato luogo alle diverse società E’ attraverso di essi che fin dall’antichità, quando non esisteva ancora la scrittura, abbiamo tramandiamo le nostre esperienze, abbiamo imparato a conoscere eventi e sentimenti, a consolidare valori, a riflettere su noi e sul genere umano. Quindi, se al virtuale corrisponde l’assenza della corporeità, all’invenzione narrativa corrisponde l’essenza della natura umana.
Ponza racconta, in questa settimana ci offre racconti leggeri, per sorridere un po’, come Che cantonata, signore mio!, o di più complessi, per recuperare ricordi di disavventure, come per Il gioco dei ricordi (4). I fuochi di San Silverio, o di avventure quasi epiche come Il gioco dei ricordi (5). L’oro rosso, o di fatti storici, come L’angolo di Lianella (9). Mio padre nel campo di concentramento.
Certo sono i nostri narratori, non quelli professionisti coinvolti nell’annuale progetto di Procida racconta. Edizione 2021 che sono chiamati a raccontare figure procidane guardando al fondo del loro animo, spesso rispecchiandosi in essi o ingaggiando un dialogo in cui l’esigenza dello scrittore viene alla luce a far vedere come qualsiasi narrazione parte da lì, dal proprio io.
Che dire poi della poesia? Dall’articolo di Andrea Melis su Fanpage (Giornata mondiale della poesia), emerge la sua capacità di creare un corto circuito fra parole e immagini che rende insufficienti le spiegazioni, ma imprime nell’animo di chi ne gode sentimenti, sensazioni ed emozioni che lasciano traccia. La poesia è un grande antidoto al pericolo di perdere i caratteri del genere umano.
Ma veniamo agli scritti che, in questa settimana di Ponza racconta, ci riportano all’attualità.
Francesco De Luca in Incontri, scontri e confronti si sofferma a considerare in quale conto sia tenuta la cultura a Ponza. E non è da poco quello che scrive perché ne coglie le connessioni con l’assenza di una visione politica di respiro per l’isola. Certo a Ponza è anche possibile organizzare la festa del patrono in breve lasso di tempo unendo sinergicamente iniziative e competenze, ma questo si fa per San Silverio e può servire a far vedere quanto siamo bravi. Perché non sappiamo organizzarci per creare un progetto di futuro per Ponza?
I ringraziamenti del sindaco a seguito della festa di San Silverio ci dicono che è stata abbastanza ampia la rete messa in moto da Assunta Scarpati, ma noi vorremmo immaginare di renderla ancora più ampia con le forze economiche presenti sull’isola, visto che, come scrive Francesco De Luca in San Silverio, il giorno dopo tutti i ponzesi, ricchi e poveri, credenti e rispettosi non credenti, lo ritengono protettore della comunità.
Ci infonde speranza il lavoro svolto nelle classi delle elementari Ponza negli occhi dei bambini: la cucina tradizionale ponzese . C’è tradizione, narrazione, operatività, inventiva e collaborazione con quel poco di sana competizione che non guasta quando sfocia in una co-premiazione collettiva dopo i primi posti.
Una buona notizia è l’attribuzione da parte della Regione Lazio del finanziamento di 1.800.000,00 € al nostro comune per “Ponza Isola Green 2” finalizzato al miglioramento del livello di benessere degli isolani e di tutti i turisti che popolano l’isola, in particolare nel periodo estivo (Ponza, un finanziamento regionale di quasi 1.800.000,00).
Intanto sono iniziati gli eventi in cartellone per Ponza Summer Festival 2021. Martedì 22 c’è stata la presentazione del libro Aspetti della vita dei coloni delle isole ponziane nel Settecento, pubblicato dal Centro Studi e Documentazione Isole Ponziane- APS, e sabato 26 è iniziato il Festival Corti sul Mare 2021, una rassegna da non perdere, organizzata da Ovidio Martucci.
Questa settimana così piena ci ha lasciato anche tristezza perché si è distinta per la perdita di due ponzesi (La scomparsa di Angelo Zecca e E anche Franco Schiano ci ha lasciato). Per essi il sindaco ha dichiarato il lutto cittadino, avendo partecipato ambedue all’attività amministrativa del Comune di Ponza. Diversi gli interventi degli amici degli scomparsi e, a dimostrare come la narrazione sia anche una forma per tramandare ai posteri i ricordi e l’immagine delle persone, abbiamo … E si presero cura di me e Franche Schia’, caro amico mio.