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La sera del 22 giugno, giù alla Caletta, nello spazio che quest’anno è stato individuato quale luogo degli incontri dell’Estate ponzese 2021, è stato presentato il volume edito dal Centro Studi e Documentazione isole Ponziane.
Non voglio parlare del libro bensì delle sensazioni che ho tratto dall’incontro pubblico.
Il libro è a disposizione dei lettori e io non voglio esserne, qui, il recensore. Perché? Perché penso che siano più intriganti le considerazioni che ho tratto dall’incontro. Sono considerazioni personali, spero pertinenti, e riguardano le personalità, i pareri esposti, il contesto politico attuale.
Comincio proprio dal contesto. L’evento è stato poco reclamizzato e, pertanto, è stato seguito da pochi. Da coloro che hanno interesse per la storia della colonizzazione ponzese, infatti il titolo del libro è: Aspetti della vita dei Coloni delle Isole Ponziane nel Settecento.
L’Amministrazione (maggioranza e minoranza) era quasi tutta assente (eccetto l’assessore Di Fazio), come ad indicare che verso questi argomenti l’Autorità locale non ha interesse, e che l’estate ha altre urgenze. Il che è vero ma lo è altrettanto che bisogna puntare sulla cultura per migliorare la realtà. Perché la cultura trova e gestisce i fondi mentre i fondi alimentano soltanto l’avidità.
Ed è stato davvero una rivelazione culturale sentir dire da uno dei relatori, Sandro Vitiello, che il villaggio di Le Forna è nato come appendice del nucleo colonizzatore ponzese, e tale è rimasto. Colpevole la comunità isolana dal dopoguerra ad oggi.
Affermare d’essere appendice non significa riconoscerne la dipendenza, ma la diversità. Culturale anzitutto, come ha sottolineato Sandro. Una diversità che va valorizzata. Da chi? Dall’Autorità locale. È mancata da sempre, e ancora, un’attenzione speciale per Le Forna e per i Fornesi. Questa non è favola, è cronaca ed attiene alla politica. Ma la politica a Ponza ha assunto una fisionomia tutta sua. Manca di una visione globale (del territorio, del futuro, delle possibilità e dei limiti, della sostenibilità e della catastrofe ).
Qualcuno sostiene che è il paradigma concettuale e operativo che va mutato.
Ho riflettuto per cercare di rendermi chiaro questo monito e sono giunto alla conclusione che c’è del vero nell’affermare che, secondo il paradigma sinora in voga, l’attuale sistema di ‘fare politica’ è pertinente alla comunità isolana. I disagi lamentati e le inefficienze alla fine permettono ai Ponzesi di essere disattenti ai limiti, vaghi sui divieti, permissivi sugli abusi, conniventi sulle evasioni. In fondo la società ponzese in questa ‘politica fluida’ sciala.
Per vederla mutata occorre che il paradigma di riferimento muti. E allora forse dovrebbero essere i gestori delle aziende turistiche ad operare in modo consociativo per migliorare gli spazi comuni, le attrezzature pubbliche, le iniziative sociali, i momenti, le occasione e le opportunità, per valorizzare il complesso delle bellezze isolane, delle memorie storiche, delle tradizioni.
C’è del vero anche in questo. Il paradigma deve cambiare ma non si può pretendere che il privato prenda il posto del pubblico. Occorre una condivisione di finalità e di condizioni operative.
La politica non la fa l’Amministrazione da sola (questo dovrebbe essere chiaro a tutti). Specie se essa si fa fagocitare dalle scelte ‘tecniche’. Ma nemmeno la può fare la ‘comunità privata’, se non vede valorizzata la sua azione.
Manca un trait d’union, un ‘ponte comunicativo’ fra Municipio e strada.
A ben vedere manca dalla gestione Sandolo (storico sindaco del dopoguerra). Il quale, in quanto medico di famiglia, portava sul Comune i mugugni e i desideri della gente (in quale modo dava ad essi soddisfazione è da riflettere e da deplorare ). Dopo di lui l’ha fatto soltanto Mario Vitiello (altro sindaco del passato).
Basterebbe vedere chi, fra gli ultimi Sindaci, sia andato sugli Scotti o a Cala Feola per sincerarsi de visu su ciò di cui il rione lamentava.
Ne sortisce che l’isola è sempre alla ricerca di persone che aspirano a cariche pubbliche per realizzare una ‘visione della comunità isolana’.
Perlopiù è l’interesse personale o l’ambizione a muovere le persone.
Qui il rischio che la riflessione cada nel ‘populismo’ è evidente. Non la voglio enfatizzare, ma è chiaro che, se a decidere le sorti del paese si pongono persone di cui si conosce l’inefficienza, allora è inutile poi lamentarne le ‘cadute’.
Quale attinenza abbiano questi argomenti col libro presentato?
Chi risponde: nessuna, sorvola sul fatto che la scelta politica, per essere seria, deve fondarsi sulla conoscenza degli accadimenti che hanno interessato la comunità ponzese.
Rosanna Conte, Presidente del Centro Documentazione, su questo fronte si sta dedicando tanto e i frutti si stanno vedendo.
NdR: le foto inserite a corredo dell’articolo sono di Luisa Guarino