di Amelia Ciarnella
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Si sa che l’argomento morte è tabù e nessuno ne vorrebbe mai parlare perché fa paura. Tutti infatti vorremmo che la morte non esistesse e il solo pensiero ci terrorizza. Però esiste. Ed è una realtà per tutti, poveri e ricchi. ‘Na livella, diceva Totò, dalla quale non si può sfuggire. In più, rimane sempre una completa incognita fino a che non scopriremo cosa nasconde quando saremo dall’Altra Parte!
E allora, visto che è una pura realtà che tutti dovremo affrontare e sperimentare, è meglio abituarci a parlarne senza troppo terrore, in modo più confidenziale, pensando che nell’altro mondo potremo vivere una vita migliore, in un’altra dimensione, più piacevole e soddisfacente di quella che stiamo vivendo sulla terra.
Ma come fare?
Mettendo in campo un po’ di fantasia, immaginando magari che l’altro mondo sia come un vasto territorio a perdita d’occhio con clima temperato e gradevole, tanto sole, alberi fioriti, prati verdi puntellati di tante margheritine bianche e una moltitudine di gente sparsa ovunque, a fare picnic e a divertirsi senza nessun pensiero, né preoccupazione di nessun genere… poiché nell’Aldilà la tranquillità, la serenità e la felicità saranno eterne.
Insomma, saremo sempre sereni, rilassati, felici e soddisfatti e canteremo anche se saremo stonati.
Non solo, ma visto che in quell’altro mondo non ci sarà la pressione atmosferica, potremo anche camminare saltellando, alternando i passi con piccoli voli, come gli astronauti quando misero piede per la prima volta sulla luna. E sarà un piacere immenso. Soprattutto per coloro che durante la vita terrena sono stati inchiodati sulla sedia a rotelle.
Però la cosa più gratificante e strabiliante sarà che ci risveglieremo nell’Aldilà tutti giovani, sani, forti e belli come lo eravamo a vent’anni. Meglio di così?!
Immaginiamo ancora che nell’Aldilà si condurrà una vita senza tempo, dove si potranno incontrare normalmente sia persone morte mille anni fa che quelle morte da poco tempo. Inoltre tutti gli attori più simpatici, bravi e famosi, della vecchia generazione scomparsi ormai da anni – compreso Gigi Proietti, morto però da poco -, li ritroveremo tutti di là a fare spettacoli e a divertire chi c’è e guarda. E tutto sarà a portata di mano, senza pagare biglietto né entrare in nessun teatro. Ci saranno poi tanti altri individui spiritosi, simpatici e capaci che, senza aver mai calcato il palcoscenico, saranno sempre attorniati da amici o da ascoltatori di passaggio, poiché sapranno raccontare ogni cosa in modo divertente, come dei veri comici. Perciò ci sarà soltanto l’imbarazzo della scelta e non ci si annoierà mai. Sarà sempre un continuo sollazzo.
L’unica anticamera che dovremo affrontare prima di passare dall’Altra parte, sarà la vecchiaia. Ma se durante la nostra esistenza sulla terra avremo evitato gli stravizi ci arriveremo senz’altro bene e il trapasso sarà soltanto una passeggiata. Dopo di che ci ritroveremo tutti nell’Aldilà felici e contenti a divertirci per l’eternità.
Patrizia Maccotta
1 Giugno 2021 at 19:56
Ha ragione Lianella. Guardare l’aldilà con ironia ci può fare sorridere e anche ridere. Come quando mia nipote mi chiese se, essendo io vedova, nell’aldilà mi sarei riunita a mio marito – avevo secondo lei questo obbligo morale – o al mio attuale compagno (non sposato!). A un livello alto, ci fa sorridere l’ironia di Saramago. Il romanziere immagina nel suo romanzo “Le intermittenze della morte” un mondo senza decessi. Gli ospedali straripano di malati gravi; le chiese sono disertate; le agenzie di Pompe Funebri non lavorano più. Insomma, si rimpiange la morte.
L’articolo di Lianella mi ha divertito molto!
Sandro Russo
2 Giugno 2021 at 22:04
Brava Lianella ad aver affrontato un argomento, quello dell’Aldilà non dico tabù sul sito, ma certo poco frequentato. A parte la ricerca che si può sempre fare in “Cerca nel sito”, segnalo un bell’articolo di Irma Zecca (e un commento di Rita Bosso) su una tradizione ponzese molto radicata: “Le spedizioni per l’Aldilà”.
Ma il motivo di questo commento è anche un altro. Per una coincidenza – non so se fortunata o sfortunata per i lettori – abbiamo appena affrontato, con gli amici del Corso di Cinema tenuto da Gianni Sarro, nell’ambito del ciclo dedicato a Clint Eastwood, il suo film del 2010 intitolato Hereafter (stesso titolo in italiano: si può anche tradurre Aldilà). Un approccio da persona curiosa a fatti inesplicabili.
Il film è molto bello, Clint come regista è bravo, così gli attori: i due più conosciuti sono Cécile de France e Matt Damon.
Ne scriveremo presto, di nuovo a quattro mani sul sito (con Gianni Sarro), oltre che per le note di critica cinematografica, anche per qualche aspetto strettamente scientifico di cui mi sono interessato nella mia vita precedente… (!). Non pensate male! …intendevo di medico rianimatore e docente universitario.
Tano Pirrone
3 Giugno 2021 at 09:45
L’ansia dell’aldilà guasta il gusto dell’aldiquà. L’aldiquà è certo, tangibile, anzi opprimente, insoddisfacente, amaro, tragico; va veloce ed inarrestabile e guai a fermarsi ad osservarlo, rimandando all’aldilà le cose che dovevamo fare qua. Che poi sono le uniche cose certe che ci servono: vivere, amare, scoprire, cercare di capire. Del resto… je m’en foutte!
Solo l’arte riesce discreta e disturbante al contempo o in innaturale alternanza ad affrontare il problema: lo fa per esempio con il psicopompo, figura delle mitologie e religioni, che aveva la funzione di intermediario tra i vivi e i morti: accompagnatore, bidello, anima tuttofare. Le animelle transumanti trovavano i pazienti psicopompi che li indirizzavano su una nuvola, piuttosto che su un’altra: «Tu su quel cirro; voi tre, invece, su quegli stratocumuli… sì, va bene, intanto sistematevi, fra non più di 14miliardi di anni vi faccio cambiare». Vantaggi indiscutibili dell’eternità!
Fermi in prima linea nel mio gradimento rimangono gli psicopompi con cui Pietro Marcello rende il suo bellissimo film Bella e perduta (2015) ancora più strano e IN_credibile (leggi qui). Simulacri di Pulcinella, gli psicopompi tengono contabilità borboniche degli arrivi (partenze nisba!). Qualcuno, come rari angeli, decide di essere terreno, finito e quindi ottenere la capacità infinita dell’amare. Strano, no? L’hanno fatto anche altri registi e molto se n’è parlato anche su Ponzaracconta.
Ho finito: v’invito a riflettere sull’apologo di Achille e la tartaruga. Se volete parlarne, sapete dove trovarmi.