di Rosanna Conte
E’ terribile pensare che nella nostra provincia si verifichino situazioni disumane tali da farci sentire altamente incivili. “Dopare” dei lavoratori perché lavorino al massimo, sfruttandoli come schiavi, è una bieca azione di sopraffazione e di spregio verso l’altro finalizzata al mero arricchimento personale. Viene spontaneo chiedersi: ma le belle barche che vediamo arrivare in estate e davanti alle quali i ponzesi si inchinano deferenti perché portano denaro sono sempre frutto di un onesto lavoro?
Lo sfruttamento esasperato degli immigrati, il caporalato, l’ammasso in baracche di esseri umani da consumare nei campi o altrove sono quasi diventati la norma, perché se ne parla da anni con indagini, processi, articoli giornalistici, eppure continuano ad esserci nell’indifferenza generale. Già, perché questi fatti accadono sotto gli occhi di tutti e in tutta Italia, ma manca l’indignazione. Forse perché non ci riguardano: quelli non sono come noi, non sono italiani, noi siamo i padroni di casa!
E’ questo l’esito di un’annosa propaganda che ha dirottato e dirotta l’attenzione dei bisognosi italiani sullo spauracchio dell’immigrato invece che sulle misure reali da prendere per evitare l’accumulo di ricchezze in mano a pochi e avviare una redistribuzione fra i ceti meno abbienti. E ne siamo tutti complici quando pensiamo che siamo grandi furbi ed evitare di pagare una tassa o non pretendiamo lo scontrino o accettiamo una preferenza che nuoce a qualcun altro. Esistiamo noi soli, noi per primi e poi vengono gli altri, anzi se questi scompaiono del tutto è molto meglio. Così svuotiamo l’essere umano della dignità, del diritto alla vita, alla sopravvivenza, al benessere, e di tutti gli altri diritti che pretendiamo per noi, come la salute, la cultura, la giustizia..
Ecco perché oggi potremmo leggere anche con una certa noncuranza che degli immigrati che lavorano nella nostra provincia vengono drogati per lavorare fino allo sfinimento. Potremmo accettarlo come fenomeno rientrante nella norma, simile all’offerta di lavoro fatta a Roncadelle (Brescia) in cui si pagano 2 € all’ora per un lavoro in un’impresa di pulizie (notizia di qualche giorno fa) o alle precarie condizioni di lavoro diffuse tra i giovani spesso utilizzati come stagisti o alla preferenza di assumere lavoratori maschi distruggendo le conquiste ottenute dalle donne negli ultimi anni del ‘900.
Qui di seguito l’articolo di Marco Omizzolo su Il Manifesto del 26 maggio
https://ilmanifesto.it/indiani-dopati-per-reggere-i-ritmi-da-schiavi/