per la prima parte (leggi qui)
‘Ntunino lo vedo carico e ho il timore che nella foga accenni a Mario ‘stai sereno’. Il quale è un brav’uomo, come tutti noi, ma non incline al dissidio. Se fiuta di stare dalla parte sbagliata la lascia subito. E’ coerente col proprio tornaconto. Non fa male a nessuno e preferisce il suo bene a quello degli altri. E un perpetuo galleggiante. D’altra parte chi è in affari non ama i contrasti. L’acqua che scivola alimenta i mulini, quella che precipita si perde.
L’età di tutti noi ci ha avvertito ormai che si può concordare senza essere accondiscendenti, che l’unanimità cela profonde differenze. Lo sappiamo noi e lo sa pure lui.. Non è raro il caso però che da Mario arrivino suggerimenti di pura amicizia. Lo ‘stai sereno’ come soprannome non ha la valenza attribuita all’espressione di Renzi. Quella era maligna. In Mario quell’espressione dichiara fedelmente la sua bontà d’animo. Eppoi Mario ha fatto parte di una amministrazione, quella più…
“Vulisseve nu poco ‘i café ? “ – interrompe Carmelina. La domanda è retorica perché fa largo sul tavolo e vi poggia il vassoio. “A te… chella llà…è seza zucchero – rivolta al marito ‘Ntunino. Chella llà è con due cucchiai di zucchero” – e fa segno a Mario.
Il quale, mentre gira il cucchiaio nella tazzina dice: “quando stai là sopra (allude al Municipio) partecipi a decisioni più grandi di te. Nessuno di noi è preparato per affrontare i rimandi che ogni decisione comporta. Non c’è soltanto in bilico il fatto di rendere Chiaia di Luna – faccio un esempio – balneabile. Ci sono decisioni che spettano alla Regione e queste debbono passare per i Funzionari preposti e da questi a Ditte per l’esecuzione di lavori. Ma poi ci sono decisioni che abbisognano della firma del Funzionario comunale per l’appalto, per l’aggiudicazione della gara, per l’inizio dei lavori. Abbiamo firmato –quando sono stato in Giunta – delibere, senza nemmeno averle lette. Posso dire che in nessuno di noi c’era la consapevolezza di fare danno al paese. Anzi, noi pensavamo di fare bene, e invece c’erano tante mani che aspettavano la loro quota. Ma questo lo abbiamo capito dopo… nel tempo che le cose andavano svolgendosi. Era politica quella? Come la chiami tu prufessò?”
“Si dovrebbe chiamare – rispondo – in un altro modo, ma purtroppo questo è il termine che si usa”.
Ntunino mi interrompe: “E’ questa la politica che intende la gente oggi. Questo è quanto si vede, e questo è quello che la gente percepisce”.
“Ecco perché – interviene inattesa Carmelina – tutti vogliono andare sul Municipio. Sì, c’è il pericolo di denunce e di cause, ma c’è pure la possibilità di concludere affari. Il rischio di finire in galera è proporzionale all’ignoranza. Più sei ignorante e più desideri di stare in Amministrazione”.
“Comme… comme – interviene Ntunino – comm’ è ditto? Ripeti”.
E Carmelina serafica: “più si è ignoranti e più si desidera andare in Amministrazione”.
“E questo – ancora ‘Ntunino – perché la politica non segue i canoni della conoscenza, ma altri. Tutti possono fare i politici perché non si richiede nessun pre-requisito”.
“Va beh – dico io – tu, ‘Ntunì, esageri come al solito perché porti il discorso agli estremi. Ma la sostanza del ragionamento è corretta. E ci voleva una donna a togliere un ulteriore velo alla questione di cui stiamo parlando. Ci manca ancora un altro concetto da esaminare: la sostenibilità…”
[Un salotto per la politica e la politica da salotto (seconda parte) – continua]