Ambiente e Natura

Purtariell’ ’i casa

di Sandro Russo

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A Franco Zecca, che porta il nome del nonno 

Sono debitore alla mia formazione ponzese di un modo di dire, cui ho ripensato più tardi negli anni come identificativo di una categoria di persone. Chiunque potrebbe dire di se stesso se, o in che misura, è purtariell’ ’i casa.
A Ponza – sarà esperienza di tutti – le sfumature del dialetto, le frasi idiomatiche, i modi di dire sono diversi da zona a zona; non solo tra le comunità ai due estremi dell’isola – il che è abbastanza ovvio, data la diversa provenienza degli antichi coloni, da Ischia e da Torre del Greco -, ma anche tra zone diverse dello stesso ambito. Per esempio tra Santa Maria e gli Scotti cambiano le frasi ricorrenti, i proverbi, perfino l’immaginario.
Il mio imprintig ponzese è avvenuto in zona Porto – via Nuova (Sant’Antonio alta).

Secondo questi “riferimenti culturali” purtariell’ ’i casa è di solito un uomo – non ho mai sentito dire questa frase riferita a una donna – che muovendosi in giro guarda, vede, chiede… felice quando trova, compra, rimedia qualcosa da portare a casa.
Nella casa della mia infanzia, purtariell’ ’i casa era nonno Ciccillo Zecca (1875-1969), amato per questa sua dote dalle figlie e da tutti noi nipoti; meno dalle moglie Natalina (‘a nonna) che aveva sempre da rimproverargli qualcosa.

La giornata del nonno cominciava ben prima della nostra (quando eravamo bambini); così che quando ci svegliavamo trovavamo già i fichetinie spunnate e l’uva fresca colta ’a copp’u ciardine d’a Draunàra.
Ma nella sua attività era infaticabile… Dalla cartata di alici prese sulla banchina dalle barche che la mattina presto tornavano dal mare, alla ricerca delle uova per fare un dolce quando sull’isola era difficile trovarne. Gli piaceva stupire, credo, fare sorprese e meraviglie. Certo denotava – sotto una scorza di finto burbero – una conoscenza delle persone, dei loro desideri/aspettative ed era capace di delicatezze insospettabili.

Più tardi negli anni ho riconosciuto questo tratto della personalità in diverse persone. Mio padre non ce l’aveva, per esempio. Il suo modo di essere legato alla famiglia si manifestava in un modo diverso. Ma in generale credo sia un aspetto del “prendersi cura” o di manifestare affetto (anche avere gratificazione da ciò) cui adesso faccio attenzione.


Note

Tranne l’immagine del nonno, le foto dei paesaggi sono di Silveria Aroma (Immagine di copertina: la casa dei nonni sulla via Nuova; foto attuale)
Ho già scritto del nonno di Ponza, una figura molto importante della mia infanzia:
I vecchi (1)
I vecchi (2)
I vecchi (3). Il grammofono
I vecchi (4). Un ricordo del nonno
I vecchi (5). Conclusione

 

1 Comment

1 Comments

  1. Franco Zecca

    8 Maggio 2021 at 12:38

    La dedica di mio cugino Sandro mi ha sorpreso – e anche un po’ commosso – perché ogni parola che ha scritto del nonno mi ha riportato al ricordo di lui.
    Così la foto pubblicata, che feci io stesso dandogli una delle mie cravatte perché lui non era propenso ad indossarle e quindi non ne possedeva.
    Il nonno è morto il venerdì santo del 1969 a 94 anni; la foto è stata fatta l’anno precedente, fuori la casa della via Nuova, dalla parte del panorama sul porto.
    Ecco, per l’occasione aveva tolto la coppola che portava sia d’inverno che d’estate e questo perché gli serviva da portafogli. Cioè metteva all’interno un foglio di giornale ripiegato in quattro in cui riponeva le cartamonete che servivano per i suoi acquisti; oltre al fatto che il giornale aiutava ad asciugare il sudore d’estate e l’umidità d’inverno. Non usava portare soldi con sé, tranne quando doveva fare acquisti per il ristorante di mia madre e mio padre (lo storico zi’ Capozzi); allora era molto attento a quello che gli rifilavano i commercianti, sia per la bontà che per il peso di quello comprava, e si incazzava se qualcuno cercava di imbrogliarlo.

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