di Francesco De Luca
Se non è più l’ideologia a dettare le scelte politiche quale motivo o motivazione spingono i soggetti ad impegnarsi nella gestione della vita sociale? Di una nazione come di una piccola isola come Ponza?
La formulazione della domanda è talmente elementare che suggerisce risposte immediate. Esse però debbono essere vagliate appieno se ci si vuole tenere lontani dalla banalità.
Punto primo: se non è più l’ideologia… Questa premessa trova fondamento nell’acclarata caduta delle due ideologie dominanti nello scorso secolo: il comunismo e il liberalismo.
Caduta perché il comunismo ha fallito nella sua affermazione di fondo. In nessun paese a gestione comunista si è realizzato il potere del proletariato. In nessuno. Il proletariato, ovvero le classi subalterne, quelle popolari, quelle da tutelare contro lo strapotere delle classi dominanti (capitalistiche) non hanno assunto il potere in quanto tali, bensì hanno contribuito, attraverso la delega democratica alla formazione di un potere statale, garante di tutte le forze sociali attraverso il sistema democratico. Il quale, nella sua costitutiva fragilità, può essere inficiato e permettere addirittura che un parlamento eletto sia comandato da un autocrate (Turchia), così come un parlamento eletto abbia per Guida un non eletto dal popolo (Italia).
Il comunismo da realizzare, allo stato puro, in alcuni Stati ha degenerato in forme di governo dove la volontà popolare viene condizionata dalla paura, dall’apparato statale, dai militari.
Il liberalismo, da parte sua, ha trovato travisamenti bizzarri. Fondamentalmente segue il sistema democratico ma qui lo asservisce alla monarchia, lì ai sovranisti, lì ad organismi sovranazionali, legittimati dalla scelta popolare sì, ma che poi mirano le loro scelte ad alchimie burocratiche quanto più lontano dal popolo.
Se ne è dedotto, in modo semplice, che le ideologie non riescono a navigare fluidamente fra le strettoie economiche, fra quelle razziali, fra quelle religiose.
Se non le ideologie… cosa può servire per fare da guida nei problemi sociali?
Una risposta ruspante la offre il liberismo, ovvero il sistema economico che segue in modo automatico il soldo. Il denaro. Nelle vicende sociali occorre tener presente chi ha messo o mette in campo i soldi. In modo piramidale. Chi più mette (o rischia, qualcuno dice così, qualche altro dice investe), è giusto che più guadagni. L’ultima ruota del carro o s’accontenta o briga per ascendere di livello e portarsi più su e guadagnare di più. Una lotta insomma. Regolare, legale ma… pur sempre lotta, dove vince chi più ha e perde chi meno ha. Ovvero meno possiede. Non soltanto in termini materiali bensì anche in termini di diritti. Perché è innegabile che chi più possiede ha le mani in pasta nel potere esecutivo, in quello legislativo e in quello giudiziario. Così le lobby economiche si accaparrano mercati, impongono tasse, hanno leggi che le proteggono, e non vanno in galera, anche se dichiarati colpevoli. Ciascuno metta i nomi che vuole: americani, italiani, ungheresi, brasiliani.
Una società in lotta e diseguale.
Lì dove il sistema democratico è radicato nel parlamento si fronteggiano le forze del diritto e quelle dell’economia. In un alternarsi di riforme, di rinnovamenti, di coalizioni, di ribaltamenti e di pace celata. In Italia, a Ponza, e nel mondo.
Non se ne esce? Qualcosa di nuovo è comparso negli ultimi tempi. Internet ha portato in mastodontica evidenza la scelta individuale, espressa coi like. Ciascuno, ma proprio ognuno, esprime il suo piacere o disappunto su scelte del Papa, del Capo del Governo, dell’influencer, della vicina di casa. Un potere enorme perché ciascuno, chiuso nella propria casa e nell’anonimato. Questo mi piace, questo non mi piace.
Sì, va beh… e dopo? Chi usa questi like, chi li utilizza, chi se ne appropria, chi se ne avvantaggia?
In un sistema politico asservito al liberismo non c’è trippa per nessuno. I grossi poteri economici non solo traggono profitto dai data-base, ma ne indirizzano gli umori e le preferenze elettorali.
In un sistema politico democratico si cercano di mettere rimedi, limitazioni, freni. La lotta per lasciare libertà ai cittadini è dura e continua. Si perde e si vince. Ma almeno c’è lotta.
Nei sistemi politici a vocazione dittatoriale non c’è alcuna lotta. L’individuo è asservito al sistema.
E’ chiaro il quadro? Magari lo fosse! No, le variabili esaminate sono poche mentre il sistema politico degli Stati è molto più complesso.
Una regola si può dedurre? Tutto questo argomentare porta ad una qualche conclusione?
No, una conclusione, alla maniera classica, definitiva e rassicurante non può essere dedotta. La categoria concettuale ‘politica’, che Marx aveva ipotizzato poter aspirare addirittura alla scientificità (ricordate il marxismo scientifico?) nella realtà fattuale è ritornata a ‘incarnarsi’, a prendere corpo e sangue e umanità degli individui. La politica non vive più da sé, isolata e astratta, ma si impianta in una persona. Deve personificarsi. Così è, tanto che i manifesti elettorali sottolineano ‘Berlusconi Presidente’, ‘Salvini Presidente’, e così via. Cosicché sono le qualità umane a fare da supporto alle promesse elettorali.
In questo modo si sancisce un cambiamento radicale del ‘fare politica’. Non più l’ideologia, nemmeno più l’interesse della consorteria, ma le qualità umane dei soggetti.
Le qualità umane… cioè la competenza, la correttezza, la moralità. Il che reintroduce nell’agone politico quella ‘morale privata’ che le ideologie avevano mandato al macero, privilegiando la solidarietà di classe.
Reintroducendo la ‘moralità privata’ è evidente che ci si impegola in un labirinto dottrinale di difficile soluzione. In più… già sentito e rigettato. E allora? Allora si è ricorso e si ricorre all’espediente di pubblicizzare programmi e curricula. Falsi. Semplicemente non veritieri. Di assoluta facciata. Le forze politiche affermano di seguire principi che non traducono nei fatti. Si è democratici al sommo grado (USA) e si procede con leggi che limitano l’espressione popolare, specie delle classi più povere. Si ambisce sedere con i fautori della democrazia parlamentare e si opera per rendere il potere del capo del Governo non scalfibile dall’opposizione (Turchia).
Come uscirne? Non se ne esce. La libertà è un bene che va difeso sempre, in ogni tempo e luogo. La democrazia è un sistema di gestione politica che va rodato di continuo sulla realtà sociale ed economica. Ogni tornata elettorale è quella decisiva perché si va, ogni volta, a migliorare lo stato della partecipazione, della rappresentatività, della sostenibilità uomo-natura.
Sarà decisiva per Ponza anche la prossima. Occorre che ci si prepari con cognizione.