di Ralph De Falco
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Nel 1974, a causa di un lungo cambio di modello alla General Motors dove lavoravo, a Tarrytown nello Stato di New York, decisi di tornare nella mia amata isola di Ponza per trascorrervi tre settimane di cassa integrazione.
Dopo aver preso accordi con i miei genitori a New York per prendersi cura di mio figlio Anthony, che mi era stato affidato in seguito al mio divorzio, partii dall’aeroporto JFK di New York per quello di Fiumicino, dove mio cognato Luigi mi aspettava. Dall’aeroporto andammo direttamente ad Anzio per prendere l’aliscafo per Ponza.
Appena sceso dall’aliscafo al porto di Ponza trovai mia sorella Maria che mi aspettava per salutarmi con entusiasmo e andare insieme, con un taxi, ‘ncopp’ ‘a ponta dove si trova la casa di mia madre. Dopo essermi sistemato e seduto fuori il patio, Zio Candido o ‘u Zi Cannedielle – così lo chiamavo – che abitava al piano di sotto, mi salutò con il suo solito entusiasmo da pescatore e dopo una breve conversazione mi invitò ad andare a sistemare con lui la rete per la pesca a vope, un tipo di pesce comme ‘i rutunne, il giorno successivo. Accettai con entusiasmo.
La sera successiva, al tramonto siamo partiti con la rete da imbrocco a bordo della sua nuova barca a gasolio, da poco acquistata. Abbiamo lasciato la banchina nuova per dirigerci verso le Formiche, avendo deciso di calare la rete tra le Formiche e la Parata.
Una volta usciti dal porto, ho iniziato subito a sistemare la rete in fretta. Suppongo che questo sia stato il risultato del lavoro sulla catena di montaggio quando ho cominciato a lavorare alla General Motors prima di ottenere la laurea in ingegneria meccanica. Zi Cannediell aveva notato il mio passo affrettato e mentre stavamo superando ‘i ‘rott’ ‘i Pilate, disse: “Che ghiè tutta ‘sta fretta? ‘Nte preoccupa’ ch’u campusante t’aspette” – mentre indicava il cimitero sopra ‘i ‘rott’ ‘i Pilate. Arrivati sul posto fra le Formiche e la Parata, Zi Cannediell ha voluto che prendessi il controllo della barca mentre lui lasciava cadere la rete in acqua. Gli dissi che volevo farlo io perché da undicenne lo facevo con i miei amici.
In un primo momento si mostrò contrario, ma quando gli dissi che ricordavo ancora come fare, cedette prendendo lui il controllo della barca e io, a poppa, lentamente iniziai con cautela a sganciare la rete da imbrocco, assicurandomi che i pesi di piombo entrassero in acqua prima che i tappi di sughero galleggiassero. Quando si accorse che stavo facendo bene, mi fece un sorriso astuto, che per me fu come un complimento visto che non li distribuiva facilmente.
Il mattino seguente siamo partiti all’alba per recuperare la rete e, con mia grande gioia, abbiamo preso una cassa di vope e quando siamo arrivati a casa con il pescato, mio zio ha ripartito, come era consuetudine, un tanto per la famiglia e il resto ai nostri vicini, Raziell’ e Civitell’, le due vedove, e al maestro Tatonne Tagliamonte. Questo per me è stato un bel ricordo.
ndr: la foto di copertina è di Rossano Di Loreto
Franco De Luca
6 Aprile 2021 at 13:07
Caro Ralph, anzitutto un caro saluto e poi un complimento per il tuo ricordo. Non posso raccomandarti nulla perché tu sei più ‘scafato’ di me, ma un invito a scriverne di più di questi ricordi sì, questo lo faccio. Tu non sai quanto ci fa bene questo sentirci uniti nel ricordo.
Auguri per una bella primavera.
Ciao, Franco
Emilio Iodice
7 Aprile 2021 at 18:33
Sono d’accordo con Franco. I tuoi ricordi sono belli e aiutano a mantenere il nostro equilibrio. Probabilmente non ricordi il nostro incontro negli anni ’70 ma le nostre famiglie erano unite e mia madre Lucia e mio padre Silverio avevano bei ricordi di tuo padre e tua madre soprattutto in quei tempi in cui condividevano la festa di San Silverio. Tuo fratello ed io abbiamo lavorato a Washington quando eri alla General Motors. Sono passate così tante cose da allora ed è bello ricordare, in particolare quei momenti di pace e amicizia. Saluti da Roma.