di Adolfo Gente
per la prima parte (leggi qui)
La nascita corese
A proposito di Cori e Cisterna, in mancanza di una solida documentazione, si possono avanzare soltanto ipotesi sulla base di antiche tradizioni popolari o facendo acrobatici voli pindarici per connettere fatti storicamente certi ed episodi semplicemente frutto della fantasia.
La nascita corese di Ponzio Pilato viene rivendicata e sostenuta soprattutto sulla scorta di due tradizioni basate sulla presenza nel suo territorio di una villa, la cui proprietà può essere attribuibile alla famiglia di Pilato.
La prima, ormai caduta nell’oblio e ricordata solo da qualche anziano, individua nel piccolo, centralissimo parco del paese, nel cui recinto è stato eretto il monumento ai Caduti in guerra, la ubicazione di una Villa di Pilato, tanto che quel luogo viene ancora indicato con tale denominazione.
Cori – Parco detto di “Ponzio Pilato” con monumento ai Caduti
(foto C. De Rossi 2020)
Altri ritengono che una villa della famiglia del Prefetto romano si trovasse nel versante assolato dell’agro corese degradante verso Cisterna, in contrada “Colle Reale”, una parte del cui territorio, fino a qualche decennio fa, era conosciuta come “cesapunzio” (con una possibile derivazione etimologica si potrebbe dire “cesa di Ponzio”, cioè terreno zappato di proprietà di Ponzio).
Poco tempo fa, risistemando la toponomastica di Cori, senza alcuna documentazione, ma inventando una “lingua bastarda”, come direbbe Andrea Camilleri, la antica denominazione “cesapunzio” è inspiegabilmente diventata “cesaponzolo”.
Questo argomento, non suffragato da una accurata campagna di scavi archeologici – forse del tutto inutile dal momento che in quella zona non affiorano ruderi particolarmente indicativi –, ma, sembra, soltanto da qualche documento cartaceo, ha indotto alcuni autorevoli coresi a negare la presunta esistenza di una villa signorile, con quel che ne consegue sul piano storico. In tale zona è stata di recente riscoperta e riconosciuta una qualità di grano autoctono (ora tornato in produzione), che lì, in quello “zappato”, trovava in un terreno soffice le migliori condizioni per la sua ottimale coltivazione e la sua crescita.
A onor del vero, l’archeologa corese Paola Brandizzi Vittucci parla di questa contrada ai punti 56 e 57 del suo libro “Cora”, edito nel 1968 nella prestigiosa e autorevole collana “Forma Italiae”. Tale pubblicazione contiene i risultati di una ricerca sistematica e particolareggiata condotta dalla studiosa non solo a livello archivistico e bibliografico, ma con accurate ricognizioni sul campo, con rilevazioni grafiche e con numerose foto personalmente eseguite, e, quindi, originali e inedite, di siti e di reperti archeologici, alcuni dei quali, ora purtroppo scomparsi. Insomma, non si riportano indicazioni “sentite dire” o ricordate per tradizione, ma frutto di verifiche scientificamente rigorose. In entrambi i punti si parla della “località Cesapunzio”, con la specificazione, per uno di essi, il 56, della indicazione “Locino” (pianta sempreverde). In particolare si descrive un “tratturo” fra due uliveti, che “sembra corrispondere ad una strada antica (…) larga poco più di 3 m. , che si trova a livello più basso del terreno circostante; è pavimentata in alcuni punti con blocchi di calcare. Tracce di nuclei in opera cementizia si trovano in più punti lungo la strada insieme a frammenti di ceramica, di tegole, di anfore. Si trattava probabilmente di una strada di uso locale, di importanza secondaria, per raggiungere alcune fattorie”. La descrizione di un “sentiero” molto simile, anche se meno significativo, è contenuta nel punto 57, tanto da poter ipotizzare che siano diversi tratti che formano un’unica strada. Incerto resta il significato da attribuire all’espressione “fattorie”, utilizzato dall’autrice della ricerca: forse tra esse era anche la cosiddetta villa della famiglia Pilato?
Prima di spostarci su Cisterna, è il caso di sottolineare come il termine “cesa” ricorre nel dialetto di vari paesi lepini e, se a Cori significa precisamente “lo zappato”, a Norma, lo stesso termine, forse di dubbia derivazione latina, indica un piccolo appezzamento di terreno montano che viene coltivato dopo essere stato disboscato. A Sezze, invece, con lo stesso termine viene indicato in terreno coltivabile in pianura.
[Ponzio Pilato è nato a Cori, a Cisterna di Latina o…? (seconda parte) – Continua]