di Giuseppe Mazzella di Rurillo
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Adesione all’appello di intestare i Licei a Pietro Greco
“….Si preferisce rimandare – per anni, per decenni – piuttosto che risolvere. Si preferisce tacere, piuttosto che prendere posizione. Così un assordante silenzio (anche dei media) avvolge Ischia, tre anni dopo il terremoto delle 20.58 del 21 agosto 2017.
Pietro Greco (1955-2020)
Pietro Greco
Il primo
Non ho avuto frequentazioni con Pietro Greco per oltre 45 anni. Lo avevo conosciuto nel marzo del 1974 sulla sede de “Il Giornale d’Ischia” nella centrale Piazza Croce posta in una stanza al primo piano di un palazzo del civico 81. Mi fu forse presentato da Giancarlo Di Meglio. Era un ragazzo di 19 anni all’ultimo anno di Liceo Classico. Avevo sei anni più di lui ed ero il redattore capo del giornale che da qualche mese era diventato settimanale dopo l’ inizio nel 1971 del quindicinale. Collaboravo al giornale già da tre anni ed il mio Maestro, Franco Conte, direttore editoriale, mi aveva insegnato molto, tanto da promuovermi “redattore capo” e di affidarmi la confezione del giornale anche perché doveva andare in Canada a sposarsi con la compagna Noreen. Ero già iscritto all’Ordine dei Giornalisti e collaboravo anche come free lance a settimanali nazionali e con notizie all’ANSA.
Quella sede del giornale – in un posto così centrale – era un “porto di mare”. Venivano tutti quelli che volevano discutere in un tempo in cui le polemiche erano vissute. C’era la “battaglia per il referendum sul divorzio” – il primo nella storia d’ Italia – e c’era il dibattito fra i favorevoli e i contrari. Noi eravamo schierati per il “No” all’abrogazione della Legge Fortuna-Baslini. Passavamo più tempo a discutere con Franco Conte, Peppino Brandi, Michele Longobardo e Gino Mattera, che al piano di sopra aveva la sua scuola Inlingua, che a fare il giornale. Veniva ogni settimana Augusto Bagliani che aveva il negozio vicino “il gatto di mare” che ci portava i suoi Appunti per una rubrica. Dico sempre che in quella stanza e con Il giornale d’Ischia ho vissuto la mia fondamentale esperienza professionale. Forse i tre anni più belli della mia vita. Si discuteva di tutto. Avevamo l’edicola Riccio sotto di noi e compravamo due o tre giornali al giorno. Soprattutto i settimanali che allora erano la fonte principale di orientamento. L’Espresso di Livio Zanetti, Epoca di Enzo Biagi, Il Mondo di Arrigo Benedetti, Panorama di Lamberto Sechi.
Pietro mi disse che gli sarebbe piaciuto collaborare al giornale e così cominciò il rapporto, naturalmente senza alcun compenso .
Il primo articolo di Pietro apparve nel n.8 del 16 marzo 1974 ed era una inchiesta sull’economia agricola dell’isola che stava scomparendo; poi c’erano le collaborazioni ad eventi studenteschi come le agitazioni dei ragazzi del Liceo Scientifico che non avevano una sede, ma uscivano senza firma. Era un ragazzo mite. Avvertii per lui una naturale simpatia. Era piacevole parlare di giornali e giornalisti come facevano ogni giorno con Franco Conte.
Così – ricordo come fosse ieri – gli dissi che il mio modello di settimanale era Panorama di Lamberto Sechi. Lo avevo comprato e letto fin dai tempi di scuola negli anni ‘60 quando era mensile. Dissi a Pietro che lo stile della scrittura era essenziale. Poi la divisione “dei fatti separati dalle opinioni”, i grandi reportage, ma la cronaca politica era fatta applicando la regola che bisognava presumere che il lettore leggesse per la prima volta il fatto politico senza conoscere nulla dei fatti precedenti.
“Pensa – gli dissi – che Panorama se parla di Fanfani indica l’età e la professione, come se nessuno sapesse chi è”.
Così Pietro un giorno si presentò con un pezzo di cronaca politica del Consiglio Comunale di Barano come se fosse scritto per Panorama con le dichiarazioni dei politici e accanto al loro nome l’età e la professione. Mi rimase impresso come mi aveva capito al volo.
Pietro continuò a collaborare per tutto quell’anno – uscì un’altra sua inchiesta nel numero 25 su quanto si spendeva ad Ischia per il calcio dal titolo “150 milioni per il pallone” e la sua firma in testa. Poi – dopo il ritorno dal Canada di Franco Conte – cambiò tutto. Franco mi annunciò che sarebbe andato via da Ischia per la seconda volta e che alla fine della campagna elettorale amministrativa del giugno 1975 (questo l’impegno con i sostenitori economici del giornale primo fra tutti Enzo Mazzella) il giornale avrebbe chiuso. Mi propose di continuare ma non vedevo prospettive per andare avanti da solo a 25 anni.
Ci lasciammo anche con Pietro. Prendemmo strade diverse. Lui all’Università a studiare Chimica ma sempre con la passione per il giornalismo ed io alla Provincia, dove vinsi un concorso per impiegato, ma andai all’ufficio stampa per la conoscenza del Presidente Giuseppe Iacono. Fui eletto anche consigliere comunale del PSI a Casamicciola. Non riuscii mai per la passione per il giornalismo e la politica a concludere i miei studi in economia e commercio (li ho conclusi 30 anni dopo in “scienze politiche”). Ma il giornalismo politico ed economico è stato sempre prevalente sulla “militanza” politica.
Non vidi più Pietro.
La separazione
Leggevo la sua firma sulla pagina Scienze de L’ Unità ma non era materia mia. Mi occupavo di politica degli enti locali e di cronaca locale. Pietro era rimasto quello che era a 19 anni. Un comunista convinto ma mai fanatico o arrogante.
L’ Unità aveva a Napoli negli anni ‘80 forse la migliore redazione locale con giornalisti di talento come Marco de Marco e Antonio Politico che hanno fatto altrove una brillante carriera. Ricordo – credo verso la fine degli anni ‘90 – che L’ Unità tentò un rilancio sul piano locale con un “panino” che ebbe vita breve e che si chiamava “L’ articolo” la cui redazione fu affidata proprio a Pietro.
L’ultimo
Con Pietro siamo diventati amici su Facebook ormai da circa 10 anni e così ho potuto riprendere una amicizia “virtuale” e sapere tutto quanto faceva. Si rivolgeva sempre con “carissimi amici” quando annunciava le sue partecipazioni a convegni, congressi, seminari, in tutta Italia. Credo che camminasse più sul treno che sulle gambe. Ci siamo sentiti “radiofonicamente” il 22 agosto 2017 quando siamo stati intervistati dal programma radiofonico della RAI chiamato “Tutta la città ne parla” sul terremoto di Casamicciola del giorno prima. Lui come scienziato ed io come cronista locale autore del libro Ischia, luci e ombre sullo sviluppo.
Poi ha partecipato al dibattito sulla Ricostruzione con un articolo apparso nel giornale telematico Striscia rossa apparso il 24 agosto 2020 dal titolo “Il terremoto di Ischia e inerzia politica” che trovate pubblicato in altra parte del Giornale. Da questo articolo è nato un interscambio con il comune amico prof. Giuseppe Luongo e la sua volontà di fare qualcosa, di investire la Comunità Scientifica.
Così è nato il convegno del 10 ottobre 2020, l’ultimo convegno al quale ha partecipato moderandolo con la sua consueta mitezza e dando ampio spazio ai relatori ma sostenendo con decisione le nostre proposte di un parco scientifico e naturalistico nell’“area dei terremoti”. Feci un pezzo conclusivo di quel convegno che gli inviai e mi rispose “molto bello” e che l’avrebbe fatto “circolare”.
Al convegno del 10 ottobre gli regalai il mio libretto I sei secondi che sconvolsero Ischia e l’ultimo numero de Il Continente sul “disastro della Ricostruzione”. Accolse il mio invito per predisporre un “Piano Economico” per Ischia come Presidente del Circolo Sadoul. Ci sentimmo telefonicamente. Avremmo dovuto vederci. Non ci vedremo più. E’ morto improvvisamente il 18 dicembre. A 65 anni.
La morte e il ricordo
Non conoscevo nulla di Pietro. Tranne quel primo incontro, tranne l’ultimo a 45 anni di distanza. Così dopo la morte ho potuto vedere il suo profilo su Wikipedia. La sua sterminata produzione di oltre 50 volumi. Un cordoglio incommensurabile di tutta la scienza italiana e di tutta la stampa italiana per uno dei più “grandi giornalisti scientifici italiani”.
Sul Corriere della Sera di sabato 19 dicembre 2020 il prof. Telmo Pievani, direttore della rivista dell’Università di Padova di cui Pietro era redattore capo, nella “Terza pagina” gli scrive un ricordo di circa 30 righe. In alto e con la foto. Titolo: Pietro Greco divulgatore scientifico rigoroso e arguto”. Parole scritte con le lacrime agli occhi.
Scrive Pievani: “Cittadinanza scientifica, democrazia della conoscenza: sono concetti entrati nel dibattito italiano grazie all’opera di un maestro del giornalismo. Pietro Greco che ci ha lasciati ieri a 65 anni.” Alcune parole sul suo percorso di vita ed ancora: “Coltissimo, voce amata di Radio 3 Scienza della Rai. Da tre anni era capo redattore de il Bo-Live, il giornale multimediale dell’Università di Padova. Ci restano i suoi numerosi e preziosi libri, che spaziano dalla storia della fisica all’ambiente, fino a “La scienza e l’ Europa” in 4 volumi. Rimangono la sua lezione di rigore e pacatezza, il ricordo dei suoi occhi bonari da ischitano ironico ed arguto, quel sorriso con i baffi che sapeva unire gentilezza ed autorevolezza“.
Il numero che gli ha dedicato Il Dispari merita di essere esposto in ogni scuola.
L’ultimo saluto e la proposta
Non ho mai visto e letto una partecipazione ad una perdita, a mia memoria che è quella di 50 anni di giornalismo, così sentita. Così vera del mondo delle “Scienze” per un figlio dell’isola d’Ischia. Quello di Pietro Greco per Cultura e Carattere è un esempio. Un elogio della mitezza. Un elogio della Ragione. Così sarebbe bellissimo intestare a lui non il “Liceo Classico” ma i “Licei”: classico, scientifico, linguistico e poi anche musicale. Ed intorno ai Licei gli Istituti “Professionali”: il “Mattei”, il “Cristofaro Mennella”, il “Vincenzo Telese” quasi a rendere viva l’ espressione del mio indimenticabile Preside del “Mattei”: La Cultura non ha bisogno di aggettivi qualificativi. La Cultura è Sapere. Il Sapere è Essere. Essere è Unità. Un esempio “vivente” di una vera riforma dell’Istruzione prima che la faccia, senza farla, la Repubblica.
di Giuseppe Mazzella direttore de Il Continente
Casamicciola. 30 dicembre 2020
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