di Sandro Russo
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Sono stato raggiunto da questa brutta notizia in ritardo, per cause indipendenti dalla umana volontà; ma non per questo meno dolorosa.
La scomparsa data ai primi dello scorso novembre.
Nei mesi passati qualcuno mi aveva chiesto perché Rinaldo non scrivesse più sul sito. Sapevo che stava combattendo con una brutta malattia, ma non mi aspettavo un esito così rapido. Non c’è entrato il Covid, o almeno solo per quel tanto di sovraccarico della Sanità, di generale imbarbarimento dei rapporti umani e dell’assistenza ai malati, gravi per altre cause.
Ci eravamo ritrovati da qualche anno con Rinaldo, dopo aver cominciato la professione circa negli stessi anni e (per caso) nella stessa struttura. La famosa Clinica Sant’Anna di Pomezia che è stato teatro di formazione di tanti di noi (Isidoro Feola e Mario Balzano, tanto per fare dei nomi).
Si era agli inizi degli anni ’70 ed lavoravamo come medici di guardia della Clinica. Stesso lavoro, ma in giorni diversi, perché il medico di guardia per definizione era solo (a quei tempi), a fronteggiare tutte le urgenze della struttura: il Pronto Soccorso, in primis, ma anche le urgenze dei reparti di Medicina e di Chirurgia; per qualche anno addirittura seguivamo le gestanti quasi a termine e solo all’inizio del travaglio arrivava l’ostetrica (quando arrivava in tempo!).
Quando Rinaldo prese servizio, io ero lì già da alcuni mesi e mi occupai di dargli le indicazioni di base, prima che lasciarlo solo nel suo giorno di guardia.
Era troppo tenero, per quel lavoro. Passava notti insonni, che ci fossero o meno urgenze che richiedevano la sua opera. Il suo giorno era il venerdì; ero io a dargli il cambio il sabato mattina (…e avrei proseguito per le successive 48 ore!).
Lo trovavo sempre stravolto. Una mattina entrando al P.S. trovai un paziente che vomitava in angolo della stanza e il “dottor Fiore” che vomitava dall’altro, con l’infermiera che non sapeva chi assistere.
Poi con i mesi, diventò più tosto, ma le infermiere che avevano identificato il suo carattere delicato e non aggressivo lo chiamavano Fiorellino.
Non durò molto a Pomezia; poi seppi che era entrato alla specializzazione in Anestesiologia e Rianimazione, a Roma – l’avrei fatta anch’io, vari anni dopo – e ci perdemmo di vista.
Successivamente da amici comuni seppi che faceva l’anestesista all’ospedale di Marino. Ci ha lavorato per anni.
Ci siamo ritrovati pochi anni fa; di nuovo per caso. In un circolo culturale al Prenestino dove io seguivo una conferenza e dove lui insegnava “acquerello “ e parlava di “poesia”.
Esserci trovati – a distanza di tanti anni e con interessi simili (faceva anche recitazione e teatro e scriveva) – ci fece festeggiare e solennizzare l’incontro. Ci scambiammo inviti a pranzo e visite a casa; ci aggiornammo con i riassunti delle nostre vite per gli anni di lontananza; conobbi la sua famiglia.
Chiedergli di collaborare con Ponzaracconta fu l’esito naturale della ritrovata sintonia e scoprimmo – insieme, i lettori del sito e io – le sue ascendenze abruzzesi, il nonno fabbro, la sua “mitica” infanzia a Castiglione Messer Marino (CH); infine le vicissitudini dei suoi trasferimenti, prima ad Amalfi, poi a Roma, seguendo le tappe del lavoro del padre [i suoi scritti si possono ritrovare nell’indice per Autore, in Frontespizio (Fiore Rinaldo)].
L’infanzia è stata cruciale per Rinaldo. Gli ha dato l’imprinting originale che ha riversato poi nei racconti dell’età matura, nelle poesie e negli acquarelli, fino alle più recenti ricette di cucina che ha trascritto seguendo la sua memoria sensoriale e affettiva.
Continuare a vivere senza di lui. Certo ci mancherà. Siamo in una stagione della vita in cui ogni mancanza è lancinante e rimette tutto in discussione.
Mi mancheranno il suo fare discreto, associato però agli entusiasmi per le nuove scoperte, alla trascinante curiosità per tutto un mondo – teatro, musica, arte in genere -, cui si era tardivamente “risvegliato e aperto”: così mi disse.
Un abbraccio a Paola, ai figli Luciano e Chiara e al nipotino di cui ho tanto sentito parlare da Rinaldo.
Associo alle mie personali le condoglianze della redazione di Ponzaracconta.
Antonio Marciano
10 Dicembre 2020 at 22:02
Mi dispiace molto che Rinaldo Fiore non è più tra noi. Lo hai ricordato e con sincerità e vera amicizia.
L’ho conosciuto al Casale un paio di anni fa: anche lui una persona schietta. In alcuni scritti sul sito mi definì “stesso cuore”. Lo apprezzai molto.
Anch’io mi chiedevo perché non si facesse vivo sul sito.
Che ora riposi in pace
Per quanti si ricordano di Rinaldo Fiore
5 Giugno 2021 at 11:53
Scambi di messaggi
Sandro Russo, conoscendo la passione di Rinaldo Fiore per le ciliegie, ha girato l’articolo di Patrizia Maccotta, a Paola, la sua compagna, che così ha risposto:
Ciao Sandro,
anche qui il ciliegio di Rinaldo sta dando i suoi frutti e tra i rami, se guardo con il cuore, vedo Rino che mangiucchia e riempie il cesto di ciliegie con il proposito di farne dono agli amici, non senza vantarsi di tanta bontà e bellezza.
Ieri ho ripetuto il suo gesto con tanto dolore e rimpianto per la sua perdita e la speranza che l’anima mia ne tragga una specie di cura: le medicine a volte sono cattive….
Grazie il pensiero
Cara Paola
posso mettere il tuo commento sul sito? …anche pensando ai tanti amici che si era fatto. Come il tuo messaggio l’ha ricordato a me, lo ricorderà anche a loro.
Ciao, un abbraccio
Certo, è una consolazione per me sapere in quanti lo amavano e lo stimavano.
Grazie di cuore
Paola