Dipinti

Domenico Antonio Contatore. La prima Storia di Terracina (5)

a cura di Silverio Lamonica

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 CAP. XII

Il martirio delle Sante Vergini Domitilla, Teodora ed Eufrosina; nonché di Sulpizio e Serviliano.

 

Avvenne che Aureliano, dopo aver portato via dal conforto di Domitilla tutti i Santi di Dio, disse a Sulpizio e Serviliano, giovani illustri (i cui Natali si celebrano il giorno 20 Aprile): “So che avete come promesse spose le sorelle di latte di Domitilla, cioè le Vergini sapientissime Eufrosina e Teodora, dovendo trasferirla dall’isola in Campania, costoro vadano a farle una visita di cortesia nella villa; e la distolgano dal suo convincimento, a mio favore”. Quindi Domitilla, essendo stata trasferita dall’Isola di Ponza a Terracina ed essendosi recate da lei Eufrosina e Teodora, provarono vicendevolmente una grande gioia. Frattanto, nell’apprestarsi  al convito, mentre quelle mangiavano, Domitilla si dedicava al digiuno e alle orazioni.

Allora le sue sorelle di latte le dissero: “Solo perché  noi mangiamo e prendiamo marito, non possiamo venerare il tuo Dio?”.

Domitilla disse loro: “Avendo voi come sposi uomini nobili, che fareste se delle persone ignobili e infide volessero distogliervi dal loro amore e gli stessi vi prendessero in moglie?”

Nel rispondere dissero: “Che Dio tenga lontano ciò dalle nostre menti”.

Domitilla replicò: “E pure dalla mia mente, perché ho un grande sposo, il figlio di Dio, il quale discese dal Cielo e promise a coloro che custodiscono attentamente la propria verginità, per il suo amore, di essere il loro Sposo e dar loro la vita eterna; così che dopo la morte, introdurrà le loro anime nel talamo eterno, in Cielo, e le farà gioire con gli Angeli e rallegrare per sempre tra i fiori odorosi in mezzo al Paradiso, e banchettare senza fine nei conviti. Il figlio di Dio, poiché nessuno voleva credere alle cose che aveva promesso, cominciò a dare la vista ai ciechi, a sanare i lebbrosi, a curare tutte le infermità, a resuscitare perfino i morti; e così avvenne, per mostrarsi come vero Dio, per insegnare (il bene) e perché tutti credessero in lui.

Le disse Teodora: “Ho un giovane fratello, Erode, che tu hai conosciuto. Costui da un anno è diventato cieco; se dici il vero, salvalo, nel nome del tuo Dio”.

Ed  Eufrosina le disse: “Tu hai lasciato a Roma un fratello cieco, io invece ho qui la figliola della mia nutrice, che è diventata muta per infermità; conserva l’udito, però la voce, di sicuro l’ha abbandonata” – E dicendo ciò la fece presentare al suo cospetto.

Santa Eufrosina. Il nome deriva dal greco e significa ‘gaiezza’

Allora  Domitilla, prostratasi, cominciò a pregare, piangendo molto a lungo. Poi, alzandosi, levò le mani al Cielo e disse: “O Signore Gesù Cristo che hai detto: “Eccomi, sarò con voi tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli”, dimostra che sei veramente il mio testimone”. Appena disse queste parole, fece il segno della Croce sulla bocca della muta e disse: “Nel nome di Gesù Cristo, mio Signore, parla”. Subito a gran voce disse: “Vero è il tuo Dio, o Domitilla, e tutto ciò che hai pronunciato con la tua bocca è vero”. Allora entrambe si misero ai suoi piedi e, come credenti ai misteri di Cristo, furono consacrate.

Inoltre il fratello di Teodora, condotto cieco da Domitilla, ricevette la luce e della mente e del corpo. Infine tutti gli uomini e donne che da Roma erano giunti pagani, sia come schiavi che liberi, vedendo queste cose, cedettero in Cristo e furono battezzati. E fu edificata una casa, in cui restavano come se fossero in una chiesa.

Poco dopo, coi due promessi sposi, venne Aureliano in persona assieme a tre organisti, per celebrare le nozze con le tre vergini, quasi nello stesso giorno. Ma Sulpizio e Serviliano, vedendo parlare colei che era muta, ed Erode, fratello di Teodora non più cieco, credettero in Cristo. Aureliano, li esortò vivamente a sposarsi nel medesimo giorno. Sulpizio e Serviliano, da uomini molto prudenti, gli dissero: “Rendi onore a Dio, per la potenza del quale osserviamo che al cieco è stata data la vista e vediamo colei che era muta parlare.

Aureliano, invece, non curandosi di ciò che avevano detto, col suo potere fece rinchiudere Domitilla nella camera da letto, per violentarla indisturbato.  E, posizionati gli organi, dopo la cena cominciò allegramente a ballare tra loro. Ballava più di quanto si soleva fare in occasione delle nozze, abbandonato da tutti, ballò a lungo, incessantemente per due giorni e due notti, fino a quando cadde e spirò. Nel vedere ciò che accadde, tutti se ne andarono.

Ma il fratello di Aureliano, di nome Lussurio, chiese all’Imperatore Traiano di mandarli tutti ad effettuare il sacrificio (agli dei) e se non avessero ubbidito, avrebbe inflitto loro la pena che avrebbe voluto. Così, avvenne che Sulpizio e Serviliano fossero condotti dal prefetto di Roma, Aniano; il Prefetto, avendo chiarito che precedentemente erano diventati cristiani e non volevano affatto fare più sacrifici agli idoli, comandò di decapitarli. I Cristiani deposero i loro corpi in un loro fondo, al secondo miglio della Via Latina, nel cui luogo il loro valore eccelle fino ai giorni nostri.

Dopo questo fatto, Lussurio si recò nella città di Terracina dalle Vergini di Cristo e poiché non volevano affatto fare sacrifici agli idoli,  tolte tutte le cose che avevano nella medesima camera da letto, dove insieme dimoravano, la chiuse e le appiccò il fuoco. Nel giorno successivo, venne il Santo Diacono di nome Cesareo, trovò i corpi illesi delle Vergini; morirono prostrate, nell’atto di pregare il Signore. San Cesareo, mise assieme i loro corpi in un meraviglioso sarcofago e le seppellì in una profonda fossa.

 Vespasiano Strada (1582–1622). Morte di Flavia Domitilla delle sue ancelle Teodora e Eufrosina (1596). Pittura a fresco di ambito toscano

Note

Senza dubbio, i corpi delle suddette Sante Vergini furono traslati, almeno in parte, dalla città di Terracina a Roma; in verità si ignora l’epoca della traslazione, a questo punto ne tralasciamo la discussione. Il Cardinale Cesare Baronio fece una lapide ai Santi Nereo ed Achilleo, i cui corpi furono traslati a Roma da Auspicio e, come abbiamo detto sopra, chi li prega ottiene. La loro chiesa, che con l’iscrizione marmorea era andata in rovina, sarà restaurata entro l’anno, cioè prima del previsto. Chi vi sosta ottiene anche l’indulgenza da Clemente VIII, nonché la facoltà di chiedere le reliquie dei Santi Nereo ed Achilleo e Domitilla; acquisì il diritto della sua iscrizione chi celebrò una Messa Solenne nella Chiesa e tenne un sermone in lode di Nereo ed Achilleo. I corpi si trovano sotto l’altare di Sant’ Adriano, come attesta un’epigrafe ivi esistente, trasferiti nella loro Chiesa, che Papa Clemente affidò ai Padri dell’Oratorio, con bolla in data 3 luglio 1597. In questa Chiesa sono tumulati assieme il Cardinale Baronio e Taurufio ed ivi c’è il loro meraviglioso monumento con l’iscrizione tutta in lettere quadre. In tal modo trascrivemmo anche le gesta dall’opera dell’eruditissimo Giovanni Bollandi nel Tomo Primo del Mese di Maggio.

Pomarancio, Santa Domitilla e i santi Nereo e Achilleo,
1598-1599 ca, Roma, Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo
             

CAP. XIII

San Cesareo Martire a Terracina, il 21 Aprile

L’11 Maggio a Terracina, in Campania, i natali di San Cesareo, dal Martirologio più antico, edito dal nobile Francesco Maria Florentino di Lucca, che lo raccolse da vari codici delle principali chiese della sua patria e lo divulgò nell’anno 1668, che vedete in questo giorno. Nonché a Terracina della Campania (i Natali) di San Cesareo, dal Martirologio Corbeiense, l’11 Maggio.

S. Cesareo protegge Terracina. Iconografia popolare

In Campania, (i Natali) di San Cesareo da Sua Maestà la Regina di Svezia. In Terracina della Campania (invero assai errato) i Natali di San Amfelice, in luogo di San Cesareo, è nel Martirologio di Anversa, il cui senso lo vedi in Florentino, in questo giorno 21 Aprile.

 

NOTE

E così, dai prefati Martirologi, bisognerebbe credere che siano esistiti due Cesareo di Terracina, l’uno che colse la palma del martirio il 21 Aprile, l’altro che fu incoronato il primo di Novembre, come i medesimi Martirologi, anche gli altri autori…

S. Cesario D. e M. Basilica di S. Cesario s.P

Fine dell’ultima  pagina  (517)

 

A cura di Silverio Lamonica

 

[Domenico Antonio Contatore. Historia Terracinensi (5) – Fine]


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