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Il venditore ambulante e le vedove (3)

di Emilio Iodice

Tratto dal libro:
Attraverso il tempo e lo spazio: Cronache di Coraggio,
Speranza, Amore, Perseveranza e Leadership.
Storie per noi, i nostri figli e nipoti (in italiano)

 

Silvio lo vide come un’opportunità e non come un problema. Era una possibilità di aiutare gli altri. Vide famiglie distruggersi, imprese chiudere, uomini e donne perdere la speranza e giovani ai quali era negata la possibilità di godere del sogno americano. Non poteva cambiare tutto, ma poteva fare qualcosa per alleviare il dolore e, soprattutto, per riportare la speranza nella natura umana. Era perennemente positivo e ottimista. Credeva di trovarsi nel più grande paese della terra con possibilità infinite. Avrebbe fatto la sua parte per dimostrarlo, nonostante la sofferenza e la miseria della Grande Depressione. Non aveva mai paura, non importa quanto dura la vita potesse essere. Avrebbe lottato per sopravvivere.

I bambini lavoravano. Molti lasciavano la scuola per trovare di che nutrire la famiglia. I ragazzi lustravano scarpe, consegnavano giornali, lavavano carri e carrozze e facevano ogni piccolo lavoro possibile.

Le ragazze spesso imparavano a cucire e sviluppavano le abilità di una moglie e madre. Il loro sogno era trovare un marito e crescere una famiglia.

Quando i padri perdevano il lavoro, alcuni erano forti abbastanza da trovare il modo di resistere. Altri si abbandonavano alla disperazione dopo un anno e poi un altro a camminare in cerca di un lavoro e a stare in fila aspettando di presentare domanda per lavorare come assistente, garzone o cassiere e per venire poi respinti. La maggior parte di loro provava rabbia per quanto ingiusta era diventata la vita. Uomini talentuosi, con anni di esperienza e un alto grado di istruzione ora aspettavano in fila per il pane, per una zuppa e per un lavoro, indesiderati e mal accetti.
La vita era umiliante. Molti morirono precocemente.

Migliaia di veterani che avevano servito la loro nazione in battaglia, sostenuto le loro mogli e figli e che si erano costruiti una vita dopo la Prima Guerra Mondiale erano ora costretti a chiedere l’elemosina e a sperare in una scodella di zuppa, un pezzo di pane e un posto per dormire.

“GRATIS – Zuppa, caffè e ciambelle per i disoccupati”

Le famiglie erano lasciate a madri sole. Abbondavano di bambini dalla più tenera età all’adolescenza. New York pullulava di persone in disperato bisogno di riparo, vestiti e cibo. In milioni soffrivano la fame ogni notte.
Silvio faceva del suo meglio per dar loro da mangiare.

Mentre andava da una strada all’altra cantando delle sue merci, le donne scendevano e prendevano quello di cui avevano bisogno.

Indossavano scialli colorati e avevano dei portafogli lavorati a maglia pieni di centesimi e altre monete che contavano una a una. Silvio metteva in mostra staia di fagiolini, melanzane, zucche e verdure sulle strade e sui marciapiedi. Apriva degli ombrelli per proteggere i suoi prodotti e i suoi clienti dagli elementi atmosferici. Non esisteva refrigerazione, salvo qualche occasionale cassa di ghiaccio, così le persone compravano in piccole quantità ogni giorno per consumarle immediatamente. Spesso le conservavano sulle scale antincendio, fuori dalle loro finestre.
Quasi in ogni caso doveva negoziare la transazione ed essere pronto a ogni situazione, anche gestire gli stenti delle persone che serviva.

“Progresso – Alimenti di qualità”

Spesso la conversazione andava così: “Silvio ho bisogno di più patate e il pane che hai portato ieri è già finito. I bambini hanno sempre fame. Pensi potresti portare qualche hamburger a buon mercato? È una settimana che non mangiamo carne. Faccio solo pasta. Ho bisogno di più lattine di passata. Joe non ha ancora trovato lavoro. Sono sei mesi che cerca. Da quando hanno chiuso la stazione di smistamento, hanno mandato a casa lui e altri cinquanta uomini. Perfino il figlio di Rita ha perso il lavoro. Non sappiamo più cosa fare”.
Silvio ascoltava. Aveva sentito le stesse cose tante volte, da così tante donne. “Ho dei begli hamburger, Signora Lombardi, e li porterò domani. Prenda tutte le patate di cui ha bisogno. C’è una forma rotonda di pane nel retro del furgone. Ecco una busta di pesche e di pesche noci con qualche macchia. Ci può fare la marmellata per i bambini. In mattinata le porterò latte e formaggio. Ha bisogno di qualche cipolla e di prezzemolo per assicurarsi che i suoi bambini mangino un po’ di verdura. Prenda queste bietole”, disse. “Silvio, puoi farmi credito? Forse mia sorella mi darà qualche dollaro…”. “Mi può pagare la settimana prossima. Non si preoccupi. Dia da mangiare ai bambini e dica una preghiera per me”, rispose Silvio. Fece credere di star segnando il debito sul retro di una busta di carta. “Ecco qui, Signora Lombardi, prenda questo e dica una preghiera a lui. È un santo potente e si prederà cura di voi”. Silvio le diede una piccola immagine di San Silverio, il patrono di Ponza.

[E. Iodice. Il venditore ambulante e le vedove (3) – Continua]

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