di Sandro Russo
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Per la seconda parte, leggi qui
“Montecristo è certo una delle isole più selvagge e inaccessibili del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Nel 1971 è diventata Riserva Naturale; nel 1977 diventa Riserva Naturale Biogenetica e dal 1988 è Area Diplomata dal Consiglio d’Europa” – questo è quanto riportiamo dalle puntate precedenti e dagli opuscoli letti all’ultimo momento.
Ce ne rendiamo conto ben presto, all’arrivo: niente bar, niente acqua minerale, nessun bagno sull’isola: fare riserva d’acqua e per quanto possibile espletare le proprie necessità a bordo, prima di mettere piede a terra.
Punto di smistamento e formazione dei gruppi per i due diversi itinerari, al casotto sulla spiaggia. Anche la distribuzione delle audio-guide con auricolari sulla frequenza della guide avviene qui.
Nella mappa due percorsi alternativi sono mostrati chiaramente. Se si sceglie quello di destra (con le spalle al mare, in alto nella mappa) si arriverà ai ruderi del Monastero, con un percorso aggiuntivo per la Grotta del Santo. Ma è l’itinerario più duro, per lunghezza e dislivello; il sentiero di sin., in basso nella mappa, porta invece alla villa Regia (ma ci si fermerà sulla via del ritorno) e a risalire il crinale tra le due insenature, cala Santa Maria e cala Maestra (dalla mappa si vede anche l’apertura di quest’ultima a nord-est, verso Maestrale (in gergo marinaresco “Maestro”); infatti col maestrale a Montecristo non si può attraccare.
L’escursione ai resti del Monastero (dura; più lunga e ripida).
Il Monastero edificato nel V sec. da alcuni monaci eremiti raccolti intorno alla figura di Mamiliano ha subito alterne vicende nel corso dei secoli. Danneggiato nel 727 da un attacco saraceno, fu ricostruito nel X sec. e divenne sede di una comunità monastica benedettina (successivamente camaldolese). Decaduto e restaurato più volte era ancora fiorente nel 1323, secondo fonti storiche.
Fu abbandonato nell’agosto 1553 quando Dragut, ammiraglio o corsaro ottomano – che aveva imperversato anche tra le isole Ponziane e quelle del golfo di Napoli -, dirigendosi verso l’isola d’Elba, lo espugnò decretandone la fine.
Quel che non distrussero i corsari fu tirato giù nel 1890 durante le esercitazioni dalla Regia Marina Militare ai tempi in cui l’isola, già di proprietà del governo italiano, ma considerata di nessun interesse, fu scelta come bersaglio per le esercitazioni di puntamento (allo stesso scopo è servito lo scoglio della Botte, tra Ponza e Ventotene).
La spiaggia dall’alto (foto di Marco Marini)
La cosiddetta villa reale, dal sentiero che sale verso il Monastero (foto di Marco Marini)
Punta di cala Maestra con una piccola porzione di spiaggia. Vista durante la salita al Monastero (foto di Marco Marini)
Il Rudere del Monastero (foto di Sabrina Silani)
Dell’antico complesso sono rimaste solo mura diroccate e poco più. La foto è di una stagione precedente all’attuale, come è testimoniato dal cisto fiorito
Riserva naturale dell’isola di Montecristo (foto di Sabrina Silani)
La seconda ascensione è meno impegnativa e, come promette il nome, Panoramica. Risale infatti in crinale tra cala Maestra e cala Santa Maria con un’apertura visuale maggiore.
Siamo affidati a due guide del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, competenti e innamorate del proprio lavoro e dell’isola; in collegamento radio con tutto il gruppo (16 persone in tutto, fornite di auricolare).
E si va… cielo terso e sole a picco senza speranza di ombra: di alberi ne incontreremo di nuovo solo tra qualche ora, sulla via del ritorno. Solo sassi piccoli e grandi e negli anfratti una vegetazione mediterranea riarsa da un’estate senza pioggia.
Cala Maestra vista dai primi tornanti dell’altro percorso (panoramico)
Stazione di rilevamento a mezza costa; rocce rosa e arbusti di erica come vegetazione prevalente
L’entroterra di cala Maestra
Sul crinale tra le due cale. Guardando il mare, abbiamo a sin. cala S. Maria e a dx cala Maestra (la foto che segue)
Cala S. Maria vista da più in alto ancora, dal punto in cui comincia la discesa verso la gola di cala Maestra
“E gli occhi intorno cercano…” un modo per imprigionare tutta questa bellezza, questo sole, per tempi più grigi… Ci sarà un modo… A volte sembra di averlo imparato; si sfiora per un attimo e poi sfugge di nuovo.
Torna per lampi il ricordo di analoghe ascensioni a Palmarola, a Zannone… Lo stesso sole, la stessa apertura sull’infinito.
Montecristo somiglia a tante altre isole del mediterraneo eppure ha qualcosa di diverso. Forse proprio l’intransigente esclusione dell’uomo; un po’ come andare allo zoo (…quelli di nuova concezione, in cui l’uomo è ospite).
Spesso considerate “terra di nessuno”, le piccole isole hanno patito l’assenza, fino a tempi recenti, di una sensibilità naturalistica, il che ha permesso l’introduzione di animali e specie vegetali estranei che a volte hanno sopravanzato le presenze autoctone. E non è successo solo a Montecristo. A Capri gli isolani sono scesi in piazza con i forconi e anche a Ponza se ne sono viste delle belle!
Abbiamo letto nei due .pdf (dal Venerdì di Repubblica e dalla Guida “50 isole”) presentati nel prima parte che qualcuno lamenta un eccesso di protezione.
Una rigidità “necessaria” ci dicono le guide; una sorta di esperimento di “controllo” da comparare con altri, in corso in Europa, con gradi intermedi di accesso al pubblico.
Montecristo appare oggi un miracoloso esperimento di riserva naturale dopo aver anche subito “l’assalto” di una società che progettava di farne una riserva di caccia per soci di un fantomatico “Sporting”. Avevano già stampato delle brochure pubblicitarie; in una si vedeva addirittura una tigre (!).
La storia – non ci inventiamo niente – è riportata nei pannelli esposti al “casotto dei pescatori”
L’assalto a Montecristo di una società privata. Nei pannelli (cliccare per ingrandire) sono indicate le date e i fatti. Per una volta una campagna di stampa e un’opinione pubblica motivata hanno portato a bloccare il progetto e dato l’avvio a un percorso virtuoso che ha portato all’istituzione del Parco
Ma il mio interesse per Montecristo ha anche un’altra motivazione. Ne avevo sentito molto parlare tra amici e pescatori delle mie isole. In particolare me ne aveva fatto innamorare un ponzese trapiantato all’Elba.
Viveva a Marina di Campo, Raffaele Sandolo, ma spesso e volentieri tornava per l’estate a Ponza. Ci ha lasciati nell’ottobre 2016. Sempre lui, Raffaele, è stato il curatore di una mostra fotografica su Montecristo che dal 2008, dopo diverse tappe su l’Elba e per la Toscana, è approdata a Ponza (nel 2011): “Montecristo, l’isola che c’è”.
“La Mostra presenta diverse sezioni per illustrare i vari aspetti dell’isola: Storia, Personaggi, Mappe e Carte Geografiche, Ambiente e natura, Storie e leggende, Cultura del mare e della pesca. Vengono aperte delle finestre sulle caratteristiche della natura e si ripercorre la storia di pirati e corsari, di condottieri e ricercatori, santi e eremiti, misteri e fantasie. Molto curata è l’esposizione di immagini con pescatori e barche da pesca, come pure le composizioni fotografiche delle famiglie dei guardiani”.
In tempi di diaspora e difficoltà economiche, prima dell’avvento del turismo (soprattutto tra le due guerre e immediatamente dopo la seconda) sono stati molti i pescatori di Ponza che dopo una lunga frequentazione lavorativa si trasferiscono definitivamente all’Elba (i nuclei più numerosi sono a Marciano Marina e a Campo d’Elba).
Immaginate di essere un pescatore… Ne ho conosciute di famiglie di pescatori da generazioni; e i figli di quelle famiglie, qualche volta miei coetanei. Il loro immaginario racchiudeva una cosmogonia interamente fondata sul mare e sulla pesca.
Su queste persone si è abbattuto in un tempo relativamente breve una crisi di settore, di pari passo con la diminuita pescosità del mare e l’introduzione di regole comunitarie sempre più limitanti.
Pescatori ponzesi a Montecristo, a bordo di un tipico gozzo isolano (tecnicamente una filuga)
Ne abbiamo una testimonianza in un scritto di Raffaele del 2012: “Montecristo ricordi di vita“ in cui vengono ricordati i tempi d’oro della pesca intorno a Montecristo, l’utilizzo della costruzione sulla spiaggia, denominata al tempo “Magazzino” e la vita sociale che sull’isola si svolgeva; perfino le attività mondane legate alla occasionale presenza dei sovrani d’Italia, Vittorio Emanuele III e sua moglie la regina Elena
Scriveva Raffaele:
“Al termine della seconda guerra mondiale a Montecristo, terminata la presenza di militari italiani e tedeschi assegnati ad una postazione di difesa, ci sono anni di totale abbandono. Quindi riprende la frequentazione dei pescatori nel triangolo di mare Montecristo-Pianosa-Africhella; alcuni di essi vivono stagionalmente sull’isola”.
E’ stato Raffaele a farmi conoscere, insieme a tante altre cose, l’esistenza dello scoglio, delle secche con molti dislivelli e del Faro dell’Africhella (o Scoglio d’Affrica).
Sempre a Raffaele Sandolo e ad un altro scritto sul sito: “Il ponzese e la regina” (di Paolo Iannuccelli), si deve il ricordo di un personaggio ponzese d’altri tempi che con Montecristo ha avuto a che fare… e come!
“Aniello Calisi, da tutti conosciuto come Cazz’ ‘i rré, ci ha lasciato da qualche anno, ma il suo incontro con la regina Elena, avvenuto sull’isola di Montecristo, non si può certo dimenticare.
Quando i turisti volevano sapere del soprannome Cazz’ ‘i rré, Aniello Calisi, abitante di Calacaparra, non si faceva pregare…
“Ero imbarcato sul panfilo reale, nel 1935 – raccontava Aniello – Arrivammo a Montecristo, un posto meraviglioso con acque cristalline, tanta vegetazione. Qui conobbi i componenti la Real Casa”.
La regina Elena – sguardo penetrante – aveva scelto il giovane ponzese come suo marinaio preferito. Era rimasta impressionata delle conoscenze di quell’uomo che sapeva tutto del mare. Andarono a pesca insieme e la sovrana vide un pesce molto piccolo e colorato: “Come viene chiamato? ” Aniello rispose non proprio prontamente, non voleva andare incontro a una gaffe. Rispose: “Pinto di re”, quasi a non farsi sentire. Il motivo era semplice. A Ponza quel pesce era conosciuto come cazz’ ‘i rré ma lui non se la sentiva di offendere Vittorio Emanuele III”.
Donzella (Coris julis), livrea di un esemplare maschile. A Ponza è comunemente noto come Pintirré o Cazz’ ‘i rré
“Aniello era presente anche nell’occasione di un ballo nella villa Reale. Quando il re, in difficoltà per via della statura molto differente, si avvicinò e disse alla moglie: “Come marito hai scelto me, come compagno di ballo cerca un cavaliere di pari altezza”, il giovane marinaio non si scompose e fu così che ballò anche con la stupenda regina Elena”.
Addio a Montecristo. L’isola, appena visibile, dilegua di poppa
La giornata è stata splendida e da ricordare. Le isole non deludono mai e hanno sempre aspetti diversi e inconsueti da mostrare.
Ho visto, rivisto e ricordato una quantità di cose che da tempo non frequentavo. Molte sensazioni mi hanno riportato alle mie isole, a racconti d’altri tempi…
Spesso di un evento anche complesso rimane un’immagine, un’emozione.
Tutte le cose viste e ricordate su Montecristo, perfino il ballo con la regina, si compongono in una specie di fantasia – un sogno a occhi aperti, o chiusi, non so – come se il salone di prima classe del Titanic riprendesse vita, nelle spire del tempo e dalle profondità del mare.
Si apre una porta e tutti sono là, giovani e eleganti tra i cristalli splendenti, il passato e il presente ricomposti e pacificati, mentre l’orchestrina di bordo comincia a suonare…
Un video (durata 3’13”) di Ennio Boga prodotto dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Commento musicale: Through the Clouds – 7182, di Jordan Jessep.
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Ringraziamenti
A Francesca Uluhogian – guida ufficiale del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano – per la competenza, l’attenzione e la gentilezza con cui ha rivisto alcuni passaggi naturalistici, storici e burocratici del testo, per tutte e tre le parti di cui è composto (Francesca, insieme a Luca, ha guidato il gruppo di cui facevo parte nell’escursione).
Annalisa Gaudenzi
3 Ottobre 2020 at 19:33
Grazie Sandro, sempre bello leggerti… Certo che hai un bel coraggio a parlare di isole in tempo di isolamento. Eppure – curiosamente – a me vien voglia di isolarmi ancor di più in un luogo remoto e assoluto come Montecristo. Invece è bene che ciò non avvenga, che si rimanga il più possibile al di fuori, che si contamini il meno possibile. Ed è già incredibile che Montecristo si sia salvata dalle orde di costruttori e cacciatori. È rincuorante sapere che – nonostante tutto – il miracolo, a volte, accade.
Patrizia Angelotti
4 Ottobre 2020 at 11:39
Caro Sandro,
grazie per avermi permesso di ‘visitare’ l’isola di Montecristo e di apprendere nozioni storiche, botaniche e zoologiche…
Anch’io, pur non avendo niente a che fare da un punto di vista familiare con le isole, le amo molto. Troppe ne mancano ancora nel mio carnet di appuntamenti.
Buona domenica