di Francesco De Luca
Riprendo la metafora calcistica e ripropongo la partita Giancos v/s Caletta. Bene, se la si vuole leggere attraverso le pagine in un Corriere dello Sport abbondantemente datato, allora i risultati possono variare a piacere e… sfiorare il favolistico. Ma se la si colloca nell’attualità di questa estate 2020, allora non c’è paragone che tenga, la spiaggia di Giancos gioca in serie A mentre la Caletta non è iscritta nemmeno nel girone ‘promozione’.
Mi dispiace per i nostalgici ma la partita Giancos v/s Caletta si conclude con un sonoro 5 a 0.
E questo indipendentemente dalla ‘portata’ dell’agone, che io, da uomo della strada, ho valutato soltanto nel suo aspetto gradevole, paesano E di questo ho voluto dire e voglio dare segno. Di altre ‘portate’ ho sentito chiacchierare e non riporto. A me basta vedere come quella spiaggia – Giancos – sia tornata alla fruibilità popolare, e questo mi rallegra e anzi, dico di più, mi ha fatto levare (per quel che vale) lodi al Supremo.
Fra i tanti ‘interessi’ che la nostra isola suscita voglio sottolineare come l’interesse primo, per coloro che come me sono abbarbicati a questo scoglio come la patella al suo, sia la sua godibilità. Che le viene dal rispetto del territorio e dell’animo isolano.
Anteporre a questa visione, come vedo fare sempre più spesso, l’interesse economico sta conducendo l’isola all’abbrutimento socio-ambientale.. Ponza, a mio vedere, è in una fase in cui non è da ricercare l’ampliamento della ricchezza economica quanto disciplinarne il processo, controllare i costi e i benefici, dirigere gli investimenti, i profitti e le criticità.
La ‘residenzialità’, e insieme lo spopolamento invernale, sono impliciti in questa visione. E non è una frase ad effetto.
Parlo da profano e da incompetente ma da osservatore delle cose ponzesi.