di Martina Carannante
Appena appreso sul sito del bando di concorso: “Racconta Ponza a Ponzaracconta” subito la mia mente ha iniziato a pensare ad una storia di Ponza che poteva appassionare i lettori. Non ho messo molto tempo a trovare una storia da adattare, quando ero piccola mi affascinava ascoltare i racconti di mio nonno e, ad oggi, avevo l’imbarazzo della scelta di cui raccontare! Ho iniziato ad adattare una storia della mia famiglia, che racchiudeva pienamente l’essenza di Ponza negli anni ’40. Scrivi e rileggi, correggi e aggiusta, il tempo passava veloce e il mio racconto aveva preso corpo; me n’ero talmente tanto innamorata da essere pienamente convinta di pubblicarlo e sfidare tutti, poi un giorno tutto è cambiato. Ero appena tornata da Roma e mi stavo riposando sul piccolo divanetto quando squilla il telefono. Rispondo. Era la mia mamma. Dopo aver parlato del più e del meno mi confida di voler far partecipare i “suoi bimbi” al concorso.
Io non dissi molto se non: Se vuoi un’idea ci sto.
Tornata a Ponza mi spiegò le varie opzioni adatte per i bimbi e tra questi c’era il “ricettario”. Decisi di andare a scuola da mamma a vedere come se la cavavano. Entrata in classe c’era grande fermento, ogni bimbo mi portava il suo quaderno con scritta la sua ricetta, solo tre bimbi erano un po’ tristi, non erano di Ponza e non potevano sapere ricette tipiche dell’isola. Così tornata a casa io e mamma abbiamo iniziato a cercare qualche ricetta. Passavano i giorni e il lavoro prendeva forma; i bambini che all’inizio erano tristi, ora, sorridevano ed erano entusiasti delle loro ricette, tutti facevo domande, disegni e raccontavano aneddoti di quando le nonne, i genitori o le zie avevano fatto loro eseguire la ricetta o l’avevano dettata. Poi iniziarono le domande: Ma perché dobbiamo scrivere le ricette al computer?… Ah facciamo un concorso?… Allora se siamo bravi vinciamo?… Quei sedici pulcini erano sempre più elettrici e vogliosi di fare e di apportare idee. Con loro mi ero divertita un mondo, mi avevano trasmesso una forza e una voglia di fare incredibile, così presi la mia “storia”, scritta per il concorso e la misi da parte [sarà pubblicata fuori concorso sul sito, nei prossimi giorni – NdR].
Io le mie soddisfazioni in quel campo, le avevo avute, ora non doveva essere il mio momento, ma il loro. Gli occhi di quei bambini, lungo tutto il nostro percorso insieme erano ricchi di luce e speranza. Si sono adoperati per scoprire la loro piccola isola con entusiasmo è voglia di fare, hanno fatto tutto da soli, secondo le loro possibilità, hanno fatto per quest’isola cose che forse neanche io alla loro età ha fatto.
Hanno avuto l’entusiasmo di conoscere una piccola parte del passato dell’isola, sentendosi parte di essa, orgogliosi e vogliosi di fare e di regalare il loro parere.
Ora sarà facile, per voi, pensare: Ah, che commento di parte! Pensatelo pure, non starò qui a far cambiare idea a nessuno, ma solo a dare una possibilità a quei bimbi proprio come molti anni fa hanno fatto con me…
Martina Carannante
Antonio Carbone
15 Marzo 2012 at 11:18
“Grande!!! Martina” Hai appreso in pieno il discorso. I bambini vanno incoraggiati nel presente, per sentirsi sicuri nel futuro. Neanche io voglio essere di parte, ma il solo entusiasmo che prova mio figlio nel vedere pubblicato sul sito di “Ponzaracconta” la sua piccola ricetta non si può descrivere in poche parole . Non si fa scappare occasione nel far vedere il suo lavoretto e quello dei suoi compagni di scuola a parenti e amici, e leggere i commenti. Allora ho pensato, e già l’ho accennato a Irene di fargli mettere in pratica alcune delle ricette (con il mio aiuto la disponibilità della mia cucina) rendendoli ancora più partecipi. Dobbiamo solo organizzarci.
martina
15 Marzo 2012 at 12:21
Wow che bell’idea!! Ci voglio essere anch’io!! Sicuramente saranno tutti contentissimi e pronti a rimettersi in gioco, inoltre, sarebbe il modo migliore per concretizzare ulteriormente il loro lavoro! Grazieeeee!