proposto dalla Redazione
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L’immagine di qualche giorno fa dei camion dell’esercito che entrano nella città di Bergamo per caricare le bare che non riescono ad essere smaltite dal forno crematorio della città, rimarrà impressa nella memoria e negli occhi di tutti, quale segno tangibile di questa inaspettata ed immane tragedia. Ne ha parlato Sandro Vitiello nella sua cronaca dell’altro giorno. Le notizie sono accompagnate sempre da numeri e da statistiche e, a farci caso, istintivamente ognuno di noi è a quelle che presta maggiormente attenzione nella speranza di vedere la curva di quei dati finalmente cambiare direzione. Scordandoci colpevolmente di rivolgere il pensiero alle persone e alle storie che sono dietro a quei numeri.
Da La Repubblica di oggi, ripreso dalla rubrica quotidiana L’Amaca, segnaliamo
Ogni morto era una persona
di Michele Serra
Ogni morto era una persona, la cosa tremenda di un’epidemia è che ogni morto diventa invece un numero. Parliamo dei morti, in questi giorni, come di un vago insieme, un corteo indistinto di bare che partono verso il nulla, una percentuale da conferenza stampa, la variabile di una statistica.
Ma i morti sono importanti, lo sono uno per uno e lo sono in tutte le culture, tornano in sogno, consigliano e rimproverano, sentiamo la loro voce, parliamo con loro. Non hanno età, hanno perduto questa banale dipendenza dal tempo, sono più liberi di noi, mi è capitato di sognare mia madre e mio padre giovani, erano fermi a un semaforo e sorridevano, eppure erano nati nel 1918 e nel 1920: avrebbero, se fossero vivi, centodue e cento anni. Da morti ne avevano trenta, come quando ero bambino.
Facciamo conto, per esercizio umano, che ogni morto sia importantissimo, anche i morti sconosciuti, i morti degli altri. Pensiamoli, proviamo a pensarli uno per uno, non come una folla anonima. È un modo per difendere anche i vivi dall’angoscia: immaginare ogni morto con il suo viso, la sua voce, il suo nome, insomma immaginare ogni morto come un vivo.
Guardiamo meglio questo corteo costretto all’esodo per cause eccezionali: è un corteo di persone. Ognuna di loro ha fatto un sacco di cose, generato figli, guadagnato soldi, viaggiato, costruito, cucinato, rotto e aggiustato, sbagliato e rimediato. E ne farà ancora, di cose: popolerà i sogni e i ricordi. I ricordi del giorno, i sogni della notte.
I morti ci accompagnano, accompagniamoli. Salutiamoli meglio: ognuno di loro è uno di noi.
Aggiornamento del 21 marzo 2020
Pare che il governo tedesco abbia fatto sapere che la sola idea è semplicemente ributtante. E lo è: ma è perfettamente in linea con le code davanti alle armerie. La sola cosa che ci consola è sapere che anche molti americani si vergognano di quelle code e di quel presidente. Ma sono quelli che hanno perduto le ultime elezioni.
Sandro Russo
21 Marzo 2020 at 13:21
Dato che sono fatto la nomina di essere il promoter di Michele Serra all’interno di Ponzaracconta, non farò mancare ai lettori il quotidiana nota da la Repubblica di oggi: sul comportamento dell’America e degli americani nei confronti del virus
Nell’articolo di base