Attualità

Senza perdere la schiuma!

di Peppe Tricoli

 

Normalmente il lavoro di quelli che vogliono innescare un incendio è più facile di quello di coloro che lo devono spegnere. Lo sforzo della redazione di “Ponzaracconta” per far infiammare il dibattito in vista delle amministrative  ponzesi è ormai titanico; i risultati non particolarmente eccezionali, ovviamente non per colpa dei redattori.

Tutto ciò non deve trarre in inganno perché se il dibattito non decolla sul web, esso è più che mai vivo sull’isola e certamente non si correrà il rischio di una competizione priva di partecipanti, anzi, ci sarà solo l’imbarazzo della scelta. Voci ricorrenti quotano tra le cinque e le sei “liste” in cantiere con “leader” per tutti i gusti: locali, nazionali, intercontinentali, uomini, donne, etc.

C’è un fermento (sotterraneo) che mi riporta con la mente a quando da ragazzi, durante le estati spensierate, giocavamo sulla “spaccata” di Frontone a tuffarci “senza perdere la schiuma”, velocizzando sempre di più l’uscita dall’acqua e la salita sull’improvvisato trampolino. Non si vinceva nulla, ci si divertiva solo a stare tutti insieme… Bei tempi!

Ho la sensazione che si voglia arrivare a giugno, ricominciare la stagione turistica, facendo finta che nulla sia accaduto, che questo ‘commissariamento amministrativo’ sia un semplice incidente di percorso e che, cambiando i protagonisti della vita amministrativa ponzese, si possa (o si debba!) ripartire “da dove eravamo rimasti”. Sono preoccupato.

Mentre tra coloro che hanno già deciso che “loro ci devono essere”, non importa con chi e come, la gente comune (i non politicanti, perché i politici, razza in via d’estinzione, sono altra cosa) si interroga su quale sarà il reale futuro di questa isola.

Ad oggi non conosciamo l’esatto ammontare dell’esposizione debitoria comunale, ma nemmeno sappiamo quale massa creditoria sia possibile ancora esigere; non abbiamo idea di come evolverà la gestione del demanio marittimo, né cosa succederà nell’edilizia privata sommersa da una valanga di pratiche da esaminare; non conosciamo il destino di tutti i provvedimenti di interdizione che gravano sulle nostre coste; della concreta applicazione di un Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) che sembrerebbe interessare con limitazioni il 97% del nostro territorio… Non continuo con l’elenco degli esempi, bastano questi.

Ebbene io credo che avremmo dovuto approfittare di questa gestione – svincolata dai lacci e lacciuoli che la politica clientelare ponzese ha sempre posto sulla strada dei cambiamenti – per provare a resettare la macchina amministrativa; fare una programmazione e non vivere più alla giornata; prepararci anche a dei sacrifici (non c’è bisogno di dichiarare il dissesto per essere chiamati a ripianare i debiti). Il tutto in una prospettiva futura a medio/lungo termine che ci consenta di rioccupare il posto che ci compete nel contesto del turismo nazionale ed internazionale.

Invece c’è fretta, non bisogna perdere la schiuma, tanto in un modo o nell’altro sopravviveremo anche stavolta ai quaranta giorni in cui tutto deve essere consentito a tutti, guai a chi vuole cambiare le regole del gioco: come faccio a non essere d’accordo con Gennaro su quanto scrive nella seconda parte, al punto 2 del suo ultimo scritto? Leggi qui

Non so se tecnicamente possano esserci i presupposti per posticipare la scadenza elettorale [che si dice sia fissata alla prima domenica di maggio (?)], a novembre o, pura utopia, alla scadenza naturale della consiliatura prevista per il 2013. Sto maturando il convincimento che in troppi hanno già i motori accesi e non prendono in nessuna considerazione rinvii e posticipi che possano compromettere i propri progetti.

E sono proprio questi progetti futuri che fanno sì che il dibattito non decolli sul web, arena pubblica ed aperta a tutti, dove non è possibile promettere ancora una volta (da politicanti consumati) lo sblocco dell’edilizia privata, piuttosto che l’ennesimo aggiramento delle direttive europee sulle aree demaniali marittime, piuttosto che la ripresa della pesca in barba a tutte le direttive comunitarie e nazionali, piuttosto che la concessione a pioggia della possibilità di occupare tutto il demanio marittimo occupabile, in nome del principio che “Ponza è nostra”. Non bisogna perdere la schiuma, il tempo è prezioso ed è denaro.

Sono assenti le forze politiche, le associazioni (albergatori, commercianti, noleggiatori, etc.) stanno alla finestra con iscritti disseminati per ogni dove ed in totale libera uscita, in una sorta di tutti contro tutti, sono scomparsi gli sponsor esterni, quelli che riappaiono ad ogni tornata elettorale. Stavolta la scelta è solo nostra, meglio non sbilanciarsi e trattare direttamente con il vincitore ad urne aperte, evitando di sottoscrivere impegni difficili da mantenere. Forse l’unica considerazione universalmente accettata è quella che i protagonisti del recente passato, tutti indistintamente, dovrebbero fare un passo indietro, ma nessuno ci spera, nessuno ci crede.

Eppure si sente parlare di cambiamenti, di ripristino della legalità (ovviamente per gli altri), senza riflettere che l’intervento della magistratura ha decretato la sconfitta della politica ponzese: quella consiliatura doveva andare a casa dopo un confronto dialettico e costruttivo, invece grazie a compromessi interni ed alla tutela degli interessi personali piuttosto che dell’isola, tutti sono rimasti al loro posto, anche a naufragio avvenuto, volendo forse dimostrare che non tutti i naviganti abbandonano la nave nel momento del pericolo, ma qui addirittura si è tentato di salire a bordo ad evento accaduto, pensando di poter continuare a navigare sulle ali delle promesse e degli scambi (di voti). Eppure l’isola già nell’estate del 2009 con una raccolta di firme aveva chiesto l’azzeramento della consiliatura in modo non traumatico e drammatico: peccato che chi ha irriso i firmatari di quella petizione non abbia poi voluto ammettere che la confusione dei ruoli (una maggioranza dilaniata al suo interno, una opposizione non disposta ad accettare la sua condizione, atteggiandosi spesso a “stampella” della maggioranza, senza mai condizionarla e accontentandosi dei ruoli di supporto), non poteva durare a lungo e che era  un segnale di diffuso malcontento sociale, già dissolto al punto che qualcuno medita un “ritorno al passato”.

Altro che web e ripresa del dibattito; ora è il momento delle promesse e delle millanterie, casa per casa, lontano da orecchie indiscrete, tutti pronti a sostenere che “…forse un rinvio della tornata elettorale sarebbe opportuno”, però “…se gli  altri vanno avanti, io non mi posso tirare indietro”, distillando ipocrisia allo stato puro.

Almeno che questi “potenziali leader” si facciano carico di fare luce, loro che vi dovranno comunque convivere, sulle reali situazioni in essere nelle stanze comunali, senza far finta di nulla oggi, per poi invocare queste emergenze (che nessuno ignora) quale alibi per giustificare le promesse che non potranno  mantenere; dicano chiaramente quali sono le loro intenzioni e non aspettino l’investitura dal basso, quella che viene dal popolo che non ascolteranno più una volta raggiunto lo scopo! Soprattutto facciano capire ai loro “gregari”, ai portatori di voti, che ci si pone al servizio della collettività, non la si mette al proprio servizio, minaccino da subito interventi energici per chi deve solo risolvere situazioni personali: se è vero che si vuole voltare pagina è il minimo.

Si andrà a votare perché non riusciremo nemmeno questa volta ad essere compatti, ad anteporre gli interessi dell’isola a quelli nostri personali, qualcuno (uomo/donna non importa) vincerà (speriamo il meno peggio), ma di sicuro non sarà Ponza.

Paradossalmente l’episodio narrato da Isidoro Feola ed incentrato sul Festival di Sanremo di tanti anni fa – leggi qui – finisce col rispecchiare la realtà ponzese odierna. Due professionisti che si dannano l’anima per salvare una anziana donna in uno stato di salute non rassicurante e consentirle di essere trasferita presso un ospedale, e Lei, la protagonista, che non vuole saperne di valori alterati, complicazioni varie, posti letto, elicottero, etc.; a Lei interessa “vedere il Festival”. Che stia rischiando di non seguirlo – e non per problemi di ricezione televisiva! – è faccenda che sembra quasi non riguardarla. Fosse successo la scorsa settimana la signora sarebbe stata accontentata: l’elicottero, molto semplicemente, non sarebbe arrivato!

Auguri, nell’interesse dell’isola, a tutti i partecipanti alla competizione “senza perdere la schiuma”.

Ponza, Carnevale 2012

 

Giuseppe Tricoli

 

1 Comment

1 Comments

  1. polina ambrosino

    22 Febbraio 2012 at 19:16

    Sarebbe invece il caso di dotarsi di grandi schiumarole ed eliminarla, questa schiuma…
    Se davvero quelli che aspirano a dare a Ponza un futuro migliore sono cosi tanti, lo si vedrà al momento del voto, se davvero sono cosi tanti. O invece prevarranno le logiche di sempre. L’unica possibilità perchè si eviti di ripetere esperienze già vissute, che nel bene o nel male sono passate e tali dovrebbero restare, sarebbe esercitare il proprio diritto al non-voto. Certo che il voto è stata una conquista civile e va difesa con i denti, ma anche astenersi è una possibilità. Per una volta nella storia, potrebbe essere l’unica possibilità per invalidare un’elezione. Qualcuno si dirà esterrefatto, ma io ricordo che nella storia mondiale solo con il boicottaggio non-violento si sono ottenuti risultati degni. Gandhi marciò per migliaia di km attraverso l’India, a piedi, per raccogliere il sale dal mare invece che comprare, comodamente sotto casa, il sale dagli inglesi, il popolo che opprimeva il suo paese… Non credo quindi che astenersi dal voto sia più difficile che boicottare un popolo invasore. Se davvero si arrivasse a maggio senza avere chiara la situazione reale in cui versa il Comune di Ponza, e se le liste che dovranno poi formarsi non tireranno fuori una imprevista consapevolezza di quel che fanno, non sarebbe davvero il caso di pensare davvero al non-voto? Spero che qualcuno ci rifletta su… A Ponza ci sarà certo il solito gran parlare, il solito inciuciare davanti ad ogni bar, ad ogni spigolo di via in cui si è almeno in tre ma, come sempre, fatta una certa ora, tutti si ritirano e chi s’è visto s’è visto. Domani è un altro giorno, disse Rossella O’Hara… il suo mondo era distrutto, il nostro???

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