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Per quali motivi si sceglie un film?
Perché se n’è sentito parlare sulla stampa o in tv; perché è in lizza per ben sei Oscar; perché se ne è visto un trailer particolarmente convincente; per un tam tam tra amici… Certo ci deve essere qualcosa in esso – o meglio: nel film che ci siamo fatti in testa del film – che per qualche motivo ci attira.
Per questo film – Jojo Rabbit, 2019, del regista neozelandese Taika Waititi (di padre maori e madre di discendenza ebraica-russa) – interpretato da Scarlett Johansson e Sam Rockwell, nel quale il regista interpreta personalmente una versione immaginaria di Adolf Hitler – nessuna di queste motivazioni mi aveva convinto.
Ci è riuscito invece Gabriele Romagnoli con un breve scritto nella rubrica “La prima cosa bella” che tiene giornalmente su la Repubblica.
Scrive Romagnoli:
“La prima cosa bella di martedì 4 febbraio 2020 sono gli eroi per un giorno, quelli della canzone di David Bowie, che diventano protagonisti di un gran bel film: Jojo Rabbit. La musica esplode nel finale, nella versione in tedesco, Helden. E spiega, in sintesi, tutto quello che si è appena visto.
Sono meravigliosi quelli che nascono giusti, che sanno da che parte stare e fanno tutto quel che possono. Purtroppo la storia ci ha insegnato che la loro presenza è perfettamente controbilanciata da altrettanti nati storti, per i quali la corruzione è dolce e fanno solo ciò che loro conviene. L’ago della bilancia diventano allora quelli che cambiano campo e per un giorno, decisivo e salvifico, passano dall’altra parte. Sono così il ragazzino fanatico di Hitler che s’innamora della prigioniera ebrea, il capitano nazista gay e piumato che sceglie di proteggere l’innocenza. Sono stati così molti dei Giusti per cui hanno piantato alberi a Gerusalemme.
Quel giorno in cui furono eroi è stato la prima cosa bella della loro vita. Quel giorno, per loro, è stato spesso l’ultimo. Ma è anche la ragione per cui noi siamo qui a raccontarlo, a ringraziare e a confidare nel miracolo della coscienza”.
Poi il film mi è piaciuto (l’ho anche visto due volte). Ci ho trovato dentro molte cose stimolanti: da un richiamo a Germania anno zero di Rossellini (1948) ad una grande tenerezza e pietas (l’ho preferito, al confronto, a La vita è bella (1997, di Benigni, che aveva comunque una chiave diversa); bravissimi gli attori: affascinante Elsa, la ragazza ebrea (Thomasin McKenzie) e indimenticabili molte cose che si dicono nel film:
Davanti a un gruppo di oppositori impiccati sulla pubblica piazza, alla domanda del bambino: – Ma che hanno fatto?
– Quello che potevano – risponde la mamma (Rosie – Scarlett Johansson).
– Cosa farai quando questa guerra sarà finita..? Quello che la ragazza farà, lo si vede alla fine del film… ed è molto bello!
– Non temere, qualcuna ti bacerà, Jojo… e sentirai le farfalle nello stomaco…
Grande rilievo ha nel film la colonna sonora, che alterna brani pop-rock alle musiche originali di Michael Giacchino. Le voci dei Beatles, di David Bowie, Tom Waits (I Don’t Want to grow up) e Ella Fitzgerald (The Dipsy Doodle) accompagnano, in una cornice temporalmente incongrua, le avventure del piccolo coniglio della Hitler-Jugend e la sua crescita in una Germania devastata dal Nazismo in senso sia ideologico che materiale.
In qualche modo le musiche richiamano la libertà e il colore che riescono a sopravvivere sotto le ceneri di un’epoca atroce, tra gente annichilita dalla propaganda dell’odio, che non vede l’ora di riprendere a vivere e scatenarsi in una danza di pura gioia.
Dei Beatles, in particolare, è stata scelta per il film la versione tedesca – registrata nel 1964, in piena Guerra Fredda – di I want to hold your hand, intitolata Komm, gib mir deine Hand. Questo brano apre il film.
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Sui titoli di coda parte invece “Helden”, versione tedesca di “Heroes”, di David Bowie e Brian Eno.
“Heroes” è il titolo del dodicesimo album di David Bowie del 1977 ed è considerato il secondo della cosiddetta “trilogia berlinese” assieme a Low e a Lodger.
Registrato agli Hansa Tonstudio a Berlino Ovest, “Heroes” riflette l’atmosfera dell’epoca della guerra fredda, simbolizzato dalla città divisa in due. Il co-produttore Tony Visconti considera l’album: «una delle mie ultime grandi avventure nel fare album. Lo studio di registrazione era a circa 500 metri dal muro. Le guardie rosse ci osservavano con un binocolo potente attraverso la finestra della nostra sala di controllo»
Qui di seguito una versione psichedelica di “Heroes” in inglese, con la traduzione italiana appaiata al testo inglese:
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E torniamo al film.
Da YouTube, il trailer in HD del film nella versione italiana:
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Sandro Russo
27 Febbraio 2020 at 09:25
Nel trovarmi a condividere la (penultima) “Canzone della domenica” con il blog di cinema, mi sono reso conto che nel film, ancora più evocativo della canzone dei Beatles, è il pezzo di chiusura di David Bowie “Heroes” che ho quindi aggiunto nell’articolo di base (e nel titolo).