di Silverio Lamonica
“Il Messaggero” di ieri, 1.02.2020 “Dossier” dedica ben due pagine intere a “Intesa San Paolo – pronta a diventare motore del Paese” (pagine 20 e 21). In sostanza l’Istituto bancario intende mettere a disposizione parte del “trilione di euro” dei depositi dei suoi risparmiatori, per investimenti nel Paese: maggiore coesione sociale, favorire l’inclusione, giovani, arte e cultura, innovazione…
Fin qui, poco da dire, specie sulle modalità di tali finanziamenti (anche perché – lo confesso – sono “a digiuno” delle dinamiche finanziarie).
Ma una cosa mi lascia perplesso: nel giro di circa 3 anni (2017 – 2019) tutti gli istituti bancari hanno fatto una notevole “cura dimagrante” chiudendo ben 4300 filiali in Italia (leggi qui) e non è affatto esente l’ Intesa San Paolo: lo dimostra la chiusura dello sportello di Ponza, in Piazza Pisacane, avvenuta a fine 2019, con qualche critica al sindaco che, detto tra noi, in questa circostanza c’entra come i cavoli a merenda. Voglio solo ricordare, per inciso, la soppressione, in un sol colpo, di Pretura, Dogana e Ufficio del Registro di Ponza verso la metà degli anni ’60; si criticò l’allora sindaco Sandolo, che però nulla poté fare di fronte alle decisioni governative. E, specie di fronte a certe “visioni economiche ad altissimo livello”, non c’è sindaco o altra autorità locale che tenga.
Si dice che grazie ad internet, i cittadini (soprattutto i giovani) riescano a fare tutte le operazioni bancarie “on line”, per cui le varie banche continuerebbero a conservare i propri clienti. Però un contatto, almeno vocale o telefonico, con l’operatore bancario di riferimento è indispensabile, perché non è possibile districare tutte le situazioni “via computer, o col palmare”, specie se si tratta di concordare interessi, scadenze e così via. Per questo motivo, trovo controproducente la chiusura di uno sportello bancario, specie in un’isola turistica come Ponza, con centinaia di operatori del settore che fatturano, ogni estate, cifre in euro non indifferenti.
Ben diversa è la “tattica” delle Poste che tende, invece, ad una presenza “capillare” dei suoi Uffici sul territorio, tanto è vero che l’Ufficio Postale di Le Forna, dopo diversi mesi di chiusura, è stato da poco riaperto al pubblico “in pompa magna”.
I soldi che ognuno di noi deposita “alla Posta”, confluiscono nella Cassa Depositi e Prestiti, la quale provvede a finanziare opere pubbliche, ma anche imprese in difficoltà e molto altro.
Che Intesa San Paolo, con questa iniziativa, voglia diventare il doppione di Cassa Depositi e Prestiti, da profano non mi sento in grado di affermarlo né tantomeno, di spiegarlo.