Non racconterò di te, della tua storia, dei tuoi 54 anni senza aver mai bevuto né fumato, della tua abilità di andare in bicicletta restando in equilibrio con entrambi i piedi su un pedale solo.
Non parlerò di tutti quegli algoritmi che animavano la tua giornata.
Non menzionerò la nostra storia divenuta amicizia.
Non passerò in rassegna i nostri giorni ponzesi e le nostre cene a Frontone, di quelli avevi nostalgia.
Non mi soffermerò sul fatto che eri “quasi felice” al telefono giovedì sera, il giorno prima di Natale. E voglio dimenticare che il giorno successivo – tornando a casa, a piedi – hai impattato contro due occhi che erano fari, e una morte senza falce ma con una targa.
Non voglio pensare alla tua notte passata in ospedale ad aspettare che la partita fra la Vita e la Morte decretasse un vincitore.
Voglio lasciarti poche righe per eventuali – future – domande.
E desidero lasciarti quella poesia, quella riga, che chiedevi ma per te non c’era, non ancora.
Ciao Leonardo
L’alba ti scopre,
sorridi al tuo cuore di seta
che vola oltre il vetro,
è libero.
Non temi il freddo dalle dita abili e bluastre
non ti spaventa la solitudine degli amori perduti,
rabbia o amore, nessuna parola ti colpisce.
Ora non devi essere capace fra numeri e orologi,
non sei più figlio
non sei più padre
non sei più amico,
non sei.
Rimbomba il silenzio nell’assenza liquida
l’angoscia rotola su prati di nuvole fino
a divenire nostalgia, ricordi lontani
dai colori perduti.
Una nuova alba ci scopre
porta il nome della Vita.
Sandro Russo
31 Dicembre 2019 at 13:57
Ho conosciuto una poetessa…
All’amato che le diceva: – Tu che scrivi tante poesie per gli altri, per una rosa, per delle farfalle in volo, non hai mai parole per me? – Lei rispondeva: – Attento, la poesia nasce dal dolore. Non mi chiedere mai quelle parole!