di Lino Catello Pagano
In Libia, il carnevale era permesso solo ai bambini, ma mi brilla in testa l’idea di coinvolgere le quattro società italiane che lavoravano in consorzio: la Techint era l’ufficio tecnico, la Cimi Montubi era il costruttore di pipe line, la CEI dove erano tutti elettricisti al montaggio dei cavi e infine la OCIM ovverosia la ‘Lodigiani’, costruttori delle murature (per rendere l’idea hanno costruito lo stadio di San Siro a Milano.
Organizzai un barbecue. Misi a disposizione 4 cuochi e 6 aiuto-cuochi, 6 camerieri e un mare di carne, pesce, aragoste e granseole. Fu una serata indimenticabile. C’era molto tempo per il Carnevale ed io colsi l’occasione della grande abbuffata per annunciare che avrei organizzato per il periodo di Carnevale una festa dove ‘tutti’ indistintamente dovevano crearsi un vestito di sana pianta: non si accettavano scuse. Nessuno in abiti civili.
L’adesione fu veramente alta ed il capo cantiere diede il benestare per usare la sala grande della Cimi Montubi.
Il fermento iniziò a prendere tutti; le famiglie si misero insieme, comprarono due macchine per cucire e lì cominciò la grande sartoria. La Moglie del Direttore del cantiere era in prima fila. Ognuno a inventarsi come vestirsi: da samurai, da sceicchi arabi, da ballerine di can can, da principe e da Biancaneve, da Pierrot… Tantissime idee in un paese dove di stoffa ce n’era a tonnellate! Le donne del campo andarono a fare acquisti e portarono il ben di Dio di stoffe… tantissime e colorate, e poi l’inventiva..! Le macchine per cucire lavoravano notte e giorno per accontentare tutti. Io avevo deciso di vestirmi da sceicco ma non avevo nessuno che potesse cucirmi i pantaloni; quando la moglie del Direttore mi disse che lei avrebbe cucito il mio vestito, vinsi la lotteria! Comprai della stoffa bianca e del raso giallo e rosso;nel giro di due giorni il mio vestito era pronto, ma mancavano le decorazioni, che trovai nel mercatino di Misurata.
Da parte mia, con la cucina, organizzammo un buffet per 400 persone, di tutto e di più, il ben di Dio.
Quando venne il fatidico giorno del Carnevale – allora era il 14 febbraio – mi vennero a svegliare prima dell’alba: volevano sapere cosa fare. Detti le mie disposizione ai camerieri, quale sala adoperare e dove prendere sedie e tavoli: fatto ciò dovevo organizzare per il pranzo del mezzogiorno; chiamai il mio amico e cuoco Claudio, buttammo giù un menu semplice e veloce: un antipastino di mare. Un primo pennette panna prosciutto e zafferano, delle scaloppine di pollo al Marsala fatto in casa.Consumato il pasto, tutto buono, chiesi ai camerieri di preparare di nuovo la sala per la colazione come il mattino precedente, perché si sarebbe fatto tardi e al mattino chi doveva fare le colazioni avrebbe avuto dei problemi. Fu fatto tutto quello che avevo chiesto: avevo una squadra veramente in gamba!
Mi spostai nella sala del ristorante della Cimi Montubi, addobbata per bene, con pure l’orchestrina fatta da vari membri delle quattro società, e fu una cosa meravigliosa… Cibo a volontà, dolci a volontà… Fu un successo, si divertirono tutti. Io andai a dormire dopo 48 ore, stanchissimo ma felice.
Le immagini parlano da sole…
Lino Catello Pagano