Ambiente e Natura

La notte di Santa Lucia a Ponza e a Ventotene

di Sandro Romano

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E’ destinato a restare nella memoria degli isolani per molto tempo il vero e proprio uragano che si è abbattuto sulle Ponziane nella notte tra il 13 ed il 14 dicembre scorso. Raffiche con punte di 50 nodi che hanno sferzato senza pietà case, campagne e montagne con danni, anche ingenti, sia a strutture pubbliche, come la tensostruttura di Cala dell’Acqua a Ponza, che private, travolgendo tettoie, muri di cinta, cavi elettrici e telefonici, pergolati, vigneti, gazebo, antenne, bidoni dei rifiuti, barche e alberi.
Ora che anche il vento delle polemiche si è placato è giusto che gli abitanti delle isole sappiano cosa è successo, cosa si è rischiato e chi, mentre fuori imperversava la tempesta, andava in giro ad eliminare pericoli ed a mitigare gli effetti di una perturbazione senza precedenti.
Una regola di vita che si sono imposti i volontari di Protezione Civile è quella di non andare in giro a “menar vanto”, ma considerata la crescente pratica del parlare a sproposito sui social anche di argomenti che in parte, se non totalmente, non si conoscono, è sicuramente meglio informare la gente per futura memoria.

Va subito detto che se i danni che ci sono stati in giro sono stati in qualche modo limitati e, cosa più importante, se non c’è stato il coinvolgimento di persone è anche e soprattutto per merito dei volontari della Protezione Civile di Ponza e Ventotene.
Fin dalla diffusione dell’allarme meteo è stato attivato il dispositivo di ricognizione dell’Associazione P.C.I.P. innanzitutto lungo le strade maggiormente frequentate e, quindi, nelle zone censite a rischio.

Per tutta la notte gli uomini della Protezione Civile sono stati impegnati a liberare le strade da sassi, alberi, rami, rami di fichidindia, lamiere, cavi, legni di strutture divelte che, soprattutto nelle curve, erano ostacoli pericolosissimi per la circolazione. Per non parlare di impianti di condizionamento e parabole TV disseminate penzolanti nelle strade secondarie.
Così a Ponza come a Ventotene dove, tra le tante criticità, un grosso albero aveva ostruito la strada per l’eliporto ed il distributore carburanti. Tuttavia, mentre a Ventotene i volontari della Protezione Civile (che fanno parte della stessa Associazione di Ponza) sono riusciti a trattenere fino alla calata del forte vento con la sola forza delle braccia la loro tensostruttura, di fatto salvandola seppur con qualche inevitabile danno, a Ponza, data la mole e l’estrema esposizione al vento da Ovest dell’impianto di copertura, l’unica operazione che si è riusciti a fare è stata quella di portare in salvo Silverio che, come ben sappiamo, alloggia nei pressi del “pallone” in una precaria struttura prefabbricata.
Una vera notte da incubi che a Ventotene si è conclusa con il blackout di tutte le linee telefoniche mobili e fisse, prontamente risolto con l’allarme dato alla Prefettura attraverso il sistema radio della Protezione Civile Isole Ponziane.

Ed anche questa la stiamo raccontando e nessuno si è fatto male. Come disse il saggio: “Gli angeli ci sono, ma spesso sono gli uomini che non riescono a vederli”.

Segue una serie di foto ‘in diretta’, di Ponza e Ventotene.

Ponza. Sant’Antonio

Le Forna. La casetta di Silverio

Ponza

Giancos

I resti del ‘pallone’

Ponza, rami

Ponza, albero

E ora delle immagini di Ventotene:


1 Comment

1 Comments

  1. francesco ferraiuolo

    17 Dicembre 2019 at 00:28

    Caro Sandro, è stata una notte da incubo per me come per tanti concittadini. Una tempesta con vento che toccava punte di circa 160 km orari metteva veramente paura ed ansia. Non mancherò mai di ringraziare tutti i ragazzi volontari della nostra protezione civile e le forze dell’ordine per la tempestiva opera prestata nelle situazioni di pericolo come si sono presentate. Ancora grazie a nome di tutta la cittadinanza.

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