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Vocabolario marinaresco

di Ernesto Prudente

 

Lettera R  seconda parte

Reggiòle ( vedi anche il racconto “la pesca a ricciole a Ponza”  nella rubrica “Il mare”

– ricciola s.f. Seiola dumerilii. Pesce migratore che si avvicina alla costa, lungo le pareti a picco e sulle secche. Vive in branchi. E’ un predatore. Insegue le prede fino a pochi centimetri dalla superficie. E’ ambita dai sub come lo è per i pescatori di lenza a traino.

Relitte

– relitto s.m. Qualsiasi rottame di naufragio.

Remeggià

– ormeggiare v. Approdare, attraccare.

Remìge

– brumeggio s.m. Miscuglio di cibo che il pescatore
butta ai pesci per attirarli.

Remmà

– remare v. Vogare

Remmàge

– brumeggio s.m. Esca legata ad uno spago, come uno spiedino di carne, che veniva inserita nella nassa.

Remmàgle

– rammendo s.m. Rappezzo, rattoppo. Il rammendo si fa alla rete e allo scafo.

Rendià

– rasentare v. Passare accanto, lambire, accostarsi.

Renfrescà

– rinfrescare v. Termine molto usato per indicare l’aumento del vento e del mare.

Renfuse

– rinfusa s.f. Si riferisce al carico che non è contenuto
in sacchi o casse ma accatastato in massa nella stiva.

Rennenèlle i mare

– rondine di mare s.f. Danichthys rondeletii. Vive sottocosta ed è attratta dalle luci delle lampare. Fornita di ali che le consentono un volo anche di cinquanta metri. Si vede quasi sempre tra Ponza e Palmarola. Spesso finisce sui ponti delle navi.

Repeglià

– ripigliare v. Termine usato quasi sempre per il paranco per continuare il lavoro che si stava facendo in quanto le due carrucole sono venute a contatto.

Réppule

– erba s.f. Erba che cresce sugli scogli e spesso sulla carena delle navi.quando non viene curata.

 Resàcca

– risacca s.f. Il ritorno dell’onda dopo che è stata respinta da un ostacolo. Nei porti crea un fastidio immenso. I cavi di ormeggio delle navi, sotto l’azione della risacca, allentandosi e tesandosi, possono anche spezzarsi. Gli scali d’alaggio nei porti hanno la funzione di far morire la risacca. Compito primario della spiaggia, ancor prima di quello di solarium, è quello di far morire l’onda. Lo appresi da Silveri  Iodice, il vecchio guardiano di Zannone. Ci imbarcammo, con Geppino, prima dell’alba sul peschereccio di Onorino per trasferirci a Zannone per un periodo di caccia. Era una pessima giornata di fine novembre con mare e vento da libeccio. Anche in poppa i cavalloni erano spaventosi e, quando ci raggiungeva uno più grosso del precedente, Silverio diceva qualcosa che non riuscivo a capire. Dato che aveva espresso parere negativo alla trasferta mi avvicinai per chiedergli perché borbottasse. Sto dicendo ai cavalloni quello che mi ha insegnato mio nonno: “Vai  alla spiaggia”. I vecchi pescatori isolani imploravano il mare affinché le sue ondate paurose e pericolose finissero sulla spiaggia perché quello era l’unico posto dove potessero morire. La cultura moderna, basata, solo e soltanto, sul commercio del danaro, ci ha indotto a tenere in una considerazione diversa l’utilizzo della spiaggia. Guardiamo, con animo sereno, la fine ingloriosa, che le varie autorizzazioni hanno fatto fare alle spiagge di Ponza e in modo particolare a qualla di Santa Maria.

Respiratore

– respiratore s.m. Arnese che consente, in vari modi, la respirazione subacquea.

Rèste

– corda s.m. Fune di foglie di canna intrecciate, che si faceva, penso si faccia ancora, in Sardegna e che veniva usata dai pescatori di aragoste. Con queste funi venivano legate le nasse.

Resucchje

– risucchio s.m. Movimento vorticoso dell’acqua che descrive una spirale verso il fondo. E’ una delle caratteristiche della “coda di Zefiro”.

Retànce

– golfare s.f. Anello formato da un lastra metallica leggermente piegata a forma convessa e unita a cuore e circondata da una corda tenuta stretta da una impiombatura. Sono sistemate in diversi posto di bordo per agganciare paranchi e bozzelli.

Retenute

– ritenuta s.f. Sotto questo nome vanno le cime che si legano ad una imbracata per guidarla durante il suo spostamento onde evitare che urti danneggiandosi o recando danni ad altri oggetti.

Reteràgne

– risacca s.f. Ritorno dell’onda che ha urtato un ostacolo.

Retunne

– rotondo s.m. Spicara vulgaris : Zero o zerro. E’ il caratteristico pesce di Ponza. Si pesca tutto l’anno in diverse zone dell’arcipelago. I più saporiti sono quelli delle Formiche dove il pascolo è migliore, Nei mesi invernali raggiungono il massimo della grandezza: 15-20 centimetri. Si pescano all’alba e al tramonto con reti da posta. Una volta si pescavano anche di giorno con la famosa “rézze i juorne”. A marzo, durante il raduno per deporre le uova, “a tràiàne” se ne pescano in enorme quantità. E’ saporito ed è gustoso. Va mangiato alla brace e in bianco. Una volta si faceva “arrianate”, bollito con pomodoro, origano e aglio, ingredienti che devono essere freschi. o in bianco. Fritto perde molto della sua bontà. E’ come il pane, non stufa mangiarlo continuamente. Ancora oggi, per averlo disponibile, si usa conservarlo in una salsa a base di aceto: “a scapéce”. Una salsa che ha origini antiche. I romani conoscevano questo intingolo e lo usavano per condire, oltre i pesci, anche gli ortaggi. Era il famoso liquamen. Si bolle l’aceto con aglio, olio e peperoncino e lo si cosparge sul pesce fritto senza passarlo nella farina. Si aggiungono foglie di menta. Si conserva il pesce per oltre dieci giorni. Nelle usanze isolane è un piatto caratteristico per le festività natalizie. I retunne si conservavano anche “arretecate”, origanati. Si squamavano, si svuotavano, si lavavano e, dopo asciugati, si coprivano di sale. Dopo 24 ore si toglievano dal sale e si lasciavano inaridire. Si cospargevano di un battuto di aglio, peperoncino e origano e si mettevano al sole legandoli a corona per la coda. Venivano consumati nelle giornate di cattivo tempo. Si facevano alla brace senza squamarli.

Rézze

– rete s.f. Nome generico con cui si definiscono tutti gli attrezzi da pesca tessuti a maglia. Hanno nome diverso a secondo dell’uso.

Rézze i juorne

– rete di giorno s.f. Rete particolare per la pesca dello zerro (retunne).

Rezzeniélle

– troncone di rete s.m. Pezzo di rete inusabile che veniva legata all’ingegno per la pesca del corallo.

Rezzìlle

– groviglio s.m. Intreccio, intrico della rete causato dal pesce impigliato.

Riatte

– regata s.f. Regata, gara.

Ridòsse

– ridosso s.m. Riparo dal vento furioso e dal mare tempestoso.

Riflusse

– riflusso s.m. Salire e scendere della marea.

Rilèvamènte

– rilevamento s.m. Operazione che si fa con la bussola o ad occhio per traguardare un determinato punto.

Rìmme

– remo s.m. Il notissimo attrezzo di legno con cui si fa leva nell’acqua per dare movimento alla barca

Rimurchià

– rimorchiare v. Trascinare con corde o catene un galleggiante in avaria.

Rimurchiatore

– rimorchiatore s.m. Nave attrezzata per trainare qualsiasi altro natante.

Rinfòrze

– rinforzo s.m. Catena di sostegno del picco di carico, aggiuntiva della cima.

Rinfurzà

– rinforzare v. Rafforzare, consolidare gli ormeggi. Si usa anche per le condizioni di mare e vento che sono rinvigorite.

Rìppje

– grippia s.f. Cima che da un lato si lega al diamante dell’ancora e dall’altro capo ad un gavitello. Ha lo scopo di tirare su l’ancora se rimane impigliata nel fondo marino. La sua lunghezza dev’essere leggermente maggiore della profondità in cui si è dato fondo.

Rizzà

– rizzare v. legare con corde o catene gli oggetti mobili per evitare che, durante uno sbandamento, si spostino.

Rìzze

– rizza s.f. Corda o catena che serve per tenere fermo il carico.

Ròje

– gabbiano s.f. Larus ridibundus, della famiglia dei lariformi. E’ un animale autoctono delle isole ponziane. Una volta, fino alla metà del secolo scorso, nidificava solo a Palmarola e in luoghi inaccessibili. Ora nidifica in tutte le isole e, nel caso di Palmarola, dovunque, ai lati dei sentieri e a pochi metri dalle case. Nel periodo primaverile, dovunque giri per Palmarola incontri nidi di gabbiani con due o tre uova. Il gabbiano è un uccello acquatico, come la berta, con zampe robuste e forti. Ha una apertura alare di circa un metro con arti vigorosi e poderosi. E’ un volatore eccezionale tanto che si potrebbe dire che vive volando. Ha il mantello e le ali grigio perla. Il gabbiano è un onnivoro, mangia di tutto anche se ha abitudini prevalentemente marine. Vive in colonia. Una colonia formata da centinaia, migliaia di animali. E’ diffidente ed accorto. Non si lascia avvicinare. E’ audace e aggressivo. Ingaggia battaglie terribili con falchi, poiane e bianconi quando questi invadono la sua zona dove ha costruito il nido e tengono i pulcini. Aggredisce anche l’uomo quando questi si avvicina al suo covo. Il cane deve essere attento a scansare i suoi assalti. Nidifica in primavera deponendo due o tre uova in un nido fatto senza eccessive cure. La cova dura quaranta giorni.
Il gabbiano è un cacciatore marino eccezionale. Alla vista acutissima accoppia una rapidità incredibile. Effettua tuffi meravigliosi per ghermire la preda. I vecchi abitanti di Palmarola usavano le uova di gabbiano per fare le frittate con gli asparagi e con gli uccelletti tritati. Mettevano le uova in un secchio pieno di acqua, quelle che si poggiavano sul fondo erano buone, quelle invece che galleggiavano erano già decomposte.

Rollometro

– oscillometro s.m. Strumento che misura lo sbandamento della nave. Consiste in un pendolo la cui estremità scorre su un arco graduato. E’ sistemato sulla plancia davanti al timoniere.

Rombe

– rombo s.m. Voce che indica ognuna delle trentadue quarte che dividono la circonferenza dell’orizzonte.

Ròmbe

– rombo s.m. Scophthalmus rhombus. Vive nella sabbia e nel fango, di colore marrone uniforme. Si pesca con la rete a strascico. Le carni sono molto apprezzate.

Ròse

– rosa s.f. Parte più importante della bussola, quella che i marinai chiamano piatto su cui è segnata la graduazione in trecentosessanta gradi e le indicazioni dei punti cardinali e quelli intermedi. Il punto zero è il Nord o Settentrione, il punto dei novanta gradi segna l’Est o levante, quello dei centottanta indica il Sud o Mezzogiorno, il punto dei duecentosettanta gradi segna l’Ovest o Ponente. Sulla rosa sono segnate anche le quarte e le quartine.

Ròte

– ruota s.f. Ruota del timone. Generalmente è di legno. I suoi raggi, otto come i venti, che servono a maneggiarla, si chiamano caviglie. La ruota, che può essere a mano o a movimento meccanico, è congegnata in modo tale che il timone si inclina dal lato verso cui si fanno girare le caviglie.

Ròte i prore

– ruota di prua s.f. Pezzo di legno o di ferro che, partendo dalla chiglia, forma la prua della imbarcazione.

Rotte

– rotta s.f. Indicazione dei percorsi di una nave. La rotta viene definita con il numero di gradi che misura l’angolo che essa forma con la linea nord-sud. C’è la rotta bussola, quella che si legge sulla rosa in corrispondenza della prora della nave; la rotta magnetica che si ricava dalla correzione della deviazione della rotta bussola dovuta al magnetismo terrestre e al ferro contenuto sulla nave; rotta vera che risulta dalla correzione della rotta magnetica con la declinazione e con lo scarroccio dovuto alle correnti. La rotta vera è quella a cui la nave deve attenersi nel cammino da percorrere.

Rùfele

– lumaca di mare s.m. Vengono a galla di notte e per raccoglierli è necessario una torcia elettrica. Si trovano dappertutto. Si mangiano lessi.

Rugle

– scroscio s.m. Piovasco, rovescio improvviso.

Rullìà

– rollare v. Movimento di sbandata della nave dovuto al moto ondoso del mare.

Rullìje

– rollio s.m. Moto alterno di oscillazione da un fianco all’altro che la nave subisce per il moto ondoso del mare di traverso.

Rumènte

– rumenta s.f. Spazzatura

Ruole

– ruolo s.m. Documento rilasciato dall’Ufficio marittimo a tutte le navi. In esso sono segnate tutte le caratteristiche del natante. Nel ruolo si possano apportare tutte le variazioni necessarie perché sia sempre corrispondente alla realtà del momento. Il ruolo equipaggio ha la validità di tre anni e allo spirare di questo termine la Capitaneria di Porto competente rilascia un nuovo ruolo.

Ruommeche

– botrico s.m. Bostrycus typhografus. Bruna, teredine. E un essere pericoloso per le barche in legno. Se riesce ad intaccare il fasciame fa mettere le mani nei capelli.

Ruommele

– medusa s.m. Scifo meduse. E’ uno degli animali più schifosi che circola per il mare.

Ruonghe

– grongo s.m. Conger conger. E’ un pesce che fa paura a vedersi ma le sue carni sono molto apprezzate dai buongustai. E’ il pesce base per una vera zuppa di pesce. Vive tra gli scogli e nel fango anche a grosse profondità. Un mare molto ricco è quello della Botte dove spesso mi sono recato, con gli amici, a mettere le coffe. Il più grosso che ho preso, stavo con Vittorio Feola e Gennaro Di Meglio, pesava 28 chili. Ne ho visto uno di 46 chili pescato, in una nassa, da Cirillo.

Rusche

– folata s.f. Sventolata.

Rusètte

– rondella s.f. piastrina a forma di anello che, serrata sotto il dado, serve ad impedirne lo svitamento spontaneo.

Rùzze

– ruggine s.f. Ossidazione che si forma sui metalli.

Ruzzuliate

– ruzzolata s.f. Grosso sbandamento del bastimento quando naviga con il mare in poppa.

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