di Franco De Luca
Come non notare in questi giorni, gli schizzi di salsedine che dal mare infuriato si spargono dovunque su Ponza. Sono inconsistenti goccioline di sale che salgono fin sopra Calacaparra o ancora, sopra i Conti. Danno il senso della vita che si consuma su questo chicco di terra. Contratta, sì, una vita contratta, ma in un universo familiare, consueto, abitudinario. Epperciò anche fruibile, amico, umano.
Più è aspro e corrivo il tempo meteorologico più placato è l’animo, ad attendere quanto altro, e altrove, si decide.
Isola è la terra che ci ospita e isolano è il carattere di chi vi risiede.
Con uno sguardo perennemente rivolto al lembo di territorio di cui si grida la proprietà. A difesa, contro chiunque. E supinamente intento a trarre da esso il massimo. Come se dall’universo circostante non si possa suggere alimento, sostentamento, benessere. Tutto lì e tutto da lì, riducendo l’orizzonte a dimensione familiare, restringendo il cielo allo specchio del pozzo, ritagliando ogni sogno sull’esistenza giornaliera.
Questo soddisfa quando la vita si muove e gioisce di scorazzare nella sicurezza del cortile di casa, delle compagnie, degli affetti, delle esperienze della strada. Nella fanciullezza dico, e agli inizi dell’adolescenza.
E qui ritroviamo, oggi, i volti di ieri, puliti come soltanto i bimbi hanno, con le “pazzielle” (da pazzia), i grembiulini, la serenità. E Ponzaracconta ci sta donando momenti inattesi di ricordi riposti nel profondo che oggi ritornano e gli occhi lacrimano.
L’attualità, invero, esige, nell’isola, in questo frangente, un impegno da uomini maturi che sanno: altrove, da altri, non si costruisce il nostro futuro. Lo si costruisce qui e insieme.
Domani tutto questo sarà ricordo. Spero che anche per le generazioni future il passato possa smuovere tanta ricchezza di coralità, di gioia come su queste pagine evidenziano gli amici ponzesi.
Francesco De Luca
[Schizzi di salsedine da Ponza (13) – Continua]