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Su iniziativa di Vincenzo Ambrosino che ieri ci ha segnalato un articolo da Left, in link:
https://left.it/2019/09/23/la-risoluzione-della-vergogna/, riprendiamo in chiaro un articolo di oggi dalla stessa rivista.
Vi associamo, a seguire, il parere sempre autorevole di Michele Serra (da la Repubblica di oggi) che non sarà un teorico dei sistemi politici ma ha una visione chiara e di sano buon senso di sinistra sulle polemiche che ci agitano.
Rossi e neri non sono uguali. Diciamo no alla falsificazione della storia. Un appello
da: https://left.it/2019/09/25/rossi-e-neri-non-sono-uguali-diciamo-no-alla-falsificazione-della-storia/
La risoluzione del Parlamento europeo approvata a grande maggioranza il 19 settembre scorso, su «importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa», è un atto politico e culturale sbagliato e da respingere con forza.
In primo luogo va detto che non spetta a un organismo istituzionale o politico affermare una determinata ricostruzione della storia. Questo è un compito che va lasciato al libero confronto tre le diverse interpretazioni e opinioni, alla ricerca degli studiosi. Un uso della storia che voglia imporre una determinata visione dei principali eventi del secolo scorso per farne armi per la battaglia politica immediata non dovrebbe avere cittadinanza in una vera democrazia.
In secondo luogo, le affermazioni riguardanti la storia del Novecento presenti nella risoluzione contengono errori, forzature e visioni unilaterali che sono inaccettabili. Vi si afferma che il “patto Molotov-Ribbentrop” del 23 agosto 1939, «ha spianato la strada allo scoppio della Seconda guerra mondiale». Si omette così qualsiasi riferimento al colpevole comportamento delle democrazie liberali di fronte alla politica espansionistica nazifascista, che data almeno dall’invasione dell’Etiopia (1935) e dalla guerra di Spagna scatenata dal generale Franco (1936), e proseguita con il “diktat di Monaco” (1938) e il conseguente smembramento della Cecoslovacchia non solo a opera della Germania, ma anche della Polonia e dell’Ungheria. E non va dimenticata la annessione dell’Austria (Anschluss) avvenuta l’11 marzo del 1938.
La storia ci insegna che l’Unione Sovietica cercò a lungo una intesa con Francia e Regno Unito in funzione antitedesca, e si decise a un accordo con la Germania (al fine di rimandare il pur inevitabile attacco nazista) solo quando fu chiaro che tale intesa era impossibile, anche per l’opposizione della classe dirigente polacca guidata dal dittatore di destra Piłsudski e alleata di Francia e Regno Unito.
Inoltre la risoluzione non fa cenno all’enorme contributo alla vittoria contro il nazifascismo, decisivo per le sorti stesse dell’Europa e dell’umanità, dato sia dall’Unione Sovietica (oltre 25 milioni di morti), sia da chi, ovunque in Europa e nel mondo, spesso guidato dagli ideali e dai simboli delle varie correnti del movimento comunista internazionale, si oppose alle truppe hitleriane e ai loro alleati. Si dimentica così che Antonio Gramsci, oggi tra gli autori più letti e studiati in tutto il mondo, morto per volontà del fascismo, era un dirigente e teorico comunista. Si riesce a nominare Auschwitz senza dire che fu l’esercito dell’Unione Sovietica a liberarne i prigionieri destinati allo sterminio. O si dimentica volutamente che in molti paesi (tra cui la Francia e l’Italia, ma non solo) i comunisti furono la principale componente della Resistenza al nazifascismo, dando un contributo di primo piano alla sua sconfitta e alla rinascita in quei paesi di una democrazia costituzionale e alla riaffermazione delle libertà politiche, sindacali, culturali e religiose. Per non parlare del decisivo apporto che Stati e idealità comuniste diedero nel Novecento alla liberazione di interi popolo dal giogo coloniale e a volte dalla schiavitù.
Ricordare questi dati di fatto, che la mozione colpevolmente omette, non significa ignorare e tacere sugli aspetti più condannabili di ciò che generalmente si chiama “stalinismo”, sugli errori e sugli orrori che vi furono anche in quel campo. Essi però non possono cancellare una differenza di fondo: mentre il nazifascismo, nel dare vita a una spietata dittatura e nel negare ogni spazio di democrazia, di libertà e persino di umanità, nel perseguitare fino allo sterminio proclamato e pianificato, le minoranze religiose, etniche, culturali, sessuali, cercò di realizzare i propri programmi, i regimi comunisti prima e dopo la guerra, allorquando si macchiarono di gravi e inaccettabili violazioni della democrazia e delle libertà, tradirono gli ideali, i valori e le promesse che aveva fatto. La qual cosa deve produrre domande, riflessioni e indagini, ma – congiuntamente al contributo dato dai militanti e dall’Urss alla sconfitta del nazifascismo – non permette in alcun modo l’equiparazione di nazismo e comunismo che è al centro della risoluzione del Parlamento europeo, né l’identificazione, più volte fatta dalla mozione, di comunismo e stalinismo, vista la grande varietà di correnti ideali ed esperienze politiche a cui il primo ha dato vita.
Queste falsificazioni e omissioni non possono essere assunte come base di una «memoria condivisa» e tantomeno diventare base di un programma comune di insegnamento della storia nelle scuole, come la mozione auspica. Non può divenire la piattaforma di una «Giornata europea di commemorazione delle vittime dei regimi totalitari», quale la mozione chiede. Né fornire la motivazione per la rimozione «di monumenti e luoghi commemorativi (parchi, piazze, strade, ecc.)» che, con la scusa della lotta a un indistinto totalitarismo, invita in realtà a cancellare limpide pagine della storia di chi contribuì col proprio sacrificio a battere il nazifascismo.
Si afferma che la mozione del Parlamento europeo contiene inevitabili compensazioni atte a far passare anche una affermazione di volontà di lotta al «ritorno al fascismo, al razzismo, alla xenofobia e ad altre forme di intolleranza».
Ma queste giuste esigenze di lotta al razzismo e al fascismo non possono fondarsi su un uso distorto e persino falso della storia o sul pretendere di recidere le radici di una componente fondamentale dell’antifascismo quale è quella comunista.
I popoli d’Europa non lo devono permettere.
Da la Repubblica del 25 sett. 2019
L’amaca. Con buona pace di Machiavelli
di Michele Serra
Il comunismo fu totalitario per imporre l’uguaglianza tra tutti gli uomini e l’internazionalismo. Il nazismo fu totalitario per imporre la superiorità di una nazione e di una razza e sancire l’inferiorità delle altre.
Questa gigantesca differenza basta a sconsigliare ogni equiparazione tra le due ideologie, e soprattutto tra le persone che ne presero le parti. Ma non basta, ahimé, a cancellare i lutti e le privazioni causate “a fin di bene” dal comunismo. Nel nome del Bene si possono infliggere torti, punizioni e mutilazioni psicologiche inaccettabili: la storia delle religioni ne è tragica testimonianza. È con gli inquisitori di tutte le Chiese, non certo con i gerarchi nazisti, che dunque può valere, con i dovuti distinguo, l’accostamento.
Ovviamente la violenza perpetrata nel nome del Male, ovvero della sopraffazione, del razzismo e dell’odio (tale fu, spesso con esplicita rivendicazione, la violenza nera: e lo è ancora) è doppiamente orribile. Ma quella perpetrata nel nome del Bene è doppiamente ingiustificabile, perché ha finito per rendere insopportabile un fine nobile e magnifico (gli uomini sono tutti uguali). Lo sperpero di quel fine nobile è, a conti fatti, la colpa più imperdonabile del comunismo. I mezzi corrompono il fine, con buona pace di Machiavelli.
C’è un’ulteriore differenza. La dico perché conta molto, più di qualunque delibera politica. Un essere umano che si lascia affascinare da un’utopia egualitaria è, in molti casi, una persona generosa. Un essere umano che si lascia affascinare da un progetto di sterminio, in genere è una persona ripugnante.
vincenzo
26 Settembre 2019 at 11:19
Nel teatro Europeo hanno messo in scena “il male supremo”, la morale della pièce: “abbiate fiducia nel futuro e nel sistema economico – ideologico che vi ha liberato dal nazismo e comunismo.
La retorica del liberismo utilizza spesso la propaganda anticomunista, ma il vero nemico rimane il keynesismo, ovvero il sistema misto.
Dopo il 1989 non c’è più il Comunismo. Ma neanche il New Deal negli USA, ma neanche la socialdemocrazia in Europa. Nei paesi in via di sviluppo hanno bloccato, con guerre e prestiti, la possibilità di autogovernarsi.
Il neoliberismo è nato e si è diffuso per realizzare tutto questo e ora è dominante.
Come direbbe il filosofo socialista – sovranista: “hanno creato il piano orizzontale per far scivolare senza ostacoli i loro affari” alla faccia dei popoli, dell’ambiente e della pace.
vincenzo
27 Settembre 2019 at 09:12
Oggi i nostri studenti manifestano a favore dell’ambiente. Tutti benedicono queste manifestazioni. I genitori, i docenti, i presidi, i ministri.
Gli studenti per la prima volta vanno in piazza a manifestare contro gli adulti che “gli hanno rubato il futuro” con la benedizione del mondo degli adulti.
Non vi sembra che tutto questo sia grottesco?