di Biagio Vitiello
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Mi ha molto interessato questa notizia, pubblicata da vari giornali:
Molise, arriva il ‘Reddito di residenza’: 700 al mese se ti trasferisci lì e apri un’attività
Trasferirsi in un piccolo comune molisano e aprirci un’attività. È questa l’idea alla base del ‘Reddito di residenza attiva’, l’iniziativa ideata dal consigliere regionale Antonio Tedesco – e approvata dalla Regione – che offre 700 euro al mese a chi decide di andare a vivere in un comune sotto i 2000 abitanti. L’obiettivo è contrastare la desertificazioni dei piccoli centri e creare nuove opportunità di lavoro. Il bando verrà pubblicato il 16 settembre.
9 settembre 2019
Notizia riproposta anche da questo video su la Repubblica on line, a cura di Valentina Ruggiu:
Visto che Gennaro Di Fazio è un amministratore del Comune di Ponza, presidente della Comunità dell’Arcipelago Ponziano e già candidato nella lista di Zingaretti, perché non propone (come nella regione Molise) il reddito di “residenza attiva”, per chi risiede effettivamente a Ponza tutto l’anno e apre o vi svolge una attività per almeno 5 anni?
Il contributo erogato servirebbe ad alleviare le spese di una attività aperta 365 giorni l’anno.
Su questa iniziativa, si potrebbero palesemente attuare i controlli, non come sulle numerose residenze fittizie che persistono e aumentano di anno in anno, per avere agevolazioni ed evadere il fisco.
Mi rivolgo a Gennaro, perché si è già cimentato (con successo) nell’aumentare il contributo ai medici in zone disagiate come Ponza e Ventotene.
Inoltre se la Regione non fosse interessata all’idea, potrebbe essere il Comune di Ponza a trovare i fondi, tagliando tante spese inutili e superflue…
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Sandro Russo
13 Settembre 2019 at 06:05
Biagio fa bene a proporre, per qualunque via, soluzioni al problema dello spopolamento invernale dell’isola che per anni, su questo sito, è stato il chiodo fisso di Vincenzo Ambrosino; ma ragioniamoci un po’ su… Siamo sicuri che quel che serve a Ponza è aumentare il numero dei residenti invernali (ammesso che resistano alle dure condizioni dell’isola)?
Secondo me il punto non è il numero, ma il mantenimento della cultura esistente; per cui i “trasferimenti” dovrebbero essere minimi, e i cambiamenti saranno per forza di cose lentissimi… Abbiamo tutti sotto gli occhi, a Ponza, esempi di famiglie – nord-africane, rumene – che si sono ben integrate nel tessuto sociale dell’isola; ma quanto ci è voluto a loro per sentirsi “ponzesi”? Per dirne qualcuna… che i figli siano andati a scuola sull’isola, che abbiano imparato i dialetto…