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Lo scritto precedente (leggi qui) in cui ho proposto alcune pagine del libro ’i nonno Scartiello ha avuto diversi lettori. Alcuni mi hanno telefonato per sapere dove acquistarlo. Ho ribadito loro che non è in vendita perché è un opuscolo scritto a mano che zi’ ’Ntunino tiene riposto in casa.
L’attenzione, immeritata, che ha suscitato la pubblicazione di alcuni versi di una sequenza di motti che porta il titolo libera nos, mi sprona a proporvene altri. Eccoli:
’A chille ca chiagneno ’u muorto e fotteno ’u vivo – libera nos
’a chille ca pareno diune e teneno chiena ’a stiva – libera nos
’a chille ca in pubblico non toccano liquore
e in casa se fanno ’a passata madre padre frate e sore – libera nos
’a chille ca traseno ’i luongo e se metteno ’i chiatto – libera nos
’a chille ca parleno ’i tutto senza sape’ ’i che se tratta – libera nos
’a chille ca so’ matte maligne
tu ’i faie pe’ sceme e se piglieno case e vigne – libera nos
’a chille ca teneno facce e culo una cosa – libera nos
’a chille ca s’annasconne, ma è uallaruso – libera nos
Come vedete spaziano in quella che rappresenta la ‘coscienza sociale’ di una comunità. Tracciano un identikit succinto di chi utilizza la furbizia per trarne considerazione dai compaesani, di chi si avvale di una bassa moralità per acquistare un alto credito sociale.
La falsità, il doppio gioco, la vigliaccheria, tutte qualità ampiamente diffusi fra di noi. I versi ne tratteggiano il profilo affinché ci si guardi da loro. Ci si tenga a distanza. Ma zi’ ’Ntunino mi fa osservare che questa è la lezione più banale. Coltivando il disprezzo la comunità non si cementa, al contrario… si sfalda.
L’insegnamento positivo da trarre da questa massime è che è più salutare coltivare i valori che disprezzarne la mancanza.
Per costruire socievolezza è più utile coltivare la comprensione, la condivisione, la chiarezza dei rapporti.
’U uallaruso va osteggiato non soltanto disprezzando la sua invidia ma anche mostrando come la franchezza sia più appagante, come la accondiscendenza può essere più salutare dell’intransigenza.
Lo so, zi’ ’Ntunino ha una visione più benevola, ed per questo che mi vanto della sua amicizia. Nella nostra isola vedo e sento tanti contrasti; sembra che ci si caratterizzi più per l’essere avversari che per essere favorevoli. Il buonismo serve? Non per chi vuole dividere. Ma per chi vuole unire sì.
La smetto, non voglio passare per un predicatore fuori luogo. Ai lettori le considerazioni personali.
Una nota: dimentico sempre di chiarire ai lettori chi sia zi’ ’Ntunino. Lo do per assodato giacché lo cito spesso nei miei dialoghi. La qual cosa dimostra come io sia un giornalista di mezza tacca. Ebbene sì, lo ammetto: preferisco più la narrazione che l’informazione. Faccio ammenda e chiarisco che zi’ ’Ntunino è un caro amico di sopra i Conti, col quale condivido volentieri e spesso le analisi sulla situazione ponzese.